cultura

Tra tanta durezza un po' di bellezza. Un'intervista di Antonello Romano a Laura Ricci sul viaggio di "Dodecapoli"

mercoledì 26 ottobre 2011
Tra tanta durezza un po' di bellezza. Un'intervista di Antonello Romano a Laura Ricci sul viaggio di "Dodecapoli"

Nel ringraziare Camilla Ballarin e Antonello Romano di "AltaDefinizione" per la realizzazione di questa video intervista, e l'amico collega Dante Freddi per l'ospitalità su Orvietosì.TV, riproponiamo anche su Orvietonews.it l'intervista a Laura Ricci sul suo ultimo lavoro Dodecapoli, 12 racconti tra interiorità femminile, storia quotidiana del Novecento e le bellezze architettoniche di alcune delle più note e amate piazze d'Italia. Il libro è corredato da alcune immagini di foto artistiche realizzate da Ambra Laurenzi.
Sotto il video, il messaggio sulla scrittura affidato al personaggio di Margherita, protagonista dell'ultimo racconto di Dodecapoli, di cui nell'intervista tra l'altro si parla.



"Scrivere era una strenua, ostinata Resistenza: le veniva da pensarlo proprio così, quel suo atto creativo, con una bella erre maiuscola. Resistere al sonno, innanzi tutto: quando stanca dei ritmi sostenuti del lavoro, dei tempi concitati, delle relazioni umane non sempre semplici della giornata, a tarda sera innalzava una barriera alle occupazioni che continuavano a incalzare pressanti e indiscrete; quando, nel cuore della notte se non era proprio stremata, lasciava finalmente liberi i fili di quelle invadenti trame. Resistere alla volgarità, perseguire quelle sue tessiture di piccola, minuta bellezza: scovarla mostrarla, la bellezza, nell'alveo insospettato improvviso del quotidiano. Resistere alla banalità: cercare, cogliere momenti originali, preziosi; incastonare la pura gemma
della parola in un granello di senso. Resistere all'odio, alla prevaricazione, alla violenza: nient'altro che con la parola gentile, con la dura pietra della parola logica. Resistere al grigiore, alla tristezza: spargendo il polline raro, dorato dello sguardo che riesce a fermarsi e a vedere. Resistere al consumo e al superficiale eccesso, alla trappola della persuasione e della retorica: resistere con il silenzio vuoto dei santi, con la cura che spoglia e scarnifica il superfluo...
E ora, il suo libro era nato... Ce l'aveva fatta. La sua gioia, mentre scendeva verso l'azzurro intenso del mare, saltellava, si dilatava, montava leggera. E chissà quanto sarebbe aumentata, pensò Margherita, quando guadagnando la Promenade du Souvenir sarebbe risalita verso il cimitero del Vecchio Castello, quando con un solo sguardo avrebbe abbracciato non una veduta oggettiva, ma lo stupore che il suo cuore non cessava di provare.
Ce l'aveva fatta. Ancora una volta aveva sconfitto l'ansia del tempo quotidiano, l'agguato della banalità, della volgarità, della fretta, la sete senza misura del consumo spasmodico che non riesce più a soddisfarsi di nulla. Il suo libro era nato, praticamente era pronto. Si fermò un attimo sulla balaustra della seconda rampa, arretrò per osservare il mare senza il disturbo della strada, senza lo sgarbo delle automobili ferme lungo il molo. Sì, era nato: a Mentone come a Londra, come a Parigi, come a Bloomsbury, come a Balbec. Tutto era stato detto e tutto poteva essere ancora raccontato."

Laura Ricci, da "Margherita e l'Arcangelo guerriero", Dodecapoli, LietoColle edizioni

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