cultura

La Georgia University al museo "Marco Marino". E intanto Orvieto trascura da anni i suoi tesori ceramici

domenica 13 settembre 2009
di laura
La Georgia University al museo "Marco Marino". E intanto Orvieto trascura da anni i suoi tesori ceramici

Con i suoi 1500 pezzi, lo straordinario museo privato della Ceramica Orvietana medievale e rinascimentale che raccoglie la collezione "Marco Marino" costituisce, sebbene non abitualmente aperto al pubblico, un patrimonio cittadino di grande valore ed esemplarità. Conservata ed esposta in Via della Cava, la ricca collezione di Marco Marino, noto antiquario orvietano, è stata ricomposta con pazienza dalla moglie Luisa Bentivoglio, restauratrice di professione. Formata in prevalenza dagli scarti di due fornaci, operanti nei locali che ora ospitano il museo dalla seconda metà del trecento fino a oltre metà cinquecento, è stata arricchita con acquisizioni di pezzi e maioliche riconducibili alle due fornaci. E se 1500 sono i pezzi già esposti e restaurati, altri 500 sono quelli ancora in attesa di essere ricomposti. Un insieme di rara bellezza e grande interesse, che si situa tra archeologia medievale e archeologia industriale per aver ricondotto alla città di Orvieto, con il ritrovamento del sito e dei suoi scarti, produzioni ceramiche che si ritenevano non autoctone. Fino a questi ritrovamenti, infatti, la conoscenza della produzione orvietana si fermava alla fine del trecento ed erano considerati di importazione i reperti di epoca successiva, che venivano invece ricondotti a Deruta o a Gubbio.

I coniugi Marino hanno finora portato avanti un'attenta opera di promozione per lanciare e far conoscere la straordinaria fornace in cui hanno investito passione e risorse e, parallelamente alle visite organizzate, propongono questo singolare luogo come cornice per l'organizzazione di particolari eventi (feste private, ricevimenti, presentazioni, mostre di artisti o artigiani, manifestazioni culturali in genere). Non escludono tuttavia la possibilità di aprire con maggiore continuità il museo al pubblico se troveranno il giusto accordo di collaborazione pubblico-privata. Intanto, già da tempo l'interessante fornace e il suo museo sono meta di seminari giornalieri organizzati, nell'ambito dei normali corsi di studio, dall'Università della Georgia.

Tre volte l'anno, nell'ambito del Programma di studio che riguarda le arti ceramiche, gli studenti che frequentano gli stage di Cortona previsti dalla Georgia University, vengono a Orvieto per una lezione sul campo a contatto con il museo "Marco Marino". Sono molti gli aspetti che Christopher Robinson, loro docente, trova esemplari e pressoché ineguagliabili. Innanzi tutto l'ambiente, ci dice, in quanto si tratta dell'unica fornace del Quattrocento per la cottura di maioliche ancora esistente in Italia e forse nel mondo quasi completamente intatta, con la cisterna per l'approvvigionamento dell'acqua e con le tracce del sistema distributivo; notevole anche l'origine industriale del sito che con la sua ampiezza, i numerosi reperti seriali e le dimensioni del grande forno, che poteva ospitare fino a mille oggetti per cottura, testimonia della probabile presenza di decine di operai. La collezione costituisce poi, per la sua ampiezza tipologica e cronologica, un excursus di straordinario valore culturale, che permette una puntuale e vasta ricostruzione della simbologia ceramica decorativa in uso dal Medioevo al Rinascimento.

Christopher Robinson, che è in Italia da dieci anni e insegna nei corsi della Georgia University da otto, ci dice che lo stage cortonese sull'arte ceramica comprende una parte teorica e una laboratoriale, e che lui stesso conduce i laboratori pratici con i suoi studenti. Oltre agli stage di ceramica, la Georgia University permette ai propri studenti di frequentare, a Cortona, anche corsi di storia dell'arte e di storia del libro antico; generalmente trimestrale la loro frequenza.

Sempre vivo, ci racconta ancora Christopher Robinson, l'interesse e l'entusiasmo dei suoi giovani studenti per l'Italia in genere e per questo pregevole museo orvietano, che con le sue nicchie e i suoi spazi scavati nel tufo costituisce un insieme particolarmente suggestivo e naturale. E ogni volta, a suggellare l'unione di arte e tradizione, di cultura e di calda ospitalità, il seminario si conclude con un allegro e amichevole buffet: pasta, porchetta, frittate, verdure nostrane e ottimo vino, nel segno di un giovane e tipico Italian style. "Che si fa molto amare - conclude Chris - tanto che tutti i nostri studenti piangono quando viene il momento di lasciare l'Italia".

Nel presentare ufficialmente il suo museo nell'aprile 2007, Marco Marino aveva espresso il desiderio di poter interagire con il Centro di documentazione della ceramica orvietana che, da lungo tempo, si sarebbe dovuto costituire negli spazi di Palazzo Simoncelli, dove dovrebbero essere esposte, se mai si costituirà, la collezione donata al Comune di Orvieto da Edoardo Curti (ex collezione Moretti, ricostituita e arricchita) la collezione ceramica rinascimentale appartenente all'Opera del Duomo e altre donazioni; Palazzo Simoncelli dovrebbe inoltre ospitare un archivio storico e laboratoriale per rilanciare la tradizione ceramica. "Nessun contrasto tra le due realtà, che potrebbero completarsi a vicenda", aveva allora affermato Marco Marino.

Ma al momento Orvieto, città della tradizione ceramica, non riesce ancora ad esporre in modo sinergico e permanentemente fruibile nessuna delle piccole e grandi donazioni di vari mecenati, non facendo onore neanche alla loro generosità (oltre alla donazione Curti, nove maioliche donate dall'Arch. Gian Roberto Ossella provenienti dalla collezione del nonno Giulio Del Pelo Pardi, due ceramiche donate dai Sigg.ri Giuseppina Paloni Massarese e Fausto Paloni di proprietà della famiglia, dieci oggetti in ceramica dei "Vascellai" donati dai Sigg.ri Giuseppe Brocchi e Luciana Vargas Macciucca), né tanto meno riesce a ridare la promessa e ripromessa vitalità al settore, lasciando per lo più nascosti o negletti i rari e significativi gioielli ceramici che esplicitano una delle sue più preziose tradizioni. C'è da sperare che, pur nella difficoltà, la nuova amministrazione riesca prima o poi a riprendere in mano la situazione, facendo di una promessa sempre procrastinata e mai esaudita un giusto vanto e una realtà.