cultura

Del bello, del buono e del truzzo. Piccola galleria fotografica con annesse riflessioni

lunedì 30 agosto 2010
di laura
Del bello, del buono e del truzzo. Piccola galleria fotografica con annesse riflessioni

Tra il più serio problema del bando per la gestione dei parcheggi e quello, non meno serio, di posti in concessione per 15 anni a 13 mila euro che probabilmente nessuno rileverà, "tengono banco" in questi giorni, come in gergo giornalistico si suol dire, le due questioni della bestemmia canora dei Gogol Bordello e delle magliette truzze con Totti e "I love Italy" in Piazza Duomo. Due questioni che non sono poi così lontane, a ben riflettere, perché entrambe sintomo di un imbarbarimento del buono e del bello proprio di molte epoche e, della nostra che è più veloce, in particolare.

Rispetto alla bestemmia mi sono già pronunciata in altra sede e penso possa chiudere egregiamente la questione, facendo riflettere, ciò che scrive oggi Nello Riscaldati. Aggiungerei, a quanto lui riporta, che è un "vezzo"- di certo condannabile e fastidioso - tipicamente italiano, e con questo ulteriore elemento, il cartello nei negozi di una volta da lui citato riporta ancor più il problema alle sue vere coordinate: "La persona educata non sputa in terra e non bestemmia". E guarda caso - cito per tutti quelli che hanno politicizzato l'argomento - una popolare canzone di destra nel ritornello dice "Ma io ho il cuore nero e me ne frego e sputo in faccia al mondo intero". Mah, convengo con Nello e con quel cartello... la persona educata non sputa in terra - neanche in faccia -  e non bestemmia. E, ancor più che nelle canzoni, non dovrebbe farlo nella vita reale e quotidiana.

Rispetto alle magliette esposte in Piazza Duomo, invece, che hanno giustamente scandalizzato Maria Laura Rodotà tanto da diventare un suo elzeviro sul Corriere della Sera (ma quanto si interessano tristemente a Orvieto, da qualche tempo, i quotidiani nazionali...): "magari fossero solo quelle...", mi viene da dire, e "magari fosse solo a Orvieto...". Anche se fra tutte le truzzate di questo secondo decennio di nuovo millennio, indubbiamente, la pacchianata che fa pendant con la meravigliosa Piazza del Duomo di Orvieto è fra quelle che possono più colpire.

Viene tuttavia da chiedersi: ma dov'era la Rodotà durante le feste natalizie in cui, nella meravigliosa Piazza del Duomo, abbiamo consentito l'installazione di una pista di pattinaggio, non meno truzza e non meno impattante delle magliette da lei citate, che, con il bello, ha ben poco a che vedere? Forse stava in vacanza nell'altro emisfero? Mentre le magliette con Totti e "I love Italy" o roba del genere le possiamo incontrare, infatti, nei pressi di altre celebri piazze religiose italiane (cosa non si vede, ad esempio, e da decenni, nei pressi della non meno stupenda Piazza dei Miracoli a Pisa?), le piste di pattinaggio sui sagrati sono, sia pur provvisorie, una ben più unica e singolare rarità. E a questo proposito, per aiutarci nell'analisi dell'avanzare del brutto e dell'utile economico a discapito del bello, è utile riflettere anche su quelle che sono state, a suo tempo, le numerose reazioni. Ben pochi si sono ribellati in forza di una motivazione di ordine estetico, mentre numerose sono state le proteste per il danno economico che, da questa installazione che li occultava, avrebbero riportato alcuni operatori economici. Chiamato in causa sempre il dio Mercurio, Afrodite e le Muse delle lettere e delle arti molto meno.

Per costume non sono moralista e, soprattutto, più che semplicemente condannare cerco di andare un poco più a fondo nelle cause e, ove possibile, di pensare ai possibili rimedi. Va certo ricercata molto più indietro del 27 agosto 2010 - e alcuni sempre più rari artigiani locali lo hanno fatto da tempo notare - tutta una serie di sciagurati processi che stanno snaturalizzando l'identità di un possibile marchio Orvieto, che si avvia forse a morire ancor prima di nascere: dalla cittaslow a quella della ceramica, da quella dei congressi a quella del gusto, infatti, molti gli abbozzi, ma dal bozzetto non si è mai passati a un prodotto compiuto e promosso.

