cultura

"Cambia il vento ma noi no". Dal 6 all'8 marzo all’ex Chiesa di San Rocco mostra fotografica dedicata alla donna

domenica 7 marzo 2010
di a cura di Associazione culturale 7 e 10
"Cambia il vento ma noi no". Dal 6 all'8 marzo all’ex Chiesa di San Rocco mostra fotografica dedicata alla donna

Con il Patrocinio del Comune di Orvieto/Assessorato alla Cultura e della Provincia di Terni- circoscrizione di Orvieto, dal 6 all'8 marzo presso l'ex chiesa di San Rocco in Piazza del Popolo si terrà la mostra fotografica intitolata "Cambia il vento ma noi no", organizzata dall'Associazione culturale "Le sette e dieci". La mostra, a cui collabora anche l'Associazione culturale Il Filo di Eloisa, è ad ingresso libero e sarà aperta: sabato 6 dalle 17 alle 22, domenica 7 e lunedì 8 dalle 10 fino alle 22.

La mostra fotografica Cambia il vento ma noi no - scrivono le organizzatrici e gli organizzatori - vuole essere una dedica a tutte quelle donne che con le loro esperienze, i loro desideri, gli umori, le tradizioni, hanno lasciato un segno indelebile nei cuori e nelle vite di ognuno di noi. Abbiamo scavato nel nostro passato, nei volti e nei gesti di chi ci ha cresciuto e curato. Abbiamo cercato un'identità che ci appartiene, un'identità a cui fare riferimento, in cui rispecchiarci. Oggi, in un'epoca che ha perso di vista la memoria, che volontariamente si ciba di superficialità, la ricerca di un modello è ancora più difficile.

L'idea di questo progetto viene da lontano. Nasce da alcune foto di donne, madri e figlie, impegnate nel racconto di loro stesse e della condizione della donna in generale. A Porano, un po' di anni fa, il gruppo culturale Arcobaleno decise di organizzare proprio una mostra fotografica che raccontava ogni aspetto della vita della donna. Riguardando quegli scatti, ci sono tornate alla memoria le corse e i giochi nei locali dell'esposizione, gli odori della mimosa che noi bambine distribuivano per le strade del paese, i colori dei cartelloni con le filastrocche in rima, utilizzate per raccontare una storia che noi, oggi, vorremo continuare a scrivere. L'impegno e la volontà che ci hanno accompagnato durante le fasi di questo progetto, viene proprio da quei luoghi, da quelle voci, da quei volti.

Per noi dell'Associazione culturale Le Sette e Dieci, la mostra Cambia il vento ma noi no si è resa necessaria perché attraverso l'esperienza delle nostre nonne e delle nostre madri, possiamo arrivare a comprendere con più immediatezza quello che vorremmo, o potremo, diventare. Molte cose sono cambiate da allora. Alcuni traguardi, sebbene molto "privati", sono stati raggiunti: una casa di proprietà, il posto di lavoro fisso, il frigo pieno tutti i giorni, fino al riconoscimento in molti campi professionali. Molti altri, purtroppo, si sono allontanati, e si allontanano, ogni giorno di più: la mercificazione della donna, la volgarizzazione del suo corpo in tutti i mezzi di comunicazione, il suo diritto alla salute, ottenuto a caro prezzo, il diritto alla maternità sul lavoro per tutte le donne che hanno contratti precari, tutti obbiettivi ancora da raggiungere o che hanno ancora bisogno di forte partecipazione collettiva. Nonostante le difficoltà storiche, comunque, le donne, piccole e grandi, esistono, vivono, sognano...e non si arrendono. Dobbiamo guardare alle nostre radici, cercando in esse la libertà di essere diverse, a volte anche solo per esigenza esistenziale.

