cultura

Siamo piccoli, ma cresceremo in fretta.

giovedì 2 ottobre 2003

Stefano Talamoni (nella foto) è da tre anni alla guida del Centro Studi Città di Orvieto, quella che negli auspici di tutti è il bozzolo rispetto alla farfalla - università. Il progetto di costituire un vero e proprio ateneo è in realtà già ben avviato come spiega in questa intervista Talamoni che, forse anche per scaramanzia, non vuol farsi chiamare rettore, ma semplicemente direttore. La scelta di affidare a lui il Centro studi non è stata casuale considerando i meriti acquisiti sul campo e l’esperienza maturata dal diretto interessato nel corso del tempo. Medico per formazione, Talamoni ha svolto per anni l’incarico di assessore alla cultura conquistando apprezzamenti unanimi grazie alla competenza dimostrata. Una stima che ha saputo mantenere ed anzi accrescere, nel ricoprire l’incarico di presidente del Consiglio comunale durante la scorsa consigliatura. Il Centro studi ha sede nel palazzo in piazza Duomo, già sede del vecchio ospedale e, per un’altra parte, nell’ex convento di San Paolo. L’ex ospedale è stato parzialmente restaurato e ci sono attualmente disponibili tre aule didattiche, ma si conta di trasferire tutto l’istituto in piazza Duomo non appena il restauro del piano terra e del terzo piano saranno completati.

Come è organizzato il Centro Studi Città di Orvieto?

Dal punto di vista giuridico si tratta di una fondazione di partecipazione costituita formalmente nel 2000, ma che aveva già cominciato ad operare nel 98. Questa particolare forma consente di avere soci fondatori e soci aderenti, ma anche di agire con grande flessibilità nei confronti dei soggetti esterni con cui realizzare singoli progetti. Tra I soci fondatori figurano il Comune di Orvieto e la fondazione Cassa di Risparmio. Entro breve tempo dovrebbe essere concluso anche l’iter per far entrare la Provincia tra I soci assimilati ai fondatori. Un passo in avanti per conferire ancora maggiore prestigio e credibilità a questa istituzione.

A cosa serve questa flessibilità?

Serve soprattutto a coinvolgere altri soggetti nelle nostre attività con conseguenze estremamente positive sia per il Centro studi che per le realtà, pubbliche o private che intendono collaborare con noi in alcuni settori. Da questo punto di vista posso fare l’esempio dei corsi di formazione post - lauream che stiamo svolgendo per formare trentacinque figure professionali specializzati nel campo delle telecomunicazioni, della tutela giuridica dei diritti d’autore ed altro ancora. Si tratta di un corso riservato a laureati in Giurisprudenza ed Economia e Commercio che è stato promosso dall’università privata Luiss con il sostegno di importanti partner privati come Telecom, Telepiu’, e Wind e a cui prendono parte anche altri atenei. In questo caso, la nostra organizzazione ci ha consentito di accogliere tale corso e di siglare un accordo con la Luiss che è finalizzato, per il momento, solamente ad esso. In senso generale si può dire che qualunque azienda o ente pubblico può entrare nella fondazione per dar vita a progetti formativi che sono indirizzati verso un preciso obiettivo.

Accanto ai master, c’è il corso di laurea in Ingegneria informatica e delle telecomunicazioni, di cosa si tratta?

E’ l’evoluzione del vecchio diploma universitario di ingengneria delle telecomunicazioni con cui avevamo un pò intrapreso la nostra attività. Noi ospitiamo il primo trienno e si tratta del primo corso di laurea in Ingegneria informatica attivato nel centro - Italia. Chi termina il triennio ad Orvieto può già entrare nel mondo del lavoro oppure decidere di proseguire con il biennio di specializzazione a Perugia che lo ha attivato da noi, oppure all’università romana di Tor Vergata. A tale proposito posso dire che sono in corso delle trattative piuttosto avanzate per poter ospitare l’intero ciclo quinquennale del corso di studi.

Arriviamo ai rapporti con l’ateneo perugino. Le resistenze dell’università umbra a decentrare i corsi nelle varie città è nota. Questo elemento quanto condiziona le vostre potenzialità di sviluppo?

