cultura

Palazzo Monaldeschi della Cervara. Terzo appello del Professor Donato Catamo alle Istituzioni

lunedì 24 ottobre 2011
Palazzo Monaldeschi della Cervara. Terzo appello del Professor Donato Catamo alle Istituzioni

Dopo un primo ed un secondo appello che forse sono stati archiviati tra le molte altre carte, il professor Donato Catamo torna a sollevare la questione della sede del Liceo Artistico di Orvieto, e lo fa, di nuovo con una lettera aperta indirizzata alle massime cariche cittadini, alle istituzioni, alla Curia:

"Sono amareggiato, - scrive Catamo, - per il silenzio totale ed "assordante", ovviamente, più che nei miei confronti, verso una città e verso una comunità scolastica che va oltre il territorio cittadino ed i centri minori del comprensorio orvietano.

Non credo che gli studenti del Liceo artistico Statale di Orvieto meritino trattamenti di serie B rispetto alle altre Scuole Secondarie Superiori locali. E' chiaro che l'oggetto su cui si tace si chiami Palazzo Monaldeschi della Cervara, sede storica del Liceo summenzionato.

Ciò che mi domando è se forse non ci sia stata leggerezza nell'affrontare la questione della messa a norma di sicurezza e di un eventuale (molto) consolidamento dell'edificio. Visti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che si sono succeduti in 40 (quaranta) anni in cui tale struttura ha ospitato la Scuola in questione, sarebbe stato opportuno, forse doveroso e rispettoso nei confronti degli uomini impegnati in tale direzione, questo è stato il mio suggerimento fin dagli inizi della "storia", interpellare Soprintendenza ai Beni Storici dell'Umbria, progettisti, tecnici ed imprenditori che hanno eseguito i lavori, al fine di capirne di più sullo stato di salute del Palazzo.

Inoltre non so se, da parte di chi dovere, siano stati visitati e controllati i sotterranei del Monaldeschi della Cervara, le cui fondamenta realizzate in mattoni ad arco a tutto sesto, confortato dall'autorevole parere di un noto tecnico orvietano, ritengo che possano essere considerate un esempio di sicurezza e di staticità per gli edifici della contemporaneità, fermi restando materiali diversi e tecnologie più avanzate.

Di ciò è stato informato da me personalmente il tecnico incaricato dal Seminario, il quale, forse, da quanto mi è consentito di capire, non ha trovato l'attenzione necessaria da parte della proprietà. E la Commissione del Provveditorato alle opere pubbliche e l'Ufficio di vigilanza sulle costruzioni della provincia, non avrebbero dovuto esaminare la situazione, partendo dalla realizzazione di una parte del piano superiore risalente ad oltre un secolo fa e passare attraverso tutti gli interventi successivi prima di dichiarare "portatore di pericoli" a persone e cose il palazzo Marsciano / Monaldeschi della Cervara? E le vie circostanti l'edificio perché sono aperte al traffico pedonale e a quello veicolare?

Ora io mi chiedo e chiedo agli Enti interessati, Comune, Provincia, Seminario Vescovile, Cassa di Risparmio di Orvieto, ai tecnici ed alle imprese coinvolte nel tempo, perché siano stati spesi tutti quei danari (tre miliardi di lire circa in manutenzione straordinaria, più quelli per gli interventi ordinari) se l'edificio in questione viene ancora considerato pericolante?

Molto probabilmente, - continua il professor Catamo, - l'amministrazione del Seminario Vescovile, credo, abbia la memoria corta, pertanto il Comune di Orvieto e la Provincia di Terni, ognuno secondo le proprie competenze e responsabilità, dovrebbero rammentare all'amministrazione ecclesiastica locale che, se il Cervara è in piedi e bene, a mio avviso, lo si deve proprio agli interventi summenzionati eseguiti a partire dal 1970 ad oggi. Io personalmente potrei raccontare per filo e per segno non soltanto la successione di tutti i lavori effettuati, compresi quelli della proprietà, ma anche la qualità e l'importanza degli stessi.

Ritengo però inutile tergiversare ulteriormente su una situazione incancrenita che non si sblocca e non riesce a venir fuori dalle pastoie burocratico/formali ed anche pratiche, pertanto invito tutti gli Enti interessati a dimostrare serietà e responsabilità ed affrontare la questione con urgenza e celerità, perché tali sono anche le esigenze dei "fruitori" sia di tipo didattico/pedagogico che psicologico, per le quali, è noto, gli spazi idonei sono molto importanti. Tradire le aspettative dei giovani potrebbe significare la fomentazione di prese di posizione anche forti. L'imperativo è: non esagerare.

Al fine di evitare quanto sopra, INVITO Sua Eccellenza Mons. Giovanni Marra, Vescovo di Orvieto-Todi, Amministratore Apostolico a richiamare l'attenzione del comune di Orvieto e soprattutto della provincia di Terni e raggiungere, in tempi rapidi, un accordo che porti, il prima possibile, alla soluzione dell'antico problema della sede del Liceo Artistico Statale locale.

INVITO, infine, tutte le componenti scolastiche (Consiglio di Istituto, dirigente, docenti e non, studenti e genitori), nonché cittadini anche non direttamente interessati, ma che hanno a cuore il futuro di questa città, con particolare riferimento al centro storico, a costituire un comitato che funzioni quale "organo di controllo" e da stimolo sul processo delle operazioni dei vari passaggi della manutenzione di uno dei palazzi più belli e, storicamente più interessanti, del Rinascimento Orvietano.
E' anche questione di buona volontà e di sensibilità.
I docenti diano un segnale di vitalità e di intraprendenza."