cultura

Luoghi contemporanei alla Piave. Foto e segni di Gianni Galassi

venerdì 20 maggio 2005
di Laura Ricci

Domenica 22 maggio a Orvieto, nelle sale della Palazzina Comando della ex Caserma Piave, la Galleria zerotre e la Risorse Per Orvieto inaugurano alle ore 11.00 la mostra "Luoghi Contemporanei, fotografie di Gianni Galassi".
Il progetto, curato da Liliana Grasso e Jonathan Turner, in collaborazione con Risorse per Orvieto S.p.A. e patrocinato dal Comune di Orvieto e dalla Provincia di Terni, è un lavoro di ricerca sul disegno urbano di Orvieto, non a caso allestito all'interno dell'ex Caserma Piave. L'intento è quello "di indagare l’inevitabile genesi di uno spazio diverso, un luogo nuovo, nato dalla fusione fra i colossali spazi della ex Caserma Piave, ora smilitarizzata, e la città. Un luogo contrassegnato dai rapporti reciproci tra i diversi soggetti che lo vivranno in funzione di una loro comune appartenenza. Un luogo di incontro vitale, con progetti, programmi e finalità ambiziosi; un polo in grado di dialogare con il mondo che dovrà mantenere e utilizzare le caratteristiche e l'eterogeneità che da sempre caratterizzano Orvieto. Abbiamo voluto cogliere i primi indizi, i segni premonitori del legame dinamico tra la città medioevale costruita sulla Rupe e la complessità del paesaggio contemporaneo. Volevamo che fossero i luoghi ad assumere un valore prioritario, a dettare gli stimoli, a giustificare la genesi di queste immagini fotografiche. Rappresentare, senza facili cadute nel banale o nel retorico, i legami della città del Duomo con la contemporaneità.

Il fotografo prescelto, per questa non facile e stimolante impresa, è Gianni Galassi, già protagonista a Orvieto della suggestiva rassegna "Linee d'ombra" nell'ottobre 2004 alla Galleria zerotre: fotografo noto per la sua ricerca di essenzialità e ben adatto, per la sua propensione al rigore per così dire settecentesco dei philosophes,piuttosto che al rischio di retorica di un facile romanticismo, a un'indagine di questo tipo, tutta giocata su un pensato intersecarsi tra la rilettura del passato, le possibilità che il presente offre e le sfide architettoniche del futuro.

“Ci fu subito chiaro che il progetto della galleria Zerotre si poteva sposare perfettamente con il compito affidato a Risorse Per Orvieto di rifunzionalizzazione della Piave - si legge nell'introduzione al catalogo di Franco Raimondo Barbabella - Questa operazione infatti ha senso solo se si parte dalla premessa che la rilettura della Piave in realtà è la rilettura della città e del suo territorio, in una chiave che metta in relazione stretta un passato denso di storia ed un futuro che si può cogliere, rappresentare e costruire: l’area della Piave deve diventare parte integrante della città antica ed esserne il fattore trainante, l’elemento di scatto delle sue capacità di proiezione in un futuro in gran parte già presente. Dal punto di vista urbanistico e architettonico, questo significa che andrà operata una rivisitazione che, utilizzando esperienze di altre città italiane ed europee ed abbinando sapientemente vecchio e nuovo, superi l’attuale natura anonima e spersonalizzante degli spazi per ricondurli al calore e alla vivibilità della città antica".
Una ragione ulteriore che ha spinto Risorse Per Orvieto ad aderire al progetto è la coincidenza tra l’apertura della mostra e l’approvazione del business plan, lo strumento base per tutte le operazioni di riuso dell'ex Caserma Piave, e dunque il fatto che la mostra ne rappresenti una prima e significativa iniziativa di lancio.

La validissima operazione di prefigurare anche un futuro culturale di questo tipo per la Piave - ossia di un contenitore che accolga anche forme d'arte contemporanea e che sia a sua volta arte per così dire architettonica degna di altre esperienze europee - come non può venire in mente, a questo proposito, il pur discusso Beaubourg che rifunzionalizzava gli antichi mercati di Parigi, o il fervore cultural-architettonico della Berlino del dopo muro? - questa "linea d'ombra" sicuramente illustre dell'incombenza della Piave, non deve far tuttavia dimenticare la qualità singolare del linguaggio fotografico di Gianni Galassi, del suo modo di connettere significante, significato e segno, ben colto, da un punto di vista prettamente artistico, dall’introduzione al catalogo di Jonathan Turner.
“Nella nuova serie di fotografie Luoghi Contemporanei - scrive Turner - Gianni Galassi ha utilizzato l’intera città come fosse il suo studio. Nel suo linguaggio visuale, l’ombra accidentale del ramo di un albero ha lo stesso valore di una grandiosa scalinata di marmo. Gli edifici vengono rappresentati nello stato in cui si trovano, quali parte intrinseca della vita quotidiana di Orvieto. Il Duomo, con le sue bande orizzontali di travertino bianco e basalto grigio, è volutamente astratto dal suo contesto religioso. Le stesse linee del complesso della ex Caserma Piave sono ridotte ad uno schema ideale. Il Duomo non interessa necessariamente Galassi per il suo ruolo di icona di Orvieto. Invece, rappresenta un schema grafico potente, un edificio che produce quella sorta di gioco lineare di ombre che fa parte della sua ricerca. Nella serie Luoghi Contemporanei, si rivela anche l’ironia intrinseca nel concetto di fotografia “senza tempo”. Lo dimostra il fatto che per Galassi, il momento giusto è solo ad una determinata ora, in una certa stagione e da un punto di vista specifico. Questa idea è parte della base concettuale del suo lavoro. La Fabbrica del Duomo di Orvieto, iniziata nel 1290, ha attraversato più di tre secoli, grazie alla velocità dell’otturatore della macchina fotografica, Galassi lo ha catturato per i posteri, in un austero bianco e nero, in una frazione di secondo.”

Sì... a una determinata ora, in una certa stagione, da uno specifico punto di vista... si tratta di quel momento quasi magico - magico ma non casuale, piuttosto costruito, pensato - di quel dettaglio minimo ma essenziale, singolare che Roland Barthes, impareggiabile interprete di segni, ha chiamato il punctum. E da Gianni Galassi, che di segni è valido e affascinante moltiplicatore, è ancora una volta una gemmazione di punctum che, credo a ragione, ci aspettiamo.

La mostra sarà visitabile fino al 31 agosto 2005, dal martedì alla domenica h 10-13 15-18.

I testi in catalogo sono di Jonathan Turner, Franco Raimondo Barbabella, Liliana Grasso.