cultura
Fausto Cerulli, Franz Innerrhofer e Orvieto
martedì 12 febbraio 2002
di Fausto Cerulli
Lettera a Franz.
Caro Franz, mi stai aiutando a rivalutare Orvieto. Questa città alta e strana che è amata senza saperlo da persone come te
e, tanto per fare un altro nome delle tue parti, da Ingeborg Bachmann; e non sapendo di essere amata, Orvieto spesso non
ricambia l'amore. Questa volta stanno accadendo coincidenze strane, quasi da favola austriaca, tu mi intendi. In quel mio intervento su questa orvietonews, che non so se era un necrologio o un omaggio a un'Orvieto nascosta e non scomparsa, lanciavo una
specie di provocazione: mi chiedevo se l'Istituto Storico Artistico Orvietano era disposto a prendere in esame la tua figura, il
tuo trovarti bene in questa Orvieto Storica, Artistica, e orvietana.
A questo punto accade l'imprevisto: l' Istituto raccoglie la mia provocazione, e la trasforma in impegno culturale; mi telefona Giuseppe Della Fina, persona schiva, di molta cultura, e di quasi impercettibile ironia, che all'Istituto è il factotum e fa bene. Della Fina ha letto il mio intervento e mi ha preso in parola: se riusciamo a trovare una copia di quel tuo libro, caro Franz, Della Fina si impegna a trovare il modo di farlo tradurre in italiano e di curane la pubblicazione. Ma non basta, le coincidenze incalzano, la favola viennese continua a srotolarsi. A mezza notte, per posta elettronica, una mia amica che ha letto il mio intervento mi fa sapere
che possiede una copia del tuo libro, caro povero Franz; e mi chiarisce che si tratta di una commedia, che è stata messa in scena ad Innsbruck ed a Vienna. E che dovrebbe avere per argomento o per sfondo o per ispirazione questa Orvieto troppo spesso
impaniata in faccende di bottega, e a cui fa bene, ogni tanto, qualche fugace bagno di cultura senza gastronomia.
Non so come proseguirà questa favola strana, caro Franz: quello che magari m'intriga e un po' mi inquieta è il pensare che se non ci fossimo persi di vista, se ognuno non si fosse affogato nel suo mare, forse avrei ripensato già prima a quel tuo libro; e ne avremmo parlato, magari all'ombra di un ombra di quel buono. E magari saresti ancora vivo: sentendoti riamato da un paese
che amavi.
Caro Franz, spero che comunque questo omaggio, ancorché postumo, vada avanti.
E, tanto per riderci sopra come ci piacque, non ti sembra un segno del destino che questo riscoprirti amato da Orvieto, capiti
proprio per S. Valentino? La terra ti sia leggeram caro Franz: e sopra cresca, mi capisci, l'alloro e la vite.
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