cultura

UJW #21. Il diario di Eio Taffi. Seconda giornata, domenica 29 dicembre 2013

lunedì 30 dicembre 2013
di Elio Taffi
UJW #21. Il diario di Eio Taffi.  Seconda giornata, domenica 29 dicembre 2013



Sabato... Domenica... Festività varie... Umbria Jazz Winter ha già stravolto il mio calendario personale! Comunque, da sempre il secondo giorno del Festival è per me una delle giornate più dense di appuntamenti.
La pioggerella che bagna Orvieto mantiene la tonalità cromatica opaca che avevo notato aleggiare sin dal giorno antecedente; un pizzico di grigiore sembra entrare in me, ma il dolce cappuccino di tarda mattinata mi conferma che sarà un'esperienza OK!

Il
Museo Emilio Greco è una location perfetta per UJW che mi rimembra taluni splendidi concerti degli anni scorsi. Il duo di scena a mezzogiorno formato dal sassofonista Steve Wilson e dal batterista Lewis Nash allungherà questa schiera di ricordi.




Lewis Nash è un percussionista con i fiocchi e il sassofono contralto è uno strumento dalle meravigliose potenzialità timbriche e . Ne esce un'esperienza acustica gradevole e coinvolgente; il pubblico, ancora qui numerosissimo, è soggiogato dal canto di Wilson e dal supporto ritmico di Nash, il quale seduce, come da copione, attraverso le proverbiali suggestioni sonore che sa estrarre con polsi e bacchette e che ne fanno un mito della batteria moderna. Un'ora di musica deliziosa, in cui mi sono particolarmente rasserenato; indimenticabile un tempo di calypso, leggero e sorridente con un valzer lesto di Chopin.

Vado a salutare un amico venuto da Viterbo che ha deciso di pranzare al Jazz Lunch del San Francesco; come i generosi lettori ricorderanno (forse credo proprio di no), il Ristorante Al San Francesco rappresenta l'appuntamento fisso - il mio - del 31 dicembre. Faccio uno strappo alla regola - la mia - per il piacere di rivedere Giulio e per la curiosità di ascoltare Walter "Wolfman" Washington, icona della galassia musicale di New Orleans da quattro decadi ma alla prima apparizione orvietana. Tutto si rivela gradevole al primo "assaggio": il ricco buffet con grande selezione di salumi e formaggi, la presenza rassicurante di Ernesto, i piccoli tavoli tondi e ordinati e... i frittini indimenticabili della casa, che mi erano gravemente mancati nelle due precedenti edizioni. Altro che crisi! In sottofondo, la musica di Wolfman, che raccoglie con la sua voce una infinità di sfumature e sound. Pochi minuti e subito saluti affettuosi e cordiali coi miei amici seguiti da una rapida fuga all'esterno per non rovinare la verginità dell'esperienza del mio intero Jazz Lunch previsto per il 31.

Appena in piazza Duomo sento della ottima musica giungere da pochi metri più avanti: anche il nobile Ristorante Al Maurizio si è organizzato con musica di qualità dal vivo, precettando gli applauditi Bartender affiancati dalle percussioni di Roberto Forlini; artisti locali di eccellente livello, in grado di tenere botta con i colleghi d'oltreoceano. Mi fermo una mezz'oretta che scorre via piacevolmente, fra riproposizioni garbate e illuminate di classici pop, jazz e swing. Bravi!

Velocemente mi reco alla Sala Expò di Palazzo del Popolo, che sta quasi per esplodere di spettatori in attesa della tromba inimitabile di Fabrizio Bosso e del suo Spiritual Trio, formato da Alberto Marsico all'Hammond B3 e da Alessandro Minetto alla batteria. Il progetto è interessante così come l'amalgama fra i tre strumenti, ma i brani sono molto densi di note e significato che, al momento dell'ascolto, fatico ad comprenderli. Splendidi sono i momenti in cui l'Hammond sapiente di Marsico si eleva sul gruppo, forte di una potenza sonora affatto trascurabile e di un timbro ammaliante; ovviamente, quando Bosso spinge sull'acceleratore non ce n'è per nessuno.

Ultima tappa, per questa intensa seconda giornata, alla Sala dei Quattrocento con il reverendo Dr. Bobby Jones, star incontrastata della musica gospel negli Stati Uniti d'America e nel mondo intero, ospite in innumerevoli edizioni perugine nonché orvietane di Umbria Jazz. Il suo nome è un marchio inconfondibile; quest'anno il reverendo presenta un quintetto familiare, The Singletons, cinque figli di un pastore della California, capaci di reinterpretare in chiave moderna ed atletica (da un punto di vista canoro) i canti spirituali che tanto fanno breccia nei cuori del vecchio mondo.

Spettacolo veramente sublime, i cinque artisti fanno a gara per imporre acuti e sopracuti, accompagnati da una band esperta ed ammiccante. La musica è trascinante ed il foltissimo pubblico (posti esauriti almeno mezz'ora prima dell'inizio del concerto) partecipa con trasporto ed entusiasmo. Mi piace osservare l'anziano (ma solamente per l'anagrafe) Bobby Jones che, seduto a lato del palcoscenico, partecipa con paterno affetto all'esibizione dei giovani pupilli. Le sue mani disegnano in aria gli archi impalpabili delle frasi musicali, gli occhi seguono attentamente i movimenti dei cantanti, le labbra sussurrano consigli ed apprezzamenti: Maestri si nasce e non si diventa, ed il reverendo lo nacque. Bobby Jones si accorge che lo osservo con ammirazione a non più di due metri di distanza, si volta verso di me e mi saluta con calore tendendomi la mano destra, che stringo con ammirazione e rispetto. Grande emozione!
Al termine di un brano a cappella meravigliosamente interpretato dai Singletons, iniziato nella intima tonalità di si bemolle maggiore e terminato nella più gloriosa e solenne di sol maggiore (dopo una infinità di rapidi melismi a più voci d'inimmaginabile difficoltà), sento di poter concludere una ennesima giornata da brividi.
A domani!