cultura
Centri storici minori: a Orvieto esperienze a confronto per la loro valorizzazione
lunedì 18 febbraio 2008
di laura
Commercio e artigianato per valorizzare i centri storici minori: si è svolto, rovesciando in pratica un ricorrente punto di vista, il Convegno di XS Extra Small, la festa dei centri storici minori, ideata e organizzata a Orvieto lo scorso fine settimana da Fo.Cu.S (FormazioneCulturaStoria), centro di ricerca dell'Università di Roma "La Sapienza", e da Monti & Taft, società di management culturale. Ossia, non tanto un bel centro storico per creare opportunità all’artigianato e al commercio, quanto piuttosto il contrario: commercianti e artigiani fantasiosi, organizzati e creativi in grado di animare, in sinergia con il pubblico ma in posizione trainante e propositiva, quei centri storici minori che, un po’ in tutta Italia, si sono per varie ragioni svuotati e desertificati, mantenendo certo la loro bellezza, ma perdendo in vitalità e umano calore. Insomma, i problemi che tocchiamo ogni giorno a Orvieto non sono solo della nostra bella città, ma si ripropongono in molti altri piccoli centri architettonicamente pregevoli con le stesse dinamiche. E non solo nella nostra penisola, ma anche in alcune realtà europee.
E’ quanto è emerso dalle analisi dei vari relatori – studiosi, architetti, tecnici, amministratori, responsabili di associazioni di categoria – che, accanto all’individuazione dei mali, hanno dato anche ricette per cercare di apportare rimedi; tutti nell’assoluta consapevolezza che ormai ristrutturazione, restauro e investimenti strutturali, a creare sviluppo ed economia da soli non bastano più. Prova ne sono la miriade di investimenti effettuati con fondi comunitari che poi, come inutili cattedrali nel deserto, si sono arenati alla conclusione dell’opera, al momento di dover spiccare il salto più rischioso e inventivo della gestione e il volo dello sviluppo.
Ordine, isole pedonali, parcheggi, mobilità alternativa, capacità di relazione, cortesia non di facciata, qualità dell’accoglienza, risposte diversificate, percorsi differenziati, eventi, integrazione con i poli di ricerca e con le vocazioni del territorio sembrerebbero, per animare e smuovere le belle pietre, le carte vincenti. Ed essenziale è che vengano giocate - è stato detto - da imprese eccellenti, capaci di proporsi anche in termini progettuali. E se l’outlet è il tentativo maldestro di ricreare, in situazione artificiosa, l’atmosfera e il tracciato urbano di un centro storico, un centro storico, per essere commercialmente attrattivo e vincente, deve per sua parte sapersi proporre come “centro commerciale naturale all’aperto”, contrapposto sì ai non luoghi delle grandi distribuzioni, ma con un’identità unitaria e riconoscibile, seduzioni per gli acquisti, offerte speciali programmate e concertate per tipologie di vendita. Invocato, anche, il rapporto tra pubblico e privato, riconosciuto tuttavia difficile, tanto che Angelo Zaroli, presidente di Ancestor Umbria, arriva ad ipotizzare la figura di un facilitatore: qualcuno, insomma, che si faccia carico di stabilire, tradurre e vivificare la spinosa relazione tra enti e categorie. Importante anche il marchio territoriale, legato ad eventi, gastronomia, tradizioni e, ancor più, a un tessuto architettonico e paesaggistico riconoscibile e non eccentrico del luogo o dei luoghi da promuovere. E fondamentale, ovviamente, è ritenuta una incisiva e moderna promozione.
I casi esemplari presi in esame al convegno sono andati dai bacini interni dell'Aquitania, vasta zona del sud ovest di Francia che sta cercando, appunto, di darsi quel marchio d'area forte e riconoscibile che altri territori hanno saputo conquistare da tempo, al successo del caso ispanico di Soller, di certo favorito dalla sua posizione di splendido porto nell'isola di Mallorca e da solide tradizioni isolane; dalle reti innovative di gestione e sviluppo che si stanno creando, a partire dalla filiera del patrimonio architettonico, ad opera del Distretto veneto dei beni culturali, alla periodica valorizzazione e animazione del centro storico di Arezzo grazie ad eventi ricorrenti; dalla rivitalizzazione dei centri storici che stanno cercando di attuare molti piccoli comuni delle Marche, che si sono spopolati a vantaggio delle aree periferiche dei fondo valle, al caso emblematico e felice del comune lombardo di Stradella.
Davvero interessante quest'ultima realtà dell'Oltrepò pavese (10.500 abitanti), che attraverso il proprio PILS (Piano integrato locale di sviluppo) ha saputo costruire, incentrata intorno alla forte tradizione locale della produzione di nicchia di celebri marchi di fisarmoniche (Beltrami, Dallapè), un progetto di sviluppo: unione e riqualificazione delle tre piazze cittadine attraverso un tessuto urbano basato sul concetto di centro commerciale all'aperto, due concorsi nazionali di idee per la riqualificazione delle aree verdi e di una storica fontana, il restauro del teatro sociale del 1800 e, intorno alle 5 piccole unità produttive di fisarmoniche, il museo della fisarmonica, il costante lavoro con le scuole perché la tradizione dello strumento si rinvigorisca e non muoia, eventi musicali dedicati e, soprattutto, un progetto di archeologia industriale per spostare il museo della fisarmonica in una parte dello storico laboratorio Dallapè. Fu proprio qui, infatti, che nel 1860 un inventivo girovago trentino, Mariano Dallapè, trasformò il proprio organetto austriaco nello strumento diatonico che oggi noi tutti conosciamo, impiantando a Stradella la propria fabbrica e rendendo famoso, almeno nel mondo della musica, il piccolo centro .
Nello spirito di XS Extra Small, che al Convegno ha voluto unire la condivisione della festa, è toccata proprio alla fisarmonica di Stradella la parte del leone, in un bellissimo ed insolito concerto serale che ha coniugato splendidamente i suoni della Beltrami di Daniele Scurati e del piffero di Stefano Valla: la musica tradizionale dell'Appennino delle quattro province (Genova, Piacenza, Alessandria, Pavia) reinterpretata tra radici identitarie e innovazione perché – come il duo Valla-Scurati ha spiegato - il purismo sarebbe morte e la tradizione vive se si rinnova e si contamina. E, per introdurla, “Tra le tue mani ballo”, lettura degli appassionati versi della fisarmonica-donna di Zingonia Zingone.
La festa di XS Extra Small, dedicata all'architettura, allo sviluppo e alla creatività dei centri minori, si è chiusa sabato mattina con la lettura teatrale de "Il poema dei monti naviganti", tratta dal libro "La leggenda dei monti naviganti" di Paolo Rumiz su idea di Roberta Biagiarelli: uno spaccato dell'Italia profonda e poco conosciuta dell'Appennino da Piacenza a Scilla e Cariddi, attraverso il fascino di paesaggi incontaminati, borghi, persone, atmosfere, dialetti; e quello, ancor più intrigante, di una straordinaria mappa toponomastica, tessuta da riti, storia, magia, esperienze, credenze, superstizioni. Un'Italia minore tutta da scoprire, che aspetta di essere valorizzata nelle proprie specificità senza venire snaturata o forzata.
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