cultura

Giovanni Battista Negroni, l'alchimista orvietano

giovedì 20 febbraio 2003
di Sandro Bassetti
Giovanni Battista Negroni nasce ad Orvieto intorno al 1670, dal conte Giovanni Francesco, governatore del territorio per la Santa Sede. La probabile data della sua morte, in Orvieto, si colloca intorno al 1730. Nel 1698 Giovanni Battista, sposando una Ludovisi da San Casciano, comproprietaria della metà del Castello e del feudo di Monte Rubiaglio per eredità del principe Nicolò Ludovisi, ed acquistando i diritti ereditari, pari al residuo cinquanta per cento della proprietà, di Maria Paola, ultima dei Monaldeschi della Cervara, diviene l'unico proprietario del Castello di Monte Rubiaglio che è costretto a consolidare e restaurare per eliminare gli effetti del grande terremoto del giugno 1695.

All'epoca il borgo di Monte Rubiaglio conta 254 abitanti, di cui 138 uomini e 116 donne, costituenti 60 famiglie, di cui 45 intra castrum e 15 extra castrum. Le famiglie insediate fuori dal castello costituiscono il contado o, come si dice al tempo, dodici contrade: la Villa; il Poderuccio; le Caselle; le Terre Prese o di là dal Paglia; il Giardino; l'Olmaia; Corigli; il Belvedere; Soana; il podere del Beneficio; la Casa del Portone; il podere San Giovanni. Il conte Giovanni Battista Negroni, studioso figlio del suo tempo, è un valido alchimista e persegue la tesi tipica di questa arte: l'unione degli opposti, poiché esiste una sola materia prima nell'Universo che è trasformata da fatti esterni.

In fondo questo è l'attuale principio fondamentale della chimica enunciato da Lavoisier (1743-1794): "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Si getta quindi intensamente nella ricerca seguendo Dio, il massimo del positivo, ed il demonio, il massimo del negativo, poiché se Dio è colui che è, il demonio è colui che cambia il nome e la forma. A questo tipo di ricerca ne integra altre basate sull'alchimia, sulla botanica e sugli studi di fisiognomica umana-animale-vegetale di Giovanni Battista o Giambattista Della Porta.

Questi studi gli valgono il sospetto di stregone dal governo: è più sfortunato del suo maestro Giambattista Della Porta che ripara indenne presso il proprio protettore Luigi d'Este, ma meno sfortunato del più noto Cagliostro, morto in carcere nella fortezza di San Leo. Riesce dunque a sopravvivere poiché non sono emersi processi a suo carico né per stregoneria, né per altro. Per contro nulla è noto ad oggi sulla data, sul luogo e sulle circostanze della sua morte.

Egli non lascia molti segni delle sue opere e ciò è comprensibile dato che la santa inquisizione, vicina al suo termine, in quegli anni violentemente sferra i suoi ultimi colpi di coda: nella sola Val Poschiavina, in prossimità del passo del Bernina, nel 1697, ben 112 donne e 14 uomini vengono inquisiti e giustiziati sul rogo per stregoneria. I suoi parenti poi, funzionari dello Stato pontificio, alti prelati e cardinali, si affrettano a distruggere, dopo la sua morte nel 1730, tutte le sue opere, i suoi scritti, i suoi strumenti, i suoi ritratti: distruggono il laboratorio del Conte facendone murare gli ingressi; abbandonano il Castello di Monte Rubiaglio fino al termine della stirpe, che avviene nel 1882; cambiano la propria insegna araldica, per indicare una differenziazione da lui, sostituendo i due mori con due stelle e le frecce con una mezza luna, come è ancor oggi visibile in un balcone di un palazzo, una volta loro, in piazza Vivaria in Orvieto.

Indubbiamente l'opera del conte Giovanni Battista Negroni deve essere stata considerata estremamente negativa per la Chiesa, intesa come religione e come governo, da costringere i suoi congiunti a cancellarne ogni traccia, a dimenticarlo e disconoscerlo fino alla fine dei loro giorni avvenuta un secolo e mezzo dopo. Le tracce che il conte Giovanni Battista ha lasciato, od almeno quelle che i suoi parenti e successori non hanno provveduto a cancellare, sono pitture, sculture, costruzioni e oggetti: nulla dei suoi innumerevoli scritti è rimasto; ignoto è il luogo della sua sepoltura; sconosciuto è il suo volto poiché nessun busto o ritratto esistono per ricordarlo.

Queste poche tracce, però, sono sufficientemente valide per permettere di ricostruire abbastanza solidamente, se non le attività specifiche, almeno la linea di pensiero e di studio del Conte. Negli ambienti della magia il nome del conte Giovanni Battista Negroni è ancora noto principalmente per le attività di negromanzia e di stregoneria. Quanto segue si limita comunque a descrivere solo quanto di tangibile, visibile e leggibile che il Conte ha lasciato di sé, corredandolo di informazioni e traduzioni simbolistiche per una migliore lettura e comprensione di questi reperti.

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