cultura

Presentato a Bolsena "Ikiwa in Zimbabwe e ritorno" di Santina Muzi

sabato 29 novembre 2008
E’ stato presentato nei giorni scorsi, nella Sala Consiliare del Comune di Orvieto e presso l’Auditorium Comunale di Bolsena. “IKHIWA in Zimbabwe e ritorno”, il diario di viaggio della scrittrice orvietana Santina Muzi, edito da “Le Brumaie”. Ikhiwa è un nome invariabile utilizzato per indicare i bianchi. In lingua nambya viene usato indifferentemente per il maschile, il femminile, il singolare e il plurale. Dice l’autrice: “Tante volte mi sono sentita apostrofare per strada: Ikhiwa! Tante volte i bambini ci hanno salutato: “Bye ikhiwa!” E’ stato spontaneo usare questo termine come titolo del libro. L’incontro a Bolsena, presieduto dall’assessore al turismo del Comune di Bolsena Roberto Basili, dal segretario comunale Pier Luigi Leoni e da Dante Freddi, direttore del giornale on line “Orvietosì”, ha coinvolto un discreto numero di presenze, in particolare giovani zimbabwane, donne bianche originarie dei comuni del comprensorio. L’assessore Basili ai saluti dell’Amministrazione comunale ha aggiunto l’apprezzamento per i contenuti del libro ed ha ringraziato l’autrice che ha saputo cogliere quella che è la realtà nello Zimbabwe, riuscendo a far capire quello che la gente passa, come la gente vive. “Il libro è composto da una serie di annotazioni, di mail e frasi puntuali: ricorda la tecnica pointillisme, una corrente pittorica francese dell’Ottocento, singoli punti cromatici che nell’insieme fanno la composizione - ha commentato Pier Luigi Leoni. - In questa composizione, fatta di punti cromatici, traspare l’amore materno. La madre si preoccupa del destino della figlia che lavora in un Paese allo sfascio. Ma è evidente anche la grande curiosità che anima l’autrice. L’amore materno e la curiosità sono le molle che la spingono ad affrontare il viaggio. Quello che emerge dal libro è l’umanità, la sensibilità e la disponibilità a fare qualcosa. Il senso di umanità la porta non solo a capire, comprendere ma subito a cercare di intervenire. Tutto questo senso di umanità viene manifestato nel libro senza alcuna retorica. Questo è sorprendente. Non fa discorsi politici, non fa discorsi di carattere economico. Non c’è moralismo. C’è soltanto la sensibilità. Si vede e si sente che è commossa dalla realtà”. La commozione ad un certo punto è stata generale. Lo stesso relatore si è dovuto interrompere. E’ successo nel corso della lettura relativa alla donna malata di aids stesa davanti al centro commerciale di Hwange. “In tanta miseria, - ha ripreso Leoni - in tanta disperazione, tra le morti e la desolazione c’è chi gode della situazione: “Sono sazi gli avvoltoi…” Ma non sono sazi i bambini. Vanno a scuola e lo fanno volentieri, hanno per lo meno un pasto assicurato. Ma qualcosa è cambiato. Ne ha parlato Dante Freddi nel presentare “Istruzione è vita”, l’iniziativa che Santina Muzi ha intrapreso insieme a lui, una volta tornata dallo Zimbabwe. Nell’apprendere che molti di quei bambini, che lei aveva conosciuto e apprezzato, non erano rientrati a scuola perché non avevano i mezzi per pagare le tasse scolastiche, Santina si è rivolta a Dante e insieme hanno deciso di promuovere una raccolta fondi per aiutare i ragazzi a frequentare la scuola. Nel libro si parla dello Zimbabwe come di un Paese ricco di storia. Il Great Zimbabwe, ricordo di un passato ricco e glorioso, quando la città controllava la via dell’oro e dei commerci con le città sull’oceano Indiano, non è oggi che un insieme di rovine, tuttora maestose e suggestive. A quelle glorie si è ispirato Robert Mugabe nel 1980 nel suo discorso al Paese. Con l’idea di quel passato la Rodesia del sud ha preso il nome di Zimbabwe, lasciando al suo destino di cenerentola lo Zambia, la Rodesia del nord al di là dello Zambezi. Oggi il ”gioiello dell’Africa”, così era definito lo Zimbabwe, da granaio dell’intero continente, da Svizzera dell’Africa, da Paese con le strade a tre corsie che attraversano la savana alberata …è completamente allo sfascio. “Lo Zimbabwe è la mia seconda patria”, ha detto Ramona, la signora che Santina aveva incontrato in un supermercato di Bulawayo davanti al bancone della “carne secca”. L’autrice aveva intuito che anche Ramona era dovuta “fuggire” dal Paese e l’aveva fatta cercare a lungo a Bolsena finché non è ricorsa all’aiuto del segretario comunale che è riuscito nell’intento. “Sono vissuta in Zimbabwe per quarantasette anni, i miei figli sono nati lì. Era un giardino. Ora a vederlo ridotto così mi viene una pena…” Le ragazze che l’accompagnano sono nate in Zimbabwe, sono zimbabwane a tutti gli effetti. Eppure, come Ramona, se ne sono dovute andare e ritornare ai luoghi da cui moltissimi anni fa erano partiti i genitori. Alla presentazione sono seguite commoventi immagini video. Nella foto d'apertura Ramona racconta la sua esperienza. Nella seconda foto le ragazze dello Zimbabwe.