Il passaggio da una società contadina ad una società industriale e postindustriale, la nascita di piccoli nuclei familiari e l'inserimento della donna nel mondo del lavoro pongono improvvisamente diversi problemi di natura sociale, come l'isolamento delle donne, la mancanza di tempo per se stesse, la difficoltà di vivere schiacciate tra una responsabilità e l'altra. Il titolo di questa mostra fotografica, Cambia il vento ma noi no (preso in prestito da una canzone di Fiorella Mannoia dal titolo Quello che le donne non dicono) vuole evidenziare la centralità del nostro ruolo di donne nel tessuto sociale attuale. Più la nostra società s'imbarbarisce, diventando violenta e involuta, più ci sembra importante il ruolo che la donna può svolgere in questi momenti storici, così critici e volgari, nella consapevolezza che i nostri diritti e i nostri doveri non sono cambiati, tutt'altro. Le bambine che erano sono cresciute e sono qui, oggi, a sottolineare la continuità tra noi e il nostro passato.

Vogliamo ricordare ed abbracciare queste donne e le loro conquiste con un percorso di scatti a tema (Il seme della speranza, L'età dell'innocenza, La fantasia al potere, La meglio gioventù, In movimento, Lavorare stanca, Ad alta voce, Insieme, Vacanza, Il mondo nelle donne, Ritratto di signora, Saggezza, Madri e figlie) attraverso le speranze, le gioie e i dolori che di generazione in generazione accomunano tutte noi. Con le immagini, attraverso i loro occhi, le rendiamo protagoniste di una giornata dedicata all'universo femminile. Un mondo che si interroga continuamente e che, a volte, trova risposte, a volte no. Vogliamo, con questa mostra fotografica, lasciare un messaggio alle nostre figlie, alle nostre sorelle, alle nostre amiche, piccole e grandi, proprio come altre donne hanno già fatto, tempo fa, con noi.

La mostra è importante anche soprattutto alla luce della tradizione orale come sistema di trasmissione del patrimonio culturale.L'oralità, infatti, è sempre stato il sistema privilegiato di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, immediato e accessibile. Storicamente la donna non ha lasciato traccia scritta. L'esempio più rilevante è quello della Resistenza italiana. Le donne contribuirono, infatti, alla Liberazione in numero elevato, il loro apporto fu massiccio sin dai primi momenti della lotta partigiana arrivando fino agli ultimi giorni dell'aprile 1945. Non è possibile citare cifre che descrivano esattamente quante donne aderirono e si sacrificarono per la Resistenza perchè molte di loro, appena conclusa la lotta, ritornarono in pieno alla loro vita familiare e di lavoro, scegliendo l'anonimato. I ruoli che ricoprirono furono molteplici: dalla partecipazione alle agitazioni nelle piazze, al rifocillamento dei feriti, alla raccolta di armi, munizioni e indumenti e, infine, alla dura e spesso sanguinosa lotta sulle montagne. Inoltre, la Resistenza fu anche il momento in cui nacquero tesi di emancipazione femminile che avrebbero costituito il presupposto delle lotte per i suoi diritti civili, politici e sociali.

Ci piacerebbe, quindi, che le speranze, le lacrime, la gioia, il vissuto di ieri possano trasformarsi in insegnamenti. Grazie a tutte le loro lotte (ma anche le nostre), alle loro conquiste (ma anche le nostre) ci hanno permesso di esistere, e ci obbligano ad avere sogni per il nostro futuro.

Vogliamo sottolineare che questa mostra non è stata organizzata da sole donne, né è riservata esclusivamente a loro. E' il risultato di un lavoro certosino di ricerca e di catalogazione fotografica fatto da ragazze e ragazzi che credono nella condivisione di un progetto comune. Abbiamo voluto ospitare nella mostra anche opere d'arte e dipinti di pittrici ed artiste, per avere degli spunti diversi, oltre alle foto, di donne che comunicano, appunto, con l'arte, che è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni.

Infine, un ringraziamento particolare per la collaborazione e la gentile concessione delle foto del settore "Madri e figlie" all'Associazione culturale Il Filo di Eloisa, che organizzerà sabato 13 marzo alle ore 17.00, al Palazzo dei Sette , Sala del Governatore, "Donne nelle lotte operaie e politiche tra il 1969 e il 1972", con la presentazione del libro di Chiara Ingrao "Dita di dama". Interranno Chiara Ingrao e Anna Maria Crispino, introduzione di Ornella Cioni.