cultura

Conclusa la quarta campagna di scavo al Porto romano di Pagliano

venerdì 30 settembre 2005
di Laura Ricci
Si è conclusa la quarta campagna di scavo nell’area archeologica del Porto romano di Pagliano, condotta dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell’Italia Antica - voluta dalla Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto e dalla Fondazione per il Museo Claudio Faina - in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria.
Per illustrare gli esiti dello scavo è stata organizzata, nella mattina di oggi, venerdì 30 settembre, una visita guidata sul posto e, successivamente, un incontro presso il centro “Il Caio” della tenuta di Corbara, al quale hanno partecipato il direttore degli scavi, Paolo Bruschetti, per la Soprintendenza, il presidente del Centro Studi Orvieto Stefano Cimicchi, il direttore della Scuola di Etruscologia Giuseppe Maria della Fina, l’assessore alla cultura Teresa Manuela Urbani per il Comune di Orvieto, la vicepresidente Loriana Stlla e l’assessore Gianpaolo Antoniella per la Provincia di Terni, l’assessore Roberto Meffi per la Comunità Montana, ente che collabora alla manutenzione dell’area archeologica di Pagliano curandone la manutenzione del verde. Presenti anche il direttore del Centro Studi Stefano Talamoni, la dirigente del settore cultura del Comune di Orvieto Carla Lodi e, naturalmente, gli archeologi Claudio Bizzarri, Alessandro Trapassi, Rosanna Ovidi che hanno condotto gli scavi, e gli studenti, provenienti da sei diverse Università, a cui è stato consegnato un attestato di partecipazione al campus.
Presente, infine, la dottoressa Daniela Patrizi, della famiglia proprietaria dei terreni su cui insiste il Porto di Pagliano, da tutti ringraziata non solo per la disponibilità assicurata rispetto al sito - pienamente concesso alla Soprintendenza, perché porti avanti i lavori di scavo, per dieci anni – ma anche per il fatto di essere sponsor dello scavo stesso: in un’epoca – come ha ricordato il dottor Bruschetti – in cui gli investimenti governativi in questo settore sono sempre minori (drasticamente ridotti a meno della metà, rispetto allo scorso anno, dalla finanziaria 2006) ed è dunque gioco forza dover contare sulle sponsorizzazioni private.

La campagna di scavo di questa annualità, che è stata possibile, economicamente, per la collaborazione tra istituzioni, Scuola di Etruscologia e privati, si è rivelata particolarmente propizia, non tanto per i reperti venuti alla luce, quanto perché ha permesso, con il lavoro successivo di catalogazione e di documentazione che gli stessi hanno consentito, di acquisire ulteriori elementi per la datazione dell’area portuale (rinvenuti monete, ceramiche, vetri del IV-V secolo d.C) e di confermare la probabile estensione del sito secondo le piante ipotizzate dal Mancini nel 1890, cosa che permetterà nelle successive campagne di scavo di estendere l’area in direzione del Paglia e del supposto tempio di Venere Vincitrice.
Non è ancora stata trovata, invece, nessuna evidenza dell’ipotesi, di cui il dottor Bruschetti è convinto - di una preesistente fase portuale etrusca.
Quello che è invece emerso ancora una volta come punto deludente e fastidioso di criticità, è stata l’ulteriore constatazione, attraverso gli scavi, di quanto, negli anni ’60, la presenza del cantiere dell’autostrada proprio nel sito archeologico del Porto, lo abbia danneggiato consistentemente: una testimonianza che non fa certo onore all’epoca del cosiddetto boom economico, in un periodo in cui il controllo sui Beni culturali era certo molto meno regolamentato e rigido, ma che al tempo stesso mostra, positivamente, come negli ultimi decenni l’attenzione e la sensibilità verso il patrimonio artistico-culturale sia notevolmente aumentata nel nostro Paese.

I risultati della campagna di scavo 2005

Storia delle ricerche