cultura

Quel prezioso singolare Maurizio. E' a Orvieto il più antico automa funzionante: restituito all'attenzione di abitanti e turisti

domenica 30 ottobre 2011
di Laura Ricci
Quel prezioso singolare Maurizio. E' a Orvieto il più antico automa funzionante: restituito all'attenzione di abitanti e turisti

Un nuovo punto informativo sul circuito museale dell'Opera del Duomo, il MODO, sugli eventi, le conferenze e le attività che spesso si svolgono al suo interno e sui tesori della magnifica cattedrale di Orvieto; e, al tempo stesso, la restituzione a abitanti e turisti di un luogo simbolo di grande significato per la città. Sul filo di queste due direttrici il presidente dell'Opera del Duomo di Orvieto, Francesco Venturi, ha presentato sabato 29 ottobre in conferenza stampa l'apertura al pubblico dell'interessante spazio della Torre di Maurizio.

Solo in circostanze particolari (ad esempio giornate FAI, o Settimana della Cultura e quant'altro) sarà possibile salire fino alla sommità della Torre e all'antico meccanismo che ogni quarto d'ora batte e scandisce il tempo - e questo a causa della scala ripida e angusta e per l'impossibilità di metterla più che tanto in sicurezza - ma il meccanismo è ben visibile su uno schermo, con tutti i suoi marchingegni, nell'atrio della Torre grazie a una webcam. Un altro monitor, sempre all'ingresso, trasmette invece un video informativo sul MODO - lo stesso che si può vedere e ascoltare dall'home page del sito internet del Museo, per l'occasione sottotitolato in inglese - un circuito di grande pregio che certamente merita, in linea generale, maggiore attenzione da parte di chi visita Orvieto e non si spinge, a volte, oltre il Duomo e la Cappella di San Brizio.

L'intenzione, ha ribadito il presidente dell'OPSM Venturi, non è certo quella di duplicare l'informazione sulla città, ma di lavorare in sinergia per ottimizzare, su un altro versante, quanto già passa attraverso gli uffici del servizio turistico; e la necessità della collaborazione sinergica e di una comunicazione il più possibile completa sono state ribadite dal sindaco di Orvieto, Toni Concina, e dall'amministratore apostolico Monsignor Giovanni Marra che, presenti alla conferenza stampa e all'inaugurazione, si sono complimentati per l'apertura di uno spazio che centra l'attenzione sulla conoscenza di un luogo simbolo di Orvieto così importante e significativo.
La torre cosiddetta di Maurizio, infatti, fu destinata nei fervidi tempi del cantiere del Duomo ad accogliere un ariologium de muricio (muricio, cioè muro e, per estensione, edificio in costruzione), ossia l'orologio posto a servizio del cantiere. Il complesso meccanismo includeva e include anche l'automa in bronzo che fu collocato sulla sommità della torre, al quale nel tempo è stato attribuito il nome di "Maurizio", probabilmente alterando in chiave popolare la parola latina muricium.

L'orologio fu fatto costruire dall'Opera del Duomo tra il 1347 e il 1348 per una finalità duplice. Da un lato l'utilità, per scandire in modo regolare e produttivo i turni di lavoro degli operai impegnati nella costruzione della cattedrale, dall'altro l'ornamento e la meraviglia per un'opera semovente di straordinario effetto.
Significativo che alla ricerca di tale straordinarietà si provvedesse, con grande attivismo e spirito di rivalsa, proprio negli anni della peste nera che stava sconvolgendo l'Europa, quasi a voler sottolineare che l'umano bisogno di costruzione e di infinito comunque non si piega e continua. La statua del jaquemart venne infatti fusa in bronzo nel 1348, probabilmente dallo stesso autore di un raffinato San Michele Arcangelo conservato al MODO (attualmente in restauro).

L'odierno, grande valore del marchingegno orario del Maurizio consiste nel fatto che si tratta del più antico automa segnatempo ancora esistente e funzionante. Collegato al cronometro sottostante, allo scoccare di ogni ora percuote con il martello di ferro la campana che ha di fronte. Due iscrizioni - una lungo la cintura indossata dall'automa, l'altra sulla corona della campana - completano la singolarità dell'insieme inscenando un divertente scambio di battute. Se il battitore, l'ormai mitico Maurizio, magnifica il suo ruolo con un "Da te a me, campana, furo i pati: tu per gridar et io per far i fati", la campana ristabilisce in risposta, con pacata ironia, l'inscindibile reciprocità: "Se vuoi ch'attenga i pati, dammi piano. Se no io cassirò e darà invano".