cultura

L'Atletico Ghiacciaia visto dal protagonista

lunedì 28 ottobre 2002
di Alessandro Benvenuti
è il parlare sporco. L'anarchismo disorganizzato di un anziano che somiglia sempre più a una pentola a pressione con problemi alla valvola. Il desiderio di un antico ordine che sembra portatore di un desiderio inconscio di disordine. L'Atletico Ghiacciaia è una notte di fine ottobre, così innaturalmente umida e calda da sembrare estate. E’ il tempestio dei sentimenti e in sottofondo la musica sinfonica dei grilli. E' il candore immacolato della luna che con i ricordi porta instabilità emotiva, rabbia e recriminazioni. Parole sommate alle parole che da frasi si tramutano in larghi vortici. E’ forza centripeta/centrifuga. E’ Dentro e Fuori.

Implosione/esplosione. E Gino, il nostro eroe che ne è cantore primo, è megafono, manifesto, pennellessa e colore… e la tonalità preferita è il "verde bile". Gino tutto è fuorché politicamente corretto. I suoi discorsi non appartengono a nessuna fede politica. Lui, ormai, è solo un pensatore emorragico. L’Atletico Ghiacciaia è dedicato alla Toscana che crede di poter resistere nella sua poetica linea di confine. Alla Toscana che non si vuole arrendere ai suoi propri stereotipi più beceri e macchiettistici.

L'Atletico Ghiacciaia è un canto d’amore paesano. Ma è anche il racconto di com’era il calcio prima che l’ avvento massiccio della televisione lo deformasse in quella industria da forzati del look e del pallone che è diventato. L’Atletico Ghiacciaia è la mia dichiarazione d’amore a una terra che mangia tutti i giorni pane sciapo e sarcasmo e nella quale, accanto ai cipressi, crescono da sempre come piante spontanee gli sfoghi dei grulli.

L’Atletico Ghiacciaia è contemporaneamente una riscrittura quasi totale de "Il Mitico 11" che ha avuto come primi interpreti Novello Novelli (accompagnato da Fabio Forcillo) e Vito (accompagnato da Andrea Muzzi) e un omaggio alla figura di Gino, presente sia nella saga dei Gori, sia, come spirito guida e ispiratore, in "Gino detto Smith & la panchina sensibile". Gino, coprotagonista nei primi due episodi della trilogia dei Gori, è qui ripreso in mano da uno dei due autori (l’altro lo ricordiamo è Ugo Chiti). Lo scopo è quello di raccontare l’altra faccia di un personaggio che nella saga dei Gori resta, per dovere di drammaturgia, sacrificato nel giuoco di squadra familiare. Breve e conclusivo "Sfarfallio" storico/biografico

Coloro che ebbero diciotto anni a cavallo fra il ’68 e il ’77 praticarono, fra gli altri "sport", anche quello dell’uccisione sistematica del padre in senso figurato, preferendo al proprio, altri e più famosi padri putativi. Molti dei miei amici e coetanei scelsero Mao, Che Guevara, Marx o Lenin. Altri si affacciarono sul belvedere opposto. In tal modo, più tardi, tutti quanti si ritrovarono orfani di più di un padre. Da ciò la considerazione che alla fin fine la scintilla vera scaturisce sempre e solo in famiglia e il segreto della riuscita o no della tua vita è consegnata alle "Sacre Scritture" del DNA. Se non sai leggere quelle, difficilmente imparerai a leggere tutto il resto. Nell’Atletico Ghiacciaia convivono e si intrecciano fino a perdere i propri confini, i sentimenti di un padre e di un figlio. Il padre è l’ispiratore e il figlio prova, attraverso l’arte della scrittura e poi della recitazione, a rivivere l’emozione di quel mondo "genitale" sempre più apparentemente lontano dal suo, ma nel quale ha visto per la prima volta la luce.