cultura

Istituto Agrario di Bagnoregio, indispensabile maggiore impegno da parte di Regione e Provincia

lunedì 23 gennaio 2012
di Santina Muzi
Istituto Agrario di Bagnoregio, indispensabile maggiore impegno da parte di Regione e Provincia

Dove sta andando l'agricoltura? Considerato che la terra è quella che ci dà da mangiare, ho voluto farmene un'idea visitando l'Istituto Tecnico Agrario "F.lli Agosti" di Bagnoregio che prepara i futuri periti agrari, ossia prevalentemente coloro che in futuro dovranno dirigere le aziende agrarie.

L'Istituto Agrario del paese laziale è un'istituzione nel comprensorio orvietano. Nato negli anni 'Trenta come "Regia Scuola Tecnica Agraria di Bagnoregio", ha attraversato i decenni con alterne vicende, ha superato le varie riforme ed è giunto gloriosamente ai giorni nostri.

Fin dagli inizi ha portato sui banchi di palazzo Agosti molti ragazzi divenuti affermati periti tanto che l'Istituto nell'anno in corso sta cercando di riunirli in un'associazione per conoscerne il percorso lavorativo e mettere a confronto le nuove e le vecchie generazioni.
"Siamo arrivati a riunire circa duemila diplomati." commenta il professore Luciano Trucca, vicario dell'Istituto Omnicomprensivo F.lli Agosti.

Da due anni infatti l'Istituto agrario è un Istituto omnicomprensivo in verticale che va dalla Scuola dell'infanzia e dalla Scuola primaria, alla Scuola media e all'Istituto Tecnico Agrario. Sono anche altre le novità introdotte in questi ultimi 2 anni:
"L'Istituto Agrario, come tutti gli Istituti tecnici è stato riformato e sono stati introdotti nuovi indirizzi di studio.- dice il prof. Trucca. - A questo di Bagnoregio ne sono stati assegnati due: uno riguarda la gestione dell'ambiente e del territorio, l'altro riguarda in maniera specifica la viticultura e l'enologia."

Non è prevista anche la conduzione di un'azienda agraria?
"La conduzione di un'azienda agraria è comunque facente parte di tutte e tre le articolazioni che possono essere attribuite. Delle tre una riguarda la gestione dell'ambiente e del territorio, l'altra la viticultura e l'enologia, la terza riguarda le produzioni agro-industriali. Ma in tutte e tre le articolazioni la conduzione di un'azienda agraria è comunque prevista, entra nel bagaglio culturale generico del perito agrario. Poi, all'interno di questo bagaglio culturale, ci sono le specializzazioni. Ossia: la gestione dell'ambiente e del territorio è volta prevalentemente allo studio non solo degli aspetti agricoli ma anche a quelli paesaggistici, a quelli ambientali, a quelli della salvaguardia delle biodiversità, a quelli dello sviluppo ecocompatibile. Quindi lo studente che esce con queste articolazioni è un tecnico che può rivolgersi sia al proseguimento degli studi in qualsiasi facoltà scientifica e non solo, che può trovare occupazione come libero professionista, come professionista del settore nella pubblica amministrazione, nel Corpo forestale, in Provincia, Regione, Asl, competente sugli aspetti ambientali. L'altra articolazione è più specifica e riguarda il settore vitivinicolo. Questa è un'ulteriore specializzazione, oltre quella del perito agrario. Come è stato spiegato nel convegno tenuto ieri dalle maggiori organizzazioni professionali del settore agricolo, la nuova riforma della politica agricola a tutela del paesaggio agrario sta assumendo sempre maggiore importanza."

Per quanto riguarda l'Istituto agrario la riforma ha introdotto altre novità?
"Le riforme prevedono anche una buona fetta di attività laboratoriali. Noi già siamo ben strutturati dal punto di vista dei laboratori, però per farli funzionare al meglio abbiamo necessità di incrementarli. Come in tutte le scuole, soprattutto negli Istituti tecnici, e in particolar modo nell'Istituto Agrario che ha 13 laboratori, è necessario che questi vengano potenziati e rinnovati. C'è qualche laboratorio, tipo quello di biotecnologie, che ha delle attrezzature che andrebbero rinnovate, in particolare la cella climatica che ha 30 anni. Nell'indirizzo di viticultura ed enologia riconosciuto dal Ministero la Provincia ha già provveduto ai locali ma ci manca tutta l'attrezzatura all'interno. Manca il torchio, la pressa, la pigia-diraspatrice... Quindi l'indirizzo è sicuramente un qualcosa che può giovare all'Istituto Agrario. Certo che, se vogliamo conseguire la preparazione degli studenti, a questo deve seguire per forza maggiore impegno, anche finanziario, per attrezzare i laboratori, per far sì che i laboratori funzionino effettivamente. Ѐ un grosso sforzo per noi che li utilizziamo quotidianamente perché spesso sono gli stessi insegnanti che intervengono di persona e per far funzionare i laboratori si portano le attrezzature necessarie da casa. Ci dovrebbe essere maggiore interesse, maggiore considerazione nei confronti dell'Istituto Agrario, considerato che quello di Bagnoregio è l'unico Istituto della Provincia di Viterbo con tale indirizzo. Non ce ne sono altri."

Chi dovrebbe intervenire?
"In questo caso dovrebbe intervenire la Provincia che del resto, dal punto di vista strutturale, è intervenuta e sta facendo dei lavori. Certo, anche la stessa Regione dovrebbe intervenire per potenziare e far fronte a quelle che sono le attrezzature interne all'Istituto. Come ripeto stiamo aggiornando i laboratori, anche se il periodo non è dei migliori, uno sforzo andrebbe fatto."

Qual è la situazione dell'Istituto, c'è molto afflusso, è frequentato da molti studenti?
"Il problema grosso è rappresentato dal collegamento con i mezzi pubblici. Questo di Bagnoregio è un Istituto decentrato, che pesca i propri alunni su tre regioni: Lazio, Umbria e bassa Toscana. Abbiamo avanzato la proposta di un convitto, com'era una volta, quando venivano accolti dai 40 ai 50 studenti. Noi, in collaborazione con la Fondazione Agosti, avevamo individuato le strutture da poter mettere a disposizione. Questo è prevalentemente di competenza regionale e ministeriale."

Il convitto, oltre ad essere una bella risorsa per Bagnoregio, andrebbe anche a vantaggio dell'Istituto e degli studenti, in particolare se si considera che diversi di loro raggiungono la scuola da paesi piuttosto lontani e non sempre ben collegati. Il fatto che nel primo anno le classi sono suddivise su tre sezioni e si riducono a due nel secondo-terzo anno, dimostra che qualche problema c'è e sicuramente non dipende solamente dalla difficoltà delle materie di studio. Forse il problema dei collegamenti è anche il motivo dell'abbandono scolastico.
"Secondo me le due cose non sono molto disgiunte - conferma il professore - perché chi si deve alzare la mattina alle 5 per venire a scuola e ritorna a casa alle 5 del pomeriggio, fa come un atto di fede. Nonostante questo, i casi di abbandono sono veramente pochi."