cultura

Nuove domande della politica nella società che cambia: spunti dalla conversazione con il prof. Roberto Gatti

lunedì 26 novembre 2007
di Carlo Brunetti
Il ricco calendario degli appuntamenti proposti da “Venti Ascensionali” caratterizza oramai il panorama culturale di Orvieto.Negli anni “ Venti Ascensionali” è diventato un laboratorio di linguaggi ed idee, uno spazio libero dove teatro, danza, musica, letteratura, arti multimediali si sono incontrate e reciprocamente contaminate. Quest’anno ha fatto il suo ingresso anche la Filosofia e sabato 24 Novembre 2007 si è discusso del rapporto tra identità e politica con il professor Roberto Gatti, docente di Filosofia Politica all’Università di Perugia. L’incontro ha toccato temi oggi particolarmente attuali, quali i diritti della differenza, il multiculturalismo, il rapporto fra democrazia e capitalismo. Si è parlato anche delle problematiche che scaturiscono dalla presenza di migranti con culture e tradizioni diverse. Gli “ospiti” che hanno raggiunto la nostra latitudine richiedono sempre più frequentemente un riconoscimento pubblico delle differenze. Il professor Gatti sostiene che la politica deve porsi la domanda se sia possibile intrecciare i diritti riconosciuti all’interno della Civiltà Occidentale con i diritti della differenza, senza che questo faccia saltare lo stato di matrice democratica e provochi un corto circuito. I diritti riconosciuti alle minoranze non sono interpretabili come diritti pertinenti solamente l’individuo, ma attengono alla comunità culturale come peculiare soggetto di diritto. I confini che delimitano lo spazio entro il quale i diritti i diritti della differenza possono essere riconosciuti sono determinati dall’accettazione e dal rispetto della normativa basilare della democrazia, cioè libertà, uguaglianza, giustizia sociale, diritti in cui si compendia la dignità della persona. Il professor Gatti asserisce inoltre che ogni persona deve disporre delle condizioni tali da consentire la cura della propria identità; negare queste condizioni equivale invece a spezzare il filo della storia lungo la quale l’identità stessa si sviluppa e si definisce. Infatti, asserisce ancora il docente universitario, c’è una violenza implicita laddove l’uguaglianza coincide con l’equivalenza, quella equivalenza che riduce tutto all’interscambiabile e che quindi non tollera la differenza, se non a condizioni di riassorbirla entro i suoi parametri, annullandola ed omologando il diverso. Un altro argomento trattato riguardo la crisi del rapporto tra identità e politica è la promessa mancata della democrazia, quella della partecipazione. Infatti, sostiene lo studioso, i cittadini guardano dall’esterno la politica – o meglio chi fa politica – e non si sentono coinvolti. Di conseguenza si è passati dall’essere cittadini, fase della partecipazione, all’essere diventati clienti, con una conseguente passività delle prestazioni. La risposta a questa crisi, conclude il Professor Roberto Gatti, non può essere in fenomeni come il “grillismo” ma nella necessaria rivitalizzazione della libertà e delle responsabilità personali. Questi ed altri prolifici temi sono stati affrontati nella relazione del Professor Roberto Gatti, cui è seguito un articolato dibattito. Peccato che a questa occasione siano stati assenti i “politici”, testimoniando e confermando così, loro malgrado, la distanza che li separa dai cittadini, i quali spesso non vogliono essere semplicemente "guidati" bensì desiderano confrontarsi, dialogare, partecipare. Si ha sempre più l’impressione che oggi la politica è in grado di dare solo risposte procedurali. Di conseguenza il sistema della politica somiglia ad un corpo composto di individui atomi, di singole monadi isolate l’una dell’altra, non orchestrate con i cittadini.