cultura

"Cucinare con il fuoco". Ogni domenica le pillole di bellezza di Terry Olivi

domenica 23 gennaio 2011
di Terry Olivi
"Cucinare con il fuoco". Ogni domenica le pillole di bellezza di Terry Olivi

Circondati e sommersi da cucine "high-tech", completamente elettroniche, in cui portare i cibi ad altissime o a
bassissime temperature, scegliere di cucinare con il fuoco è un atto in cui deliberatamente si desidera tornare alle radici, alla vita primordiale quando la specie umana lottava con forza per la propria sopravvivenza, dominati da una natura ancora selvaggia e non domata.
Il fuoco, questo elemento così vitale, decisivo per l'uomo, quasi il marchio della vita dei nostri antenati, è anche
per noi il richiamo di una vita primitiva, incontaminata, sepolta in qualche cellula sperduta del nostro corpo, ma non del tutto dimenticata.
Assistere all'accensione della prima fiamma, quando scoppia la scintilla in un bagliore fulmineo, prendendo corpo
in lingue irregolari, è come un tornare indietro di millenni: è lo stupore di un miracolo che sempre si rinnova. Si accende una scintilla di gioia anche dentro di noi. I nostri pensieri si mescolano alla fiamma, mentre la fiamma interna ci scalda il cuore.

La vivacità delle fiamme, che si alzano guizzanti, sottili, assumendo ora una forma ora un'altra, mai uguale a se stessa, il colore oro giallo, ora rosso vivo, il crepitio catturano ipnoticamente il nostro essere che si fissa incantato a guardare lo scintillio scoppiettante e le stelline ricadenti ai bordi. Forza e gioia allo stato nascente.
Per questo forse di tanto in tanto si sente il bisogno di accendere un fuoco e cucinare qualcosa all'aperto, soprattutto d'estate, nelle serene serate estive, in un prato di montagna o sulla spiaggia, non lontano dalla battigia, quando le stelle nella seta della volta celeste ci sussurrano parole accorate di nostalgia.

Nel silenzio e nel buio circostante si innalza improvvisa la fiamma di cui avvertiamo il tepore sulle gambe, istintivamente portiamo anche le mani e le braccia avanti per sentirne la tiepida carezza, mentre il chiacchiericcio delle fiamme e della legna diventa sempre più deciso e vivace. Un tepore anche interno ci invade, sale dai piedi per tutto il corpo fino a ricoprirci totalmente. Ci si dispone in cerchio, accovacciati per terra: per essere in sintonia occorre disporsi allo stesso livello.
La luce calda del fuoco illumina delicatamente i visi, esaltandone le curve e le ombre. Gli occhi rimandano, quasi
a specchio, lo scintillio delle fiamme. Ad un lungo legno vengono infilzati pezzi di carne, di salsicce, di grasso che
vengono fatti roteare da una parte e dall'altra.
E mentre si aspetta la lenta cottura, è una magia parlarsi, raccontarsi storie. E' come se il fuoco scaldasse anche le parole.
La conversazione ritrova una dimensione più genuina, naturale. Anche le nostre maschere sembrano un po' bruciate dal fuoco. Allora ci si apre al canto, la musica fa vibrare le corde emotive, unendo tutti in un fascio di suoni armonici. Le onde che vanno a morire sulla battigia accompagnano i canti, le stelle luminose sembrano vegliare materne su di noi.

Ma anche il fuoco all'interno di una casa è altrettanto suggestivo: stare davanti al camino acceso, parlare seduti ai bordi, cucinare qualcosa nel camino fa diventare la casa ancora più familiare, più intima. Ci ricorda la nostra infanzia in campagna, quando la nonna, vestita di nero e con la testa coperta da un fazzoletto di cotone, annodato sulla nuca, girava, a ginocchio sui bordi, con un cucchiaio di legno la polenta sul caldaio con gesti lenti e composti. Il camino era il centro della casa: lì ci si riscaldava quando la neve o l'umidità era penetrata fin nelle ossa più interne, lì si discuteva di problemi familiari, lì si programmava il lavoro per il giorno seguente. E lì la nonna raccontava ai nipoti piccoli fiabe, storie paurose, sempre con una morale alla base. Con il calore del fuoco, con il calore dell'affetto si tramandavano storie e cultura.

Terry Olivi, dall'Incanto dell'essere, Lietocolle 2008