cultura

Importante scoperta archeologica al Pozzo della Cava.

giovedì 16 ottobre 2003

La scorsa settimana, in occasione della manifestazione "Orvieto con Gusto", sono state aperte al pubblico, dopo quattordici mesi di lavori, le nuove grotte del Pozzo della Cava. Questo ha permesso di raddoppiare il percorso di visita del pozzo e di collocare il complesso archeologico tra i più importanti insediamenti ipogei del centro Italia.
Oltre alla bellezza e alla grandezza delle grotte (l'ultima del percorso raggiunge i 14 metri) e alla loro fruibilità (è uno dei pochissimi itinerari sotterra-nei italiani visitabili senza l'ausilio di una guida o di un accompagnatore esperto) ad accrescere notevolmente il valore dei nuovi ambienti è anche l'eccezionalità di una scoperta archeologica effettuata al loro interno.

Nonostante una infinita serie di riutilizzazioni e trasformazioni che rendono difficilissimo interpretare sia l'uso originario che le successive modifiche delle cavità, sono ben identificabili alcuni elementi ricorrenti, come vaschette, canali di scolo e fori passanti, su cui si sono sbizzarriti alcuni archeologi delle università di Perugia, Viterbo e Macerata, suggerendo le ipotesi più svariate, da un allevamento di animali ad una necropoli, da una enorme cisterna mai ultimata ad un insediamento abitativo, da una follonica ad una conceria, e qualcuno ha perfino avanzato l'idea di un impianto pseudo-termale.

Fortunatamente, però, come spesso avviene in archeologia, le conferme arrivano per analogia, e la presenza di due nicchie con una vaschetta late-rale, avvalorano la tesi della necropoli rupestre; strutture praticamente identiche si trovano infatti nelle tombe più antiche di Norchia, nel Lazio, che presentano anche altre analogie con le nostre grotte, come i solchi orizzontali lungo le pareti e una moltitudine di fori passanti attraverso il tufo. L'eccezionalità di una tale scoperta sta nel fatto che fino a qualche anno fa non erano mai state rinvenute, nel nostro territorio, sepolture risalenti al primo periodo di permanenza degli Etruschi ad Orvieto.

La presenza concomitante di sepolture arcaiche (antecedenti al V sec. a.C.) e di cisterne, cunicoli e pozzetti etruschi più recenti (V - IV sec. a.C.) conferma le ipotesi degli storici e degli archeologi ottocenteschi, che parlavano di un ampliamento della zona abitativa etrusca, inizialmente confinata alla sola parte centrale della rupe. Negli ultimi anni queste tesi erano state velocemente accantonate da alcune scuole archeologiche contemporanee, che hanno assegnato a via della Cava il ruolo di accesso del centro abitato già dai primi insediamenti, e non quello di originario avvallamento adibito a campi e sepolture, come volevano Fumi e Perali. Finalmente al Pozzo della Cava sono emerse le prove che i nostri antenati avevano ragione, con buona pace degli archeologi abituati a ragionare per assiomi.

Il nostro complesso ipogeo non è nuovo a storie del genere: già nel 1985, infatti, il rinvenimento di una fornace quattrocentesca ha dimostrato una produzione di maiolica ad Orvieto anche nel XV secolo, ritenuto fino ad allora il periodo buio della nostra ceramica.
Nel 2001, poi, il ritrovamento di una muffola rinascimentale ha aggiunto anche il '500 al disciplinare ceramico orvietano, facendo riscrivere un'altra pagina di storia della preziosissima maiolica "a riverbero" del centro Italia.
E non possiamo non ricordare che è solo del 1999 la scoperta (effettuata da parte del ricercatore orvietano Lucio Riccetti a seguito del rinvenimento di una lettera autografa di Antonio da Sangallo il Giovane) che il primo pozzo realizzato ad Orvieto su commissione di Papa Clemente VII fu quello della Cava e non quello di San Patrizio, come si era sempre creduto fino ad allora. Contemporaneamente venne alla luce che il tufo estratto dal Pozzo della Cava sarebbe stato in parte utilizzato per la costruzione di Palazzo Pucci, altro cantiere orvietano diretto dal Sangallo.

Ed ora è toccato agli etruschi ed alla storia della antica Velzna ricevere uno scossone dalle scoperte del nostro complesso ipogeo.
Tra gli altri ritrovamenti delle nuove grotte, comunque, non va dimenticato anche un secondo Pozzo della Cava, più piccolo e senz'acqua, il cui uso sembra condannato a rimanere nel mistero per sempre. Quando nell'800, infatti, fu realizzato il grande muraglione che sostiene la via sovrastante e che costituisce la parete destra delle nuove grotte del Pozzo della Cava, gran parte del tufo necessario fu estratto direttamente da queste cavità. Sono ancora visibili i segni dei cunei per l'incisione dei blocchi e le sfaldature del tufo dovute all'attività estrattiva, che ha cancellato gran parte delle testimonianze etrusche, medievali e rinascimentali presenti.
I primi visitatori (dato il poco tempo dalla apertura si tratta solo di alcune centinaia) hanno già dimostrato di apprezzare molto i nuovi ambienti e la loro risistemazione, avvenuta nel massimo rispetto dell'esistente.

Nel prossimo mese di gennaio inizierà l'ultimo dei cantieri del Pozzo della Cava, che darà all'intero percorso un nuovo ingresso ed un nuovo allesti-mento della zona espositivo-museale, ripristinando il grande arco sulla via con la vera del pozzo, come fu ordinato da Papa Clemente VII nel 1527 al momento del suo arrivo a Orvieto.