cultura

Consensi in crescita per il Festival Valentiniano dell’inossidabile maestro Frajese. Domenica 22 il Trio Naharz

sabato 21 ottobre 2006
di L. G.
Con il concerto-seminario del pianista Riccardo Cambri, la quinta edizione “orvietana” del Festival Valentiniano entra nel vivo della seconda fase, che culminerà domenica 29 ottobre con l’esecuzione del “Requiem” di Wolfgang Amadeus Mozart, diretto dal maestro Carlo Frajese. Una rassegna, questa targata 2006, che ha sancito definitivamente l’affetto del pubblico orvietano verso l’evento legato alla musica classica che il direttore napoletano ha voluto portare nella città del Duomo. Quattro gli appuntamenti già collezionati sinora; a cominciare dal concerto d’inaugurazione, che il virtuoso violino di Nicola Granillo ha caratterizzato con le calde note della musica di Astor Piazzolla, in un viaggio sensuale e doloroso nella Buenos Aires fumosa dei locali notturni del porto; viaggio tanto emozionante da aver suggerito ad un appassionato spettatore, originario dell’Argentina, di intervenire pubblicamente al termine del concerto per raccontare con il cuore in mano quel che vuol dire il Tango per il popolo della “pampa”. Il secondo appuntamento ha proposto la solita sorpresa annuale del maestro Frajese, in grado di stupire gli appassionati di musica da camera: una concertista d’arpa di dodici anni, Marta Marinelli; inutile soffermarci sulla perizia tecnica dimostrata dalla ragazzina nelle difficili pagine di Bach, Tournier ed Hasselmans: inappuntabile! Ma è stata la sua maturità e padronanza stilistica a sbalordire tutti i presenti, per poi, al termine del pezzo, dopo aver riposto l’arpa sul palco, sparire nel camerino, timidissima e arrossita in volto, come una bambina sorpresa ad assaggiare la marmellata. Terzo concerto con il pianista uzbeko Michail Lifits, che il maestro Frajese ha portato ad Orvieto dopo averlo apprezzato ad un Concorso Internazionale di pianoforte; la tecnica è quella prodigiosa dei grandi artisti russi, in grado di abbattere qualsiasi ostacolo si frapponga fra l’interprete e l’idea musicale; l’interpretazione è quella di un giovanotto “impertinente” che dà del tu a monumenti pianistici come il “Carnaval” di Schumann e la settima Sonata di Prokofiev: roba autentica, per intenderci; probabilmente sentiremo, a breve, riparlare di Lifits. Quarto, evento nell’evento, l’ormai tradizionale esibizione del maestro Riccardo Cambri, che in quest’edizione del Festival Valentiniano ripropone quella felice intuizione del maestro Frajese del concerto-seminario, ovvero un récital nel quale il pianista colloquia con il pubblico per svelare gli aspetti più curiosi ed interessanti delle musiche che di lì a breve suonerà. Da non trascurare l’abilità pianistica del Cambri, che ancora una volta dimostra di essere un “orvietano” di razza, assolutamente a proprio agio in mezzo agli altri artisti di statura internazionale che al Valentiniano sono passati: il ruggente terzo movimento della Fantasia op. 28 di Mendelssohn e la plasticità del tocco nella “Fantasia Cromatica e Fuga” di Bach sono lì a testimoniarlo. Il pubblico assiste divertito al salotto conviviale quasi privato messo in piedi da Cambri e Frajese e arriva “lungo” all’ora del pranzo (si trattava di un concerto matinée) senza neanche accorgersene. In questo fine settimana ci aspetta il Trio Naharz, con un programma classico di Mozart, Beethoven, Shostakovic e la “chicca” Baggiani; poi, ancora, la violoncellista Martina Lopez con il sommo Bach per cello, e, conclusione del Festival, il 29 ottobre appunto, con Frajese che scende nell’arena del Mancinelli ed affronta il Requiem di Mozart. Di Mozart, sissignori, e non di Sussmayr, l’allievo imperfetto che ha seriamente rischiato di annullare il genio del compositore di Salisburgo con una serie di corbellerie compositive che solo un pessimo musicista potrebbe scambiare per autentiche. Carlo Frajese promette un testo musicale il più possibilmente scevro di brutture aggiuntive che tradizionalmente sono addizionate all’incompleto testo mozartiano e, a giudicare dal suo curriculum, c’è da prenderlo in parola! Nella foto il Maestro Frajese brinda al successo del Festival