cronaca

#UJW25 Il diario di Elio Taffi - Quarta giornata: splende il sole e regna la musica

lunedì 1 gennaio 2018
di E. T.
#UJW25 Il diario di Elio Taffi - Quarta giornata: splende il sole e regna la musica

Finalmente il sole! Nell’ultimo giorno dell’anno, in previsione del cenone luculliano intendo contenermi per la colazione mattutina; mi affido al Ristorante Capitano del Popolo, Valentina sa come conciliare gusto e salute: un caffettino leggero ed una inoffensiva ma deliziosa girella sono il top.

Da sempre Elio Taffi destina il 31 all’appuntamento col Jazz Lunch del Ristorante Al San Francesco, di sicuro il mio evento più atteso di Umbria Jazz Winter.

Al San Francesco sanno coniugare splendidamente la buona tavola con la musica di qualità e, naturalmente, questa venticinquesima edizione non farà eccezione.

Little Freddie King Blues Band è quanto di più potevo auspicarmi; il re del blues, from New Orleans, è un protagonista stimatissimo del genere che mastica con una padronanza tale da far sembrare tutti gli altri dei dilettanti. Mi piace ricordare che un suo concerto del 2003 nel French Quarter di New Orleans è stato conservato negli archivi della Library of Congress come testimonianza fra le più elevate della cultura americana da tramandare alle generazioni successive.

I brani sono lunghi, solenni, talora melensi, ossessivi, ripetitivi; quasi tutti in La Maggiore, tonalità che anche se associata ad un ritmo moderato sa trasmettere notevole vitalità. Soul Serenade è un capolavoro assoluto, struggente nella sua grezza sensibilità; il tema principale, di otto battute, è ripetuto eguale ben 8 volte mandando in loop emotivo tutta la platea. Strepitoso Robert Louis di Tullio Jr., all’armonica, che segue le evoluzioni melodiche contorcendosi lentamente in figurazioni che sfidano le possibilità plastiche del proprio corpo; altrettanto indimenticabile “Wacko” Wade Wright, il quale infierisce sulla batteria con movenze ingessate da bradipo pur scatenando una pulsione ritmica feroce. “Do da Duck qua qua” è una composizione ironica e brillante che scatena l’entusiasmo degli spettatori, “Two Days Two Nights” è una ballad tenera e melanconica che mi convince ad acquistare il cd del gruppo.

Per la parte gastronomica, il San Francesco mantiene fede al consueto eccellente standard qualitativo, raggiungendo l’apice nei rigatoni pomodoro e pecorino cotti perfettamente al millesimo di secondo e nel maialino al forno.

Il Re del Blues, al termine di una generosa performance, saluta tutti con affetto poi indossa un collarino protettivo; mi informerà che si tratta di un presidio che utilizza dopo un terribile incidente stradale patito negli Usa e risalente allo scorso ottobre. I migliori Auguri, Little Freddie!

Il mitico Jazz Lunch non tradisce mai!

Appena fuori, mi dirigo rapidamente verso il Pozzo della Cava; concludo sempre l’anno con la visita al Presepe nel Pozzo concepito ed allestito dalla famiglia Sciarra. Non starò qui a descriverne la storia, per altro di delicata bellezza quella di quest’anno; aggiungo, semplicemente, che reputo tale intuizione una magnifica peculiarità della nostra città, capace di donarle ulteriore interesse. Incredibile la solita, ma non per questo meno apprezzabile, cura dei dettagli e la armoniosa congruità dell’intera realizzazione.

Ultimo appuntamento della giornata, la cui coda anche Elio Taffi merita di trascorrere in famiglia, è il concerto “natalizio” di Bosso.

Al Palazzo de Popolo, in una Sala dei Quattrocento gremita all’inverosimile, Fabrizio Bosso (tromba), Julian Oliver Mazzariello (pianoforte), Jacopo Ferrazza (contrabbasso) e Nicola Angelucci (batteria) ripropongono i classici motivi di atmosfera natalizia trasfigurati con la loro sensibilità jazz. Il cd Warner Bros “Merry Christmas Baby” è uno dei regali natalizi più gettonati di quest’anno; la qualità, indubbia, degli arrangiamenti e delle improvvisazioni strappano applausi vigorosi e prolungati; “Silent Night” è una perla: probabilmente non l’abbiamo mai ascoltata con una veste così matura e consapevole.

Da quanti anni sei ospite di Umbria Jazz Winter, Fabrizio?
Ma pensa che la prima volta in cui ho suonato a Perugia avevo 21 anni, con Maurizio Giammarco per un tributo a Chet Baker in occasione dell’uscita di un libro di memorie; facemmo una serie di concerti e quella fu la prima volta a UJ, ero proprio un pischello.

Come sei arrivato alla tromba?
Mio papà era un trombettista, non professionista, che suonava nelle bande e nelle big band; all’inizio la cosa partì per imitazione fino a crederci via via sempre più.

Quando hai avuto la sensazione che questa sarebbe stata la tua vita?
Abbastanza presto, in pratica quando mi hanno portato in Conservatorio. Avevo 7 anni e, sebbene mi avvertirono della difficoltà del percorso, io accettai di iniziare. Mi sono diplomato in tromba a Torino.

Un artista importante come te è preceduto dalla fama che ha meritatamente guadagnato; il pubblico è sempre così entusiasta di ascoltarti. Come valuti oggi gli applausi rispetto a dieci, quindici anni fa? Sono diventati un po’ scontati rispetto ad un tempo?
No, gli applausi non sono mai scontati perché ogni volta che suoni, che esegui un assolo, una ballad, ti aspetti di comunicare qualcosa di tuo al pubblico. Un modo per capirne l’effetto è sicuramente l’applauso. A volte non è neanche detto perché la gente può essere magari intimidita da qualcosa di particolarmente forte e magari non se la sente di battere le mani. Ho sempre vivo in me l’esempio del live in Tokio di Keith Jarrett nel quale, alla fine di “Mona Lisa”, una versione stupenda, il pubblico rimase in perfetto silenzio per almeno dieci secondi prima di scattare in una straordinaria ovazione. Certo, quando suoni in maniera più muscolare ti aspetti che dal pubblico arrivi una risposta energica.

Per il 2018, cosa ti aspetti?
Semplicemente di continuare a suonare con i gruppi che più mi appagano; ci sono tante, tante cose da fare. Registreremo qualcosa ma stiamo ancora decidendo se fare prima quello con la big band o col quartetto.

Per ultimo, di chi è stata l’idea del repertorio natalizio?
Io volevo fare questo disco da anni, ma spesso arrivavamo a ridosso del Natale e non c’era il tempo di realizzarlo. Poi, è mancato in qualche occasione anche un po’ di coraggio. Finché non mi è stato proposto da un discografico della Warner ed allora ho accettato subito. Ci siamo divertiti un sacco, è stato un progetto facile, divertente ed appagante al tempo stesso e ne siamo contenti.

Mille auguri, maestro!

Con ciò chiudo qui il mio quarto resoconto. Ho propria voglia di sdraiarmi sul divano e di leggere, perché no, l’elegante brochure di questa splendida edizione di Umbria Jazz Winter, con la gioia sincera di aver visto una grande partecipazione popolare a tutti i concerti sinora realizzati.

Auguro di cuore ai miei gentili lettori, ed anche a coloro che non hanno mai letto un pezzo di Elio Taffi, un nuovo anno di pace, armonia e prosperità.

Buon 2018 a tutti, proprio a tutti.

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