cultura

Il grande Johan Padan portato in scena da Pirovano al Premio Stella d'Oro

mercoledì 22 novembre 2006
di laura
da www.orvietonews.it del 15 agosto 2005 Un grande Johan Padan, quello portato in scena da Mario Pirovano sabato 13 agosto a conclusione del Premio Stella d'Oro di Allerona: il giusto spettacolo di eccellente professionismo per chiudere in bellezza la Rassegna di teatro amatoriale 2005. Straordinario il testo, quel "Johan Padan alla descoverta delle Americhe" che certo ha contribuito, insieme ad altri, al Premio Nobel per la letteratura assegnato a Dario Fo nel 1997 per il suo costante lavoro di creatività e di ricerca; straordinaria anche l'interpretazione di Mario Pirovano, questo giullare del Bergamasco da molti anni "emigrato" in Umbria che, misurandosi con modelli davvero impegnativi portati in scena da un maestro come Fo, non solo regge eccellentemente il confronto, ma addirittura e fortunatamente vi sfugge, riuscendo a dare al personaggio note meno istrioniche, ma proprio per questo più umane e vicine, che rendono del tutto personale ed emozionante,oltre che divertente, la sua interpretazione. Un testo - e un personaggio – che diverte ma in modo estremamente drammatico, sempre muovendosi tra ironia e tragedia, sia nei tratti dello psicologismo personale che in quelli epici. Pícaro per sfuggire all'Inquisizione e per periodicamente rincontrarla, avventuriero ma fondamentalmente limpido e schietto, Johan Padan si trova per caso, europeo non allineato, a partecipare alla quarta spedizione nelle Americhe di Colombo, per restare casualmente con gli Indios e viverla dalla loro parte. Eroe suo malgrado, diventa condottiero degli indigeni della Florida e cronista stupito e impietoso della colonizzazione, stratega delle battaglie con cui gli Indios respingono gli spagnoli e loro amato santone: sempre a un passo dalla morte, sempre piacevolmente salvo, dedito a paradisiaci sollazzi nell'edenica, invincibile Florida, pur se a tratti squassato dall'inestinguibile nostalgia delle sue montagne bergamasche: lui, Johan Padan, montanaro che detestava il mare, marinaio per caso e suo malgrado. Con oltre due ore di serrato brioso generoso spettacolo, Mario Pirovano ha cantato, nell'antica lingua dei marinai del Mediterraneo – solo apparentemente lombardo, in realtà miscuglio di catalano, castigliano e persino napoletano – l'altra colonizzazione, quella "sfuggita" ovviamente per censura alla storia: spietata e feroce, che non esitò di fronte ad alcuna violenza pur di consegnare all'impero spagnolo ricchezze, territori e schiavi. Nulla è inventato nel testo, tutto è rigorosamente storico, dagli usi indios ai nomi dei condottieri vinti e respinti nell'invencible, maladida Florida – Guerrero, Altavilla, Cabeza de Vaca, Hans Staden e persino il grande De Soto - quelli che la storia ufficiale, impegnata a elogiare una Conquista rapida e civilizzatrice ha occultato. E' l'altra storia che Dario Fo ha voluto consegnarci, resa da Pirovano con sferzante e trascinante ironia realistica: storia che parla dello scontro tra culture diverse – non solo le spedizioni nelle Americhe, ma la cacciata dei Giudei dalla Spagna - e che, a prescindere dal contesto storico ed epocale, periodicamente e inesorabilmente si ripete. Mario Piovano, giullare di una coralità popolare che racconta quel che la storia ufficiale non dice, sta portando il suo spettacolo in molte parti del mondo: con questa straordinaria e musicalissima lingua nei paesi di lingua neolatina, dove, anche grazie alla gestualità e al linguaggio del corpo, il testo risulta sempre e straordinariamente compreso; in inglese nei paesi di lingua anglosassone o in Oriente. L'antico inglese cinque/seicentesco, messo insieme in modo personale e ardito con una traduzione che, ispirandosi ai grandi del periodo elisabettiano –Shakespeare, Donne, Marlowe – lo stesso Mario Pirovano ha esemplarmente composto.

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