cultura

Il mondo altro della poesia. A Venti Ascensionali Laura Ricci presenta la sua ultima raccolta poetica

venerdì 21 novembre 2008
A Orvieto, nell'ambito della rassegna “Venti Ascensionali”, dedicata quest'anno a “Altri Mondi”, Laura Ricci presenta la sua ultima raccolta poetica. Domenica 23 novembre ore 17,00 Sala del Carmine Poesia e stregoneria Conversazione con Guido Barlozzetti e Laura Ricci, autrice della raccolta “La strega poeta”, Lietocolle 2008. Coordina Maria Luisa Salvadori Voci recitanti Ambra Laurenzi, Celeste Pierantoni Rita Graziani flauto traverso, Elisa Casasoli, pianoforte La poesia è di per sé un mondo altro, tanto più lo diventa quando ad irrompere è la consapevolezza di una ricerca femminile. Emblema di una possibilità, figura di un instancabile lavoro di ri-nominazione, “La strega poeta” traccia mappe straordinarie della parola e dell'anima. “Veggente e profeta, quella creatura ondivaga, insetto coscienzioso che consuma la sua parabola tra fiore e fiore, sente su di sé la fatalità delle cose, il loro eterno ritornare nello stesso punto, ma ne vive ogni attimo come se fosse il primo o l'ultimo, la cellula germinale o l'alito estremo. Anche la strega poeta è sottoposta al dominio del tempo, ma ha il potere di attraversarlo, scomporlo, rovesciarlo." Così Guido Barlozzetti in alcuni passaggi della sua avvincente post-lettura all'ultimo libro di Laura Ricci, La strega poeta, uscito recentemente per le edizioni Lietocolle di Michelangelo Camelliti. Il volume, che ha partecipato al Salone del libro di Torino nello stand dell'editore e che ai primi di dicembre sarà alla Fiera dell'editoria di Roma, è suddiviso in quattro sezioni (Riletture, Re minore, Il diritto di essere gentili, La strega poeta), introdotte da lievi e intriganti ideazioni grafiche appositamente studiate da Vittorio Tarparelli. L'edizione si presenta curata e raffinata come tutti i “Libriccini” della Lietocolle, casa editrice esclusivamente dedita alla diffusione della poesia, che annovera tra i suoi maggiori autori nomi quali Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Dario Bellezza, Giampiero Neri, Guido Oldani, Anna Maria Farabbi; ed è impreziosita dalla bella immagine di copertina incollata a mano, particolare di un lavoro a olio e cera dell'artista orvietano Giuliano Baglioni, "Il giardino di Carolina". E proprio a quel giardino è dedicato l'incipit del libro, a prefigurare il rovesciamento di senso – l'originale rilettura al femminile – in cui può accadere di essere inglobati entrando nell'alveo della strega poeta: perché, in quel giardino, improvvisamente una sedia può volare, una bambola animarsi; e il bambino miagola, il gatto piange; e il giglio è mortale e l'arsenico guarisce. Ci troviamo, come fa ancora notare Barlozzetti, “sul bordo di un'intersezione che è un punto di vista, quasi una faglia su cui le differenze si toccano e fanno attrito. Varco che manifesta la mancanza che fa nascere il linguaggio, contatto che genera la parola. Crepitante e piegata su se stessa, rumorosa e impercettibile, mai piana, volgare, banale. Ed è attorno a quel taglio che quell'esserino infero e celeste non cessa di offrirsi al suo insaziabile vizio, trasportata dalle parole e insieme ardita al punto di sottomettere ad esse la vertigine sempreuguale e scheggiata della realtà”. Ma il testo non parte solo dal profondo di sé: la raccolta infatti apre leggendo, o meglio ri-leggendo nell'origine e nel mito; replicando, da una diversa posizione, strutture e citazioni antiche. Parte dal profondo del tutto, della lingua e della tradizione occidentale. Per tessere, tra la molteplicità del registro stilistico, un filo di comunione, un legame di parentela: la femminilità altra cantata, quella che mantiene nella naturale coerenza la sua eleganza, la sua mitezza ma anche la sua fermezza. Così, con pochi tratti incisivi e in brevi, icastici epigrammi, di Elena non si racconta la sconvolgente bellezza, ma il dépistage operato su quel fascino per avallare guerra e potere; di Eloisa il più accentuato, rischioso mettersi in gioco rispetto ad Abelardo; di Angelica si canta, con ironia e gentilezza, quel suo autonomo, giocoso, continuo sottrarsi ai paladini; di Cleopatra la cultura e l'intelligenza piuttosto che il fascino perverso. Su tutte, in un più articolato ma pur sempre asciutto, folgorante componimento, si staglia, emblema della femmnilità e della genealogia negate, il lucore della pucelle d'Orléans, Giovanna d'Arco, “dopo l'esaltazione abbandonata/ venduta catturata processata/ perdente – scrive l'autrice – perché tradisti/ la madre scegliendo il re”. Dello stile di Laura Ricci il poeta e saggista Alessio Brandolini ha scritto: “La poesia di Laura Ricci assomiglia molto all'antico rito del tè. E' delicata e preziosa e ha un aroma tiepido, eppure inebriante. Dal punto di vista stilistico la totale disponibilità all'ascolto si trasforma in pulizia formale e tendenza alla chiarezza, nell'eliminazione di tutto quello che ingolfa, intorbidisce la sostanza della scrittura e dell'agire poetico. Allora la lucida introspezione si fonde con i sensi e il tè ha un sapore, ad un tempo, dolce e forte”. Questo suo ultimo libro, che sarà presentato dando ampio spazio alla lettura diretta dei testi e alla musica, è dedicato alla colta, compianta, preziosa amica Eloisa Manciati. “Volutamente senza cognome – dichiara Laura Ricci – perché la poesia è per sua natura ambigua e non mi spiace pensare che, chi non sa nulla di quello che è stato il nostro forte legame culturale e politico, possa invece intendere che è dedicato, e un poco in fondo lo è, alla grande Eloisa del Convento del Paracleto; a lei che seppe così bene trasformare in occasione di ricchezza culturale, di libertà e di relazione con le monache sorelle quello che era iniziato come uno stato di monachesimo imposto”. Nell'immagine, Giuliano Baglioni, "Il giardino di Carolina, particolare
Laura Ricci, "La strega poeta" Lietocolle, 2008, Falloppio – Como Collana Aretusa con una post-lettura di Guido Barlozzetti

La post-lettura di Guido Barlozzetti