cultura

Era di Orvieto il padre del giornalismo moderno

giovedì 23 gennaio 2003
Sicuramente tra gli orvietani piu' illustri, Luigi Barzini ( Orvieto 1874 - Milano 1947) è stato tra i maggiori giornalisti italiani ed è unanimamente considerato la prima figura dell'inviato speciale. Prima ancora di Luigi senior, il primo Barzini a diventare famoso fu il nonno Ettore che è ricordato ancora oggi come l'inventore dell'antropometro, cioè lo strumento usato per misurare l'altezza dei soldati.

Figlio del titolare di un'avviata sartoria orvietana, Luigi si avvicino' al mondo del giornalismo iniziando come caricaturista al giornale Fanfulla prima di approdare al Corriere della Sera, allora diretto dal mitico Luigi Albertini, dove ricoprì poco dopo l'incarico di inviato a Londra.

Il giornalista si mise particolarmente in luce nel corso della guerra dei Boxer (1900) in Cina. I reportage del giovane cronista orvietano erano scritti in uno stile semplice, scarno e, proprio per questo motivo, furono rivoluzionari nel contesto retorico del giornalismo dell'epoca.

La fama di Barzini inizio' in questo modo e, in seguito, lavoro' anche al Telegraph di Londra, giornale per il quale descrisse i funerali di re Edoardo ottavo. Ormai era diventata una stella del giornalismo moderno, quello che nasceva allora e che cominciava a rivolgersi alle masse. Nel 1907 compì un'impresa storica: il raid automobilistico Pechino - Parigi a bordo dell' insieme al principe Scipione Borghese ed il meccanico Ettore Guizzardi. Un'esperienza epica, per i tempi di allora, che descrisse nel libro.

Nominato baronetto dal re d'Inghilterra nel 32, e senatore del Regno nel 34, Luigi Barzini. Nel frattempo aveva lasciato il Corriere e fondato a New York il Corriere d'America vicino al regime fascista.

Durante la Repubblica di Salo' diresse l'agenzia di stampa Stefani dalle cui ceneri nacque in seguito l'Ansa. Oggi la città di Orvieto ricorda il suo illustre cittadino con un omonimo premio giornalistico e con una piazza dedicata al suo nome.

I rapporti con la città non furono pero' idilliaci. Il sindaco comunista di Orvieto impedì infatti, nel 1947, al feretro di Barzini di transitare per le vie della città e fu accompagnato al cimitero quasi di nascosto. Difficile in realtà sostenere che Barzini fu fascista. Di certo ebbe un figlio morto in un campo di concentramento. Continuatore dell'opera paterna fu Luigi junior, la cui carriera si è dipanata per anni con successo tra l'Italia e gli Stati Uniti.