cronaca

Ciao Sergio, "Sit tibi terra levis"

venerdì 25 maggio 2018
Ciao Sergio, "Sit tibi terra levis"

Cinque figuranti schierati sul sagrato della cattedrale e tanti orvietani hanno voluto salutare giovedì 24 maggio in Duomo, Sergio Riccetti, presidente del Collegio dei Decani del Corteo Storico di Orvieto e per tanti anni Conestabile dei Cavalieri. Breve e commovente il discorso tenuto nel corso della cerimonia dal presidente dell'Associazione "Lea Pacini" Silverio Tafuro in suo ricordo:

Ho preferito scrivere poche parole in ricordo di Sergio Riccetti, pur essendo abituato a parlare in pubblico a braccio, per non essere tradito dall’emozione in considerazione dell’amicizia che mi legava a Sergio, sin da quando sono arrivato in Orvieto nel 1982. Ho conosciuto Sergio che già indossava il vestito del Conestabile dei Cavalieri, vestito che ha dismesso per un solo anno, l’anno della uscita dei Cavalieri a cavallo, per poi riprenderlo l’anno dopo e portarlo, ininterrottamente, sino al 2005.

Sergio era l’immagine del Nostro Corteo in Italia e nel Mondo ed i cineoperatori stranieri che arrivano ed arrivano da tutte le parti (tedeschi, cinesi e giapponesi) cercavano, da sempre, solo lui, che non comprendendo il perché, si trincerava dietro il suo grande sorriso. Riprendo, al riguardo, volentieri una immagine tratta dal bellissimo articolo che Gabriele Anselmi gli ha dedicato ieri sulla pagine di Orvietonews: vedere Sergio scendere come Conestabile dalle scale del Duomo, a capo scoperto, ed attraversare la piazza a capo dei suoi cavalieri, imponente nel passo e nella figura, rimarrà, per sempre, un momento indelebile nell’immaginario di tutti i figuranti del corteo e di tutti i cittadini ed ospiti della Nostra Orvieto.

Maniacale nelle abitudini, viveva tutto l’anno per questa uscita, tagliando la barba solo all’indomani dell’uscita del corteo stesso: alle 06,00 della giornata del “Corpus Domini” era dal barbiere per preparare capelli e barba, abitudine che non ha smesso mai neanche quando non ce la faceva più ad uscire; indi, preso il secondo caffè presso il bar preferito , veniva da noi di buon’ora, alle 07,00 per iniziare quello che lui chiamava il rito della vestizione, fulgidissimo esempio per tutti i figuranti e per le nuove generazioni, che lo seguivano come cavalieri, scudieri ed altro.
Il mantello, di colore nero, ne mascherava l’anima di uomo buono, mite e prodigo di consigli, per tutti.

Da qualche tempo era solito uscire molto presto, all’incirca alle 05,30/06,00, per il caffè e fermarsi, in attesa del pranzo con la compagna della vita, prima da Perali, in Via del duomo, e poi sulla panchina, di fronte casa. Più di un sabato mi sono fermato con lui su questa panchina e non c’era uomo o donna che passasse, venendo dal mercato, che non lo salutava, a testimonianza di un uomo, conosciuto e stimato da tutti per la sua umanità e per non essere un personaggio.

Nominato da subito, Presidente del Collegio dei Decani sin dalla nascita dell’Associazione "Lea Pacini", avvenuta nel 1991, mentre la Signora Lea muore nel 1992, ne seguiva, con piglio ed autorità, le sorti, sino a quando le condizioni di salute glielo hanno permesso, informandosi su tutti gli accadimenti che avvenivano ed essendo consultato su tutte le scelte della nostra Associazione.

Al riguardo tengo a sottolineare, che il Collegio stesso non ha mai provveduto, anche se più volte sollecitato, alla nomina di un V.Presidente, per onorarne la figura nel tempo. Simbolo di una città che non c’è più, anche a ricordo del lavoro svolto per una vita, l’ha attraversata con il suo passo lieve, ma al tempo stesso, fermo ed imponente. Ti salutiamo compagno di viaggio, guardandoti camminare appoggiato al tuo bastone (e quanti ne aveva), con "il sole che rimbalza sui sampietrini smaltati dall’acqua" per riprendere ancora una immagine molto bella di Gabriele Anselmi.
Orgogliosi di averti conosciuto, non ti dimenticheremo mai più.
Ciao Sergio, "Sit tibi terra levis".