Indubbiamente esiste una preoccupazione da parte dell’ateneo guidato dal rettore Bistoni di non incoraggiare oltremodo il moltiplicarsi di sedi universitarie che è sicuramente legittima. Nel corso dell’ultimo periodo si deve comunque constatare che il progetto di un ateneo umbro policentrico sta diventando lentamente realtà, sia con il Polo scientifico e didattico di Terni a cui va giustamente la priorità, sia anche con le sedi di Foligno, Spoleto, Assisi, Città di Castello ed Orvieto. Noi siamo fermamente convinti che la presenza universitaria orvietana non costituisca affatto una forma di concorrenza rispetto a Perugia, ma che rappresenti anzi una forma di arricchimento perchè siamo in grado di intercettare un’ampia fascia di studenti che, altrimenti, non si indirizzerebbero verso l’Umbria per la loro formazione universitaria

Da dove provengono i vostri studenti?

La metà circa degli iscritti viene da Lazio, soprattutto dalla provincia di Viterbo. Penso che statisticamente si tratterà di almeno il 55 % dei casi. Il resto sono umbri con un 25 % che risiede nel comprensorio orvietano ed un 25 % che viene dal Ternano, dall’Amerino e anche da qualche zona del Perugino come Città di Castello ed Assisi. Queesti ultimi casi rappresentano oltretutto un fenomeno interessante perchè questi ragazzi hanno deciso di scegliere Orvieto scartando Perugia sulla base del fatto che da noi è garantito un metodo di insegnamento ancora piu’ diretto di quanto non sia possibile fare a Perugia. In effetti le nostre classi rassomigliano molto piu’ a quelle del liceo che a quelle universitarie. Vorrei anche aggiungere che ultimamente è stata introdotta la figura del tutor per il triennio di Ingegnerie informatica. Alcuni docenti seguono con particolare attenzione gli studenti del primo anno nella preparazione degli esami piu’ complessi come Analisi matematica, Geometria, Fisica e Chimica con ottimi risultati per quanto riguarda il superamento degli esami stessi.

Coloro che esprimono perplessità sul possibile decollo del polo universitario orvietano sostengono che vi siete mossi troppo in ritardo rispetto alla fase in cui i grandi atenei hanno cominciato a praticare la politica del decentramento.

Io credo che ci siamo attivati esattamente al momento giusto, quando cioè si sono creati I presupposti reali per concretizzare davvero il decentramento che è un pò una conseguenza dell’autonomia universitaria introdotta nel 2000. La carta che noi siamo intenzionati a giocare anche nel futuro non è quella della competizione con gli atenei già affermati che per certi aspetti è comunque inevitabile, ma quella della collaborazione a livello umbro. In questo contesto si inserisce anche il progetto per la facoltà di Architettura per I centri storici e l’ambiente. Il nostro obiettivo sarebbe quello di ospitare il triennio ad Orvieto, in collaborazione con le due università di Roma ed anche quella di Perugia altre specializzazioni colmando così un vuoto storico relativo all’assenza di Architettura in Umbria. Si tratta di unn progetto che ha già compiuto rilevanti passi in avanti.

Quali sono gli altri insegnamenti attivi ?

Abbiamo numerosi corsi di specializzazione per laureati e master oltre a rapporti di collaborazione con le università americane che portano in città numerosi studenti statunitensi. Per quanto riguarda I master si tratta di quello in Stabilizzazione dei centri storic destinato a laureati in Architettura, Urbanistica e Geologia, quello in Pianificazione e gestionen dei centri storici minori, c’è poi il master in collaborazione con la facoltà di Veterinaria di Perugia, quello in Psicologia della Salute per laureati in Psicologia. A questi si aggiungono I corsi di Scrittura creativa che fanno parte della Scuola di Babele diretta da Corrado Augias e la Scuola di Etruscologia. Il numero complessivo di studenti è pari a 330 unità, 170 delle quali legate ad Ingegneria.

Quanto investe il Comune nel Centro studi?

Sicuramente cifre rilevanti. Solo la ristrutturazione dell’immobile ha avuto un costo pari ad un milione di euro mentre la gestione corrente è anch’essa di un milione di euro che servono per pagare il corpo docente, il personale e le varie utenze.

Quanti dipendenti ha il Centro studi?

Dipendenti diretti nessuno. Abbiamo stipulato solamente contratti di collaborazione.