cultura

L'anti-corpo delle donne, ovvero quello che siamo veramente. Da "Insopprimibili vizi" un racconto erotico

venerdì 26 novembre 2010
di laura
L'anti-corpo delle donne, ovvero quello che siamo veramente. Da "Insopprimibili vizi" un racconto erotico


da "Insopprimibili vizi", AM edizioni Marotta, novembre 2004

RISVEGLIO

Deve essere bellissimo svegliarsi e trovare accanto chi si ama, chi ti ama.
Chi ti ama ancora, chi ti ama con gentilezza. Chi, tacendo d'amore, sa parlarti.
E, ascoltando il tuo silenzio loquace - il pigro opaco silenzio del mattino - sa regalarti il giorno con un gesto.
Deve essere bellissimo svegliarsi e sentire accanto chi, tacendo d'amore, sussurra l'inizio della luce.
Apri lenti gli occhi nella stanza appena schiarita dagli spiragli delle persiane, e in una vampata calda, come di zucchero filato, appiccicosa rosata giusto quel tanto che basta, la presenza tiepida teneramente ti investe.
Non sai ancora se lui è sveglio o ha gli occhi chiusi; se li ha chiusi perché pensa; se li ha chiusi perché, nel sonno, inventa gli ultimi attimi. Ma, dal respiro, il tuo orecchio lo distingue.
Muovi piano il tuo braccio, articoli la mano, tenti lo spazio prossimo fino ai riccioli duri, alla ruvida consistenza della guancia non rasata. Percorri, con le dita lievi, il collo, poi torni a disegnare il profilo che conosci: le labbra soffici, il naso ossuto, l'area distesa della fronte. E ancora più leggera ridiscendi: lungo le piccole pieghe dello zigomo, sulla mandibola, sulla bocca che si schiude a catturare, cauta, uno due tre polpastrelli.
Allunghi un piede mentre la tua mano passa a sfiorare il dorso sottile e liscio, affondi il naso nella morbida cavità tra il collo fragile e il busto; senti il suo piede prensile, intrecci le tue e le sue falangi; passi alla gamba, tasti tenue l'esile compattezza della gamba.
E mentre il tuo altro braccio si risveglia, la tua altra mano, mentre ti accosti per un soffice intero contatto, ti trovi avvolta nell'esistenza ancora confusa del suo corpo.
Un bacio piccolo, un nonnulla; una carezza breve; una smorfia dolce, indecisa, forse la bozza terrestre di un sorriso. E poi via, soavemente il distacco: ti stiracchi, ti scosti, ricomincia la prosa.

Deve essere bellissimo svegliarsi e sentire accanto chi si ama, chi ti ama con gentilezza. Chi, tacendo d'amore, sussurra l'inizio della luce. Deve essere bellissimo, deve essere bellissimo, sentire accanto, sentire accanto, chi...


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