Tesori da Orvieto all'estero
La sala della ceramica attica nel Museum of Fine Arts di Boston (più di 3.000.000 di visitatori all'anno - tre milioni!), è uno spazio meraviglioso, con luci soffuse ma vetrine perfettamente illuminate, temperatura costante, didascalie forse un poco nascoste, ma leggibili. E proprio dalla lettura di quest'ultime appare chiaro come la collezione di questa importante istituzione si sia arricchita negli anni finali dell'800 e nei primi del ‘900, con numerosi reperti che provenivano dal nostro territorio. Vasi appartenenti ai più famosi pittori dell'Atene arcaica e classica che i nostri Etruschi di Velzna importavano a centinaia se non migliaia, portandoseli poi appresso nell'ultimo, lungo viaggio verso il regno dei morti.
La prima reazione è quella che nasce dal cuore, spontanea: perché questi vasi, che sono parte del nostro patrimonio culturale, sono custoditi così lontano da "casa"? La risposta è ovvia e scontata: sono stati acquistati sul mercato antiquario quando ciò era legalmente possibile; oggetti simili sono già stati restituiti da musei americani allo Stato italiano nel momento in cui la loro acquisizione è risultata quantomeno dubbia. La seconda reazione è stimolata proprio dalle didascalie che recitano " Onesimos, .... found near Orvieto", "The Andokides Painer and Lysippides Painter, ....found near Orvieto", "The Antiphon Painter, ... found near Orvieto", e così via per almeno una decina di vasi a figure nere e rosse in esposizione (il magazzino ne contiene molti di più); in uno dei musei più prestigiosi del mondo, la nostra città fa bella figura di sé e chissà quanti si saranno chiesti "but...... where is Orvieto?". E magari lo avranno cercato su Google, si saranno informati di quello che può offrire e, se in Italia, magari pianificato una visita.
Infatti la strategia vincente non è quella della chiusura ma quella della collaborazione. Si può ad esempio pianificare una mostra nella quale far confluire sia i pezzi all'estero che quelli di casa nostra - e magari farne uscire qualcuno dai magazzini nei quali necessariamente sono custoditi: il rapporto odio-amore che lega a noi i tanti - tanti, mai troppi, come ho sentito anche dire - tesori culturali che la storia ci ha generosamente lasciato. Studio, tutela e poi valorizzazione sono gli imperativi che possono fornire al nostro Paese, alla nostra Città, una possibile chiave di lettura per programmare uno sviluppo sostenibile, anche culturalmente.