cultura

Riportati alla luce sull'Alfina i resti di un tempio etrusco del IV sec. a.C.

venerdì 24 giugno 2011
di D.ssa Roberta Galli - Consigliera Istituto Storico Artistico Orvietano

I Romani erano riconosciuti fra tutti i più pii, ma Tito Livio ci dice di quello Etrusco come di "un popolo che fra tutti gli altri si dedicò particolarmente alle pratiche religiose in quanto si distingueva nel saperle coltivare".

Così ha esordito il Prof. Adriano Maggiani (Cattedra di Etruscologia e Archeologia Italica presso l'Università Ca' Foscari di Venezia) a chiusura del convegno tenutosi ieri a San Lorenzo Nuovo: "S. Lorenzo: porta della Tuscia tra l'Alfina e il Lago".

Il Prof. Baggiani, che conduce la campagna di scavo su Monte Landro con i propri studenti coadiuvati anche da archeologi orvietani e locali (alcuni dei quali, al termine di questa proseguiranno l'attività sui siti archeologici di Coriglia-Monterubiaglio e Campo della Fiera-Orvieto), ne ha illustrato i risultati mostrando i reperti che testimoniano la frequentazione del sito almeno dal IV sec. a.C. e la corrispondenza degli elementi templari rinvenuti con quelli tipici orvietani di Velzna. Alcuni di questi confermano quanto già in precedenza pubblicato dal Prof. Pietro Tamburini, anch'egli relatore del convegno, in merito alle prime ricognizioni effettuate anni addietro nella zona sulla traccia delle intuizioni di Adolfo Cozza - insigne archeologo orvietano di fine ‘800, promotore della Carta Archeologica d'Italia -.

L'area va ad inserirsi in un vasto contesto archeologico che riguarda tutto il complesso della regione volsiniese, in una regione già ricca per emergenze archeologiche e storiche come quella fra Grotte di Castro e S. Lorenzo, illustrata nel convegno dal Prof. Enrico Pellegrini, della Soprintendenza per i Beni Archeologici.
Lo scoop del ritrovamento templare sull'Alfina, annunciato dal Prof. Maggiani, un tempio in cui sono stati trovati segni cultuali ascrivibili ad Hercle (satiri indossanti testa leonina, la clava; ma che probabilmente non ne è il titolare), ha amplificato - e potrebbe confermare - le stesse origini, fino ad oggi sconosciute, di San Lorenzo, che Silvio Manglaviti, relatore d'apertura del convegno, ha ipotizzato, da un punto di vista toponomastico, essere in connessione con la sovrapposizione dei culti di Ercole e Lorenzo martire (peraltro assai frequenti nel Viterbese e nell'Orvietano), nel passaggio dal paganesimo alla cristianizzazione della regione Tuscia. Appunto, la Tuscia, ha inoltre sottolineato Manglaviti, è il legame antichissimo e lunghissimo nel tempo, del Sanlorenziano con Orvieto.

Parte di un territorio oggi purtroppo inopinatamente separato con enormi danni anche culturali; si pensi solo a due Soprintendenze, Umbria e Lazio, che devono gestire quello che è in realtà un unico corpo storico e geografico, la Tuscia (evidenziava Tamburini) ... quando Orvieto in epoca medievale era capitale della Tuscia Longobardica (ricordava Manglaviti citando Waley).

Grande soddisfazione del sindaco di S. Lorenzo Nuovo Prof.ssa Anna Maria Zannoni e dell'organizzatrice del convegno, Prof.ssa Anna Maria Fausto, per la sala consiliare piena zeppa di pubblico ed anche per la presenza di autorevoli personalità del mondo accademico quali il Prof. Claudio Margottini e il Prof. Roberto Minervini e lo studioso Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio, ma soprattutto perché quanto emerso ieri supera le vecchie idee su una S. Lorenzo giovane e senza storia antica.