cultura

Don Pio Basili. Storia di un parroco di campagna

lunedì 3 settembre 2012
di Roberto Gonnellini
Don Pio Basili. Storia di un parroco di campagna

Don Pio iniziò a frequentare il Monte Peglia quando ad Ospedaletto ancora si faceva la fiera, la prima domenica di settembre. Finito il seminario, il vescovo di allora non ci pensò molto ad assegnargli la parrocchia; sapendo che veniva dalla campagna, pensò bene di mandarlo ad Ospedaletto, su in cima alla montagna orvietana "il Monte Peglia", cosicché avrebbe avuto la certezza che il parroco scelto non avrebbe chiesto poi di trasferirsi in una parrocchia più comoda in un centro cittadino.

Iniziò così la lunga carriera di Don Pio Basili, figlio di Nazzareno e Silvia, classe 1922, che per cinquant'anni dal 1947 al 1997 ha curato l'anima degli abitanti della piccola comunità montana di Ospedaletto, una frazione del comune di San Venanzo in provincia di Terni.

Un uomo schietto che non usava mezzi termini neanche quando dal pulpito predicava la Santa Messa. Un uomo che conosceva bene i suoi parrocchiani e che sapeva tutto di tutti.

Durante l'omelia metteva a dura prova i ragazzi "dell'epoca" che si offrivano volontariamente di servire la messa: sull'altare, di fronte alla pubblica platea, gli faceva domande a bruciapelo sui vari Santi e passi del Vangelo. Lo faceva per vedere se avevano studiato il catechismo che lui gli stava insegnando per poi portarli alla prima comunione.

Era una gioia quando arrivava la Pasqua e portava i ragazzi insieme a lui a benedire le case con una vecchia Fiat Topolino giardiniera. Fu sorprendente quando li portò a benedire un vecchio mulino ad acqua con ancora le pale in legno alimentato dai tre fossi vicino al Palazzo Bovarino di cui si ignorava l'esistenza.

Quando Don Pio arrivò ad Ospedaletto esisteva come luogo di culto al centro del paese la piccola chiesa medievale dedicata a Santa Caterina D'Alessandria. Essendo poco capiente per ospitare tutta la popolazione, negli anni sessanta decise di costruirne un'altra più grande con annessa la casa parrocchiale nel punto più alto del paese dedicata a San Lorenzo Martire, patrono del vicino borgo Palazzo Bovarino, che nel tempo è rimasto disabitato, essendo fuori dalla via di comunicazione principale della strada ora regionale 317 che collega Orvieto a Perugia. Ideò e portò a termine i lavori della Chiesa di San Lorenzo con grande tenacia, aiutando manualmete i muratori a portare avanti i lavori.

Generoso con tutti, era sempre disponibile a tutte le ore, oltre a dare consigli cristiani, consigliava anche a livello burocratico su come espletare pratiche di qualsiasi natura, era un parroco affidabile.

Gli piaceva la natura: intorno alla chiesa da lui costruita ha piantato con le sue mani un intera pineta!
Sportivo, ed amante dei cani nel tempo libero andava spesso a caccia con la sua doppietta "calibro dodici".

La domenica mattina faceva il giro delle frazioni limitrofe ad Ospedaletto per dire la Santa Messa con la mitica Renault 4 e ad Ospedaletto arrivava sempre in ritardo.

 

I parrocchiani aspettandolo pazientemente commentavano in chiesa sottovoce ... cosa avrà cacciato ‘l prete stamattina?