cultura

LA  SIGNORA  DEI SOGNI

giovedì 24 giugno 2010
di Dorotea Mancini

Forse la giornata più nuvolosa che abbia mai visto.
Siamo tutti qui ad aspettare... che un interessante soggetto si faccia avanti come modello.
La piazza è vuota, a parte qualche turista speranzoso di scattare qualche foto del "Duomo protagonista della piazza", se solo torni un po' di sole...
Proprio in quel mare di turisti si fa avanti una vecchia signora, vicino a quel ristorante che io e mia sorella chiamiamo "Il ristorante delle Pecore" perché ha delle capre e delle pecore proprio all'entrata dell'edificio.
La camminata è grottesca, forse la prima cosa che si nota, è accompagnata da un bastone probabilmente fedele amico già da parecchio tempo.
Parla con una signora, quella che vende oggetti in ceramica vicino al "Ristorante delle Pecore"; anziana come lei o forse leggermente più giovane.
E' coperta da cima a fondo, nonostante sia maggio; in effetti sembra una giornata di novembre.
Porta una gonna marrone probabilmente fatta a mano, perché è uno stile che andava negli anni '50, infatti  a guardarla sembra di fare un tuffo nel passato, forse per le rughe che segnano un percorso raggiunto dopo tanti anni a servizio nell'infermeria dell'esercito. Questo particolare mi salta all'occhio quando capisco che è molto ordinata nell'abbigliamento e anche negli atteggiamenti, proprio come quelle infermiere che curavano i soldati in guerra nei capannoni appositamente allestiti.

Ha una giacchetta marrone a quadri, forse è una nonna perché le nonne indossano spesso questo tipo di tessuti cupi e a quadri.
Immagino il suo passato come un film americano degli anni '50: lei si innamora di un soldato, hanno un sacco di figli e vivono felici e contenti in una bella casetta in campagna, dove lui si occupa del terreno e lei rimane in casa a badare ai  figli, a cucinare e a rifare i letti.
I suoi occhi sono di un colore grigio scuro, orribilmente stanchi ed assonnati, ma allo stesso tempo minacciosi, attenti e precisi in ogni particolare.
L'aura intorno a lei è dura, severa, forse è assillata da uno spiacevole ricordo d'infanzia, come la perdita di un genitore o qualcosa del genere, perché credo che proprio le persone più fragili come questa signora che appare molto severa, tendano a farsi una specie di corazza "anti-sofferenza" per non cadere nel passato che le ha fatte soffrire.

Con sé non ha solo il bastone, ma anche una borsetta marrone scuro nella quale sta frugando per dare probabilmente dei soldi alla signora con la quale sta parlando; forse per ripagarla di un debito che non ha potuto pagare in tempo, perché i soldi della pensione le sono arrivati in ritardo e probabilmente essendo una tipa precisa ne è molto seccata. Al polso porta un bracciale in oro molto vecchio, probabilmente regalatole da un famigliare molto anziano come la nonna o una zia. Le mani sono molto curate, la pelle è sorvolata da rughe profonde che lasciano intravedere le vene di un colore rossiccio: forse ha una malattia che si può contrarre quando si sta a contatto con dei metalli come l'uranio impoverito che provoca la leucemia...
La sua statura è piccola come ogni vecchietta che abbia superato i 70 anni, più o meno 1 metro e 60.
Il naso è piccolo, appoggiati su di esso ci sono degli spessi occhiali, un modello vecchio, un po'rigati; sono di un colore tra il verde e il marrone.
I capelli della vecchietta dono davvero buffi: mossi e grigi con delle sfumature bianche vicino alla attaccatura del capello; penserete che sono dei capelli normali da normale vecchietta ottantacinquenne, ma il loro verso è un po' ribelle come se il capelli fossero costretti a stare in una certa posizione. 
Oggi non è felice, anzi è piuttosto triste e seccata.
Mentre osservo il mio personaggio, mi sono accorta che è turbato.
Questa signora mentre va via, mostra un'aria come di chi rimane deluso dalle aspettative della vita, come di chi non ha mai potuto inseguire i propri sogni o non ha mai potuto ricercare la felicità.


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