cultura

Nel 1800 gli assassini nascondevano i cadaveri nel Pozzo della Cava

sabato 22 febbraio 2003
di m.c.
Nel volume "Come in alto, così in basso", presentato ieri al pubblico durante un interessante incontro tenutosi al Museo Faina, è contenuto un intero capitoletto sui pericoli che la rupe e le sue cavità hanno da sempre rappresentato per l’incolumità pubblica.
In particolare uno scritto del 1820 del delegato Apostolico che scrivendo al Gonfaloniere di orvieto denuncia:

"Illmo. Sig.re,
Mi viene riferito, che per codesta Città vi sono dei pozzi aperti, alcuni senz'acqua, ed altri con acqua, ma inservibili, che sono pericolosissimi, e luoghi opportuni per coprire delitti, specialmente quello della Cava profondissimo, che può dirsi piuttosto Caverna. Si compiacerà V.S. di riparare un siffatto inconveniente col chiudere i sud.tti pozzi, o col farvi fare sopra almeno una grata con respettiva, ed adattata Chiave. Mi darà in seguito conto della esecuzione, e con sincera stima mi confermo (illeggibile)
LI. 27 Aprile 1820
(illeggibile)
Delg.toAp.lico
D.M. Lolli
Sig. Gonf. Di Orvieto


"Molto significativa riguardo allo spirito con il quale gli Orvietani vivevano la presenza di guarnigioni straniere è l'informazione che ci fornisce l'Adami: il Pozzo della Cava venne chiuso in quanto vi erano stati gettati dentro i cadaveri di ben quattro francesi e si sa bene che in tal caso l'acqua potrebbe aver avuto problemi in quanto a potabilità" (Piccolomini Adami 1883, P.197, nota 1). **
[…]

"Ben più tragico, anche se mediato dal gergo tecnico, l'episodio alla base della delibera del 17 aprile del 1854 con la quale si decreta la chiusura di un pozzo in via della Cava Vecchia al numero civico 2, in pieno quartiere medioevale di fronte alla chiesa della Madonna della Cava***, collocato all’interno della casa “diruta” di Maria Bianca, vedova di Mastro Pietro. Un bimbo di 19 mesi, Mariano Baldini, si era avvicinato alla conserva in disuso e, cadutovi dentro, vi era affogato (ASO, Prot. 1854, B11, F67)".


La Redazione ringrazia Marco Sciarra, titolare del Pozzo della Cava, per la collaborazione