cultura

Festival di arte e fede. Rorwacher tenera encantadora: "Corpo Celeste" fa il pieno e cattura il pubblico

domenica 19 giugno 2011
Festival di arte e fede. Rorwacher tenera encantadora: "Corpo Celeste"  fa il pieno e cattura il pubblico

Ha riscosso un notevole successo di pubblico la proiezione del film "Corpo Celeste". L'evento, inserito come appuntamento di punta nella VI edizione del Festival di Arte e Fede, ha portato a Orvieto la regista Alice Rohrwacher e il Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e Direttore della Rivista del Cinematografo, Dario Viganò. A moderare l'intervista il conduttore televisivo Pino Strabioli. E, dato il successo del film, presentato alla Quinzaine del Festival di Cannes 2011 e menzionato in modo entusiasta dai più importanti quotidiani italiani, data inoltre l'appartenenza della Rorwacher al nostro territorio - vissuta a Castel Giorgio ha frequentato il liceo classico a Orvieto - il pubblico ha risposto in modo estremamente caldo e convinto alla azzeccata proposta del Festival.

Una sala gremita fino all'inverosimile, infatti, per questo appuntamento previsto al Cinema Corso di Orvieto; un'occasione da non perdere sia per vedere il film a firma di Alice Rohrwacher, sia per conoscere più da vicino questa giovane artista che, a ventinove anni appena, è riuscita a affermarsi brillantemente nel panorama del cinema italiano.

"Sintonizzarsi con Dio", questo è quello a cui va incontro la tredicenne Marta, la protagonista della pellicola, una volta rientrata a Reggio Calabria dopo dieci anni passati in Svizzera. Accolta nella comunità di Don Mario per il corso di preparazione alla cresima, scoprirà che per trovare la sua strada non occorre prendere la via al di là del mondo, ma la via attraverso il mondo. Questa è in sintesi la storia di Corpo Celeste, che per circa un'ora e mezza di proiezione ha catturato l'attenzione del pubblico, tenendolo letteralmente avvinto alle atmosfere della storia e col fiato in sospeso.

Al film ha fatto seguito un interessante e apprezzato dibattito condotto da Pino Strabioli, che con le sue domande ha sollecitato le interessanti considerazioni della regista Alice Rohrwacher e del Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e Direttore della Rivista del Cinematografo Dario Viganò.

"Non avevo intenzione di partire dalla trama, - ha affermato la Rohrwacher spiegando come sia nato il suo film - piuttosto abbiamo cercato di capire le questioni di cui si doveva parlare". Politica, religione e famiglia, sono questi i temi di Corpo Celeste: "E' un momento di migrazione forte: gente che venti anni fa è andata in Svizzera e che ora con la crisi ha avuto la necessità di ritornare. Questo film non è un attacco, è una constatazione e una presa di posizione, serve a porsi delle domande. Mi sono chiesta cosa succede nel vivere all'interno di una comunità religiosa. Per girare il film ho abitato a Reggio Calabria, l'ho scelta perché è un luogo che conoscevo bene. Ho fatto tanta ricerca sul territorio e frequentato una parrocchia da laica. Corpo Celeste contiene anche una certa tenerezza che vorrei regalare alla Chiesa: pur in condizioni disperate, c'è sempre il cuore pulsante di una comunità". In una sequenza del film particolarmente intensa, infatti, la parrocchia si ritrova senza crocifisso proprio durante una celebrazione: "Proprio in quell'immagine - ribadisce la Rohrwacher - c'è una tenerezza che vorrei regalare alla Chiesa: tutto è disperato, il crocifisso è giù, tuttavia c'è una comunità".

Interrogato sul significato del film Dario Viganò ne ha parlato come di un "prodotto caratterizzato da una grande cifra autoriale". "E' un film che chiede al suo pubblico di essere squarciato - ha detto - un film dove c'è grande passione e gli spazi sono protagonisti".
Una pausa doverosa, poi, è stata fatta sul concetto di "Arte e Fede", i due ingredienti che connaturano, da sempre, il Festival. Sollecitato sull'argomento, Viganò ha affermato: "Questo rapporto, oggi come oggi, è molto problematico, esprimere un luogo della chiesa è complesso. Si tratta di una cultura che continua a evitare il proprio passato".

A chiusura del confronto-dibattito ha preso la parola il direttore artistico del Festival, Alessandro Lardani, che con tenacia e forte devozione è riuscito anche quest'anno, nonostante moltissime difficoltà, a riproporre la rassegna. Dopo aver ringraziato gli sponsor del Festival e la regista di Corpo Celeste, grazie alla cui opera "non possiamo non avere ancora più voglia, fame e sete di infinito" - ha detto riprendendo il tema della manifestazione - Lardani si è soffermato sulla grande profondità del Festival nel suo connubio tra arte e fede.
"Abbiamo bisogno di recuperare l'inquietudine provocata dall'arte, che spinge l'uomo a interrogarsi sulla vita - ha ancora sottolineato riprendendo una definizione di Gianfranco Ravasi (presidente del Pontificio consiglio per la Cultura) -. La grande bellezza di fede e arte è la capacità di aprire feritoie, invitandoci a scoprire il mistero, l'eterno, l'assoluto, il divino".
" Proprio per questo - ha concluso Lardani - come emblema di questa edizione abbiamo scelto un particolare di una delle porte del Duomo realizzate da Emilio Greco, che raffigura come gli angeli diano nutrimento agli affamati e agli assetati. Da qui nasce infatti anche il tema del Festival: fame e sete d'infinito".