cultura

Tra gli 'Equilibri sospesi' del Chiostro di San Giovanni: divagazioni

venerdì 27 luglio 2007
di Bruna Iacopino
Equilibri sospesi è un richiamo sottile, e forse neanche troppo, all’incertezza del tempo presente, una ricerca che punta a trovare, proprio al di là di questa instabilità, un principio di equilibrio che, nonostante i venti avversi, possa garantire un’àncora di salvezza. L’arte è lo specchio dei tempi e la ricerca artistica ha per l’appunto la funzione di fornire una chiave di lettura della realtà circostante, chiave che diventa strumento critico per chi è realmente in grado di fermarsi per ascoltare un messaggio in codice privo di parole scritte o urlate ma capace di toccare le corde più profonde dell’animo. Tale è il senso e, forse lo scopo della collettiva di 12 artisti provenienti dalla riviera romagnola e presenti con una corposa mostra all’interno del Chiostro di San Giovanni ancora fino al 4 di agosto. Il viaggio intrapreso da questi artisti si muove su territori impervi all’insegna della sperimentazione e della ricerca del nuovo, senza tuttavia dimenticare quello che la tradizione artistica ha rappresentato nel corso dei secoli… è così che ci si può trovare di fronte a moderni mosaici ottenuti dalla giustapposizione di tessere policrome brillanti al sole: materici e plastici quelli di Paola Filippucci, dediti ad una ricerca marcatamente cromatica quelli di Alessandra D’Alessandri. Dalla brillantezza del mosaico alla morbidezza della carta, dove il segno grafico la fa da padrone… rilievi appena visibili, segni ancestrali riproposti come una sorta di linguaggio universale nato dalla fusione di culture diverse e che si fanno corpo tridimensionale nell’opera di Alessandra Cocchi, unica artista di origini orvietane all’interno del gruppo. La plasticità delle forme e del colore ritornano anche nei dipinti più classici di Laura Ceccarelli, la luce si fonde alla morbidezza del colore per composizioni piacevoli e calde in grado di generare paesaggi onirici dalle vaghe allusioni futuristiche. A questa morbidezza fanno da contraltare le raffinate geometrie architettoniche di Massimo Galuppi… le forme rappresentate da Galuppi sono sottoposte ad una sorta di mutazione “genetica” data dal supporto delle nuove tecnologie e trasposta in chiave pittorica; il ripetersi modulare di motivi sottratti alla regolarità urbanistica consente dunque di assistere alla genesi di forme nuove e intrise di vita propria. Pulite geometrie di un bianco rigoroso tornano ad essere protagoniste nell’opera di Vittorio Presepi… piccoli quadretti modulari in cui i giochi di ombre convivono armoniosamente con inserti cromatici delicatamente giustapposti. Un criterio proporzionale consente qui di trovare appunto l’equilibrio di cui prima si parlava: frutto di un lavoro paziente e di una grande perizia tecnica, le composizioni di Presepi nascondono, dietro l’essenzialità della forma, una profonda ricerca interiore. Il colore esplode in gesti espressionistici al limite dell’astrattismo in Maurizio Nucci: protagonisti assoluti il gesto violento che si oppone al colore appena velato o disposto a macchie, in composizioni che però non si sottraggono mai al criterio dell’equilibrio compositivo, capaci di destare una certa inquietudine. In Andrea Comandini si assiste invece ad una evoluzione della Pop art. Se allora la critica era rivolta alla società del consumo, in questo caso ad essere messo sotto accusa è il sistema di comunicazione di massa: il messaggio molte volte fittizio e illusorio è reso dal materiale impiegato, grandi pannelli di polistirolo ricoperti da strati oro, argento, rosso intenso… da questi pannelli sbucano simboli contemporanei, l’intento è volutamente polemico. L’impiego di tecniche digitali anima invece le lastre fotografiche di Elisa Paolucci. La Paolucci usa la macchina fotografica digitale con estrema perizia tecnica e concettuale, cattura il particolare, lo ingrandisce a tal punto da trasformarlo e renderlo irriconoscibile. La morbidezza delle forme e del materiale ritorna nelle raffinate sculture di Enrico Guidi; artista estremamente prolifico, il più anziano del gruppo, presente in questa mostra con una serie di sculture il legno, forme semplici, eleganti, assolutamente morbide e avvolgenti. Altra veterana del gruppo è Maria Pia Campagna, che si cimenta con le “macchie di colore”. La matericità del colore viene sperimentata senza altri condizionamenti al di fuori del movimento imposto al supporto dall’artista stessa. Chiudiamo il nostro viaggio all’interno della mostra con un’artista di origini siciliane: Silvana Cardinale. Di nuovo protagonista il colore materico e palpabile, con inserzioni di oro e bianco. Composizioni dalle geometrie complesse, quasi delle mappe tracciate in rilievo a indicare un percorso che può essere astratto o molto terreno. Ed è proprio in questo vagare tra l’astratto e il concreto, tra il colore e la forma, tra i materiali più vari, attraverso il supporto di mappe interiori, lievemente abbozzate o ben definite, che si compie la riscoperta della possibilità di un equilibrio… che rimane, pur sempre, sospeso… dunque mutevole.