Se si devono citare esempi di questa snaturalizzazione, per correttezza e completezza è giusto fornirne più di uno. Perché prendersela solo con quel negozietto che, come ha sottolineato un lettore, appartiene a una giovane che deve pur sbarcare il lunario? L'avanzare del brutto è tale, nella nostra società e non solo a Orvieto, che si finisce per adeguarsi al truzzo - termine anch'esso "truzzo" nel truzzame del linguaggio che avanza al pari di tutto il resto - proprio per sbarcare il lunario. In effetti, mentre ero lì a fotografare le incriminate magliette - e anche una macchina posteggiata e abbandonata lì davanti che contribuisce non poco, forse ancor più delle t-shirt, alla definizione dell'insieme - un gruppetto di americani, proprio attratto dalle magliette, è entrato a fare acquisti.

E' anche la richiesta che finisce per imbruttire/abbrutire il mercato. Se chi acquista chiede il truzzo, che truzzo sia. Credetemi, avviene anche in internet, dove talvolta bisogna imbruttire un prodotto perché il cliente, secondo imperanti canoni "estetici", anche se è meno elegante e bello lo vuole così. E' la vecchia questione dell'uovo e della gallina: chissà se il mercato diventa così sciatto per accontentare il cliente, o se è così sciatto e pacchiano il cliente da rendere pacchiano il mercato? L'uno e l'altro? Una vischiosa, infrangibile complicità.

Ma condannare non basta, e è qui che entra in gioco anche il buono. "Chi è bello a vedersi è bello - scriveva Saffo di Lesbo nei suoi poetici frammenti - ma chi è buono, presto sarà pure bello". Se vale per le persone, può ben valere anche per le cose. C'è una soggettività del canone estetico, infatti, che ha giustamente a che fare con la nostra personalità, e che riguarda più il piacere che la bellezza, ma c'è un punto in cui estetica e etica coincidono, ed è quel punto che può avere a che fare con un amore per la bellezza che si sviluppa con l'educazione al gusto. Un'educazione da cui la società, sotto forme molteplici, non dovrebbe esimersi.

Genitori, maestri, insegnanti di ogni ordine e grado e di ogni disciplina, amministratori, associazioni di categoria, cittadini singoli o organizzati, tutti quelli che possono farlo dovrebbero/dovremmo educare al gusto, e più con l'esempio che con le prediche; tutti e in ogni situazione possibile. Dovremmo essere entusiasti del bello e del buono e renderli emozionalmente manifesti. Dovremmo amarli per parteciparli a chi, ogni giorno, abbiamo intorno nella nostra rete di relazioni. Il bello e il buono in ogni campo: quella coincidenza sottile di etica e estetica che può rendere, persino, più serena e felice la vita; quella relazione culturale che può farci sentire meno soli e meno fragili.

Forse, per non fare ombra al Duomo con magliette troppo pacchiane e chiassose, con caffè poco degni della bellezza e dell'armonia del luogo, per esitare ad abbandonare nei suoi pressi un'auto, una lambretta in sosta o una lattina, bisognerebbe sapere o ricordare e realizzare che, al di là della sua meravigliosa facciata e dei suoi interni tesori, la nostra cattedrale ha un tratto unico al mondo: quelle cappelle estradossate dei fianchi così particolari, ascrivibili alla geniale intuizione di un primo Maestro del Duomo dall'identità tutt'altro che certa ma che, non a caso, è stato chiamato il "Maestro sottile". Forse bisognerebbe considerare, per vivere con maggiore agio e sentirsi meglio, che gentilezza e bellezza, nella città, non servono solamente ai turisti, ma anche e soprattutto a chi la abita. Non si trasmette quello che si propaganda senza sincerità, ma solo quello che si conosce, si pratica e si vive.

Intanto, nella speranza che gentilezza e bellezza a Orvieto come altrove rinascano, riflettiamo sulle immagini che seguono. Con un po' di impegno, anche per offrire cose a basso prezzo, non sarebbe possibile fare di meglio e in un contesto più locale?

"Aspettiamo Godot"... L'ingresso al Bar che si apre su Piazza Duomo, la più celebre e battuta piazza cittadina

Identità locale, ovvero "A las cinco de la tarde", angolo di Spagna

Alla ricerca dell'Orvieto perduto. Qual è?

Alla ricerca dell'Orvieto perduto. Dove è?

Identità locale: "Il Duomo mascherato" o anche "Il carnevale di Venezia"

Tradizione ceramica: "La cerco e non la trovo"

Tradizioni locali: "Achtung, Achtung!"

Isola pedonale: "Siesta!"

"Le Stanze", ovvero "Tea for two in a casual garden"

Fiera del libro estiva: "Please, not so good this year!"

Slow city at 3.00 p.m. "Raccolta differenziata e Cittaslow": Sulo tre cassonetti non bastano...

E per finire, un appello alla bellezza:

Del bello, del buono, dell'autentico e del giusto: Le cappelle estradossate del primo Maestro "gentile" del Duomo di Orvieto