Nuovo impianto a Le Crete, la città insorge
Ha un nome e un numero la determinazione regionale che sta facendo gridare allo scandalo e animare la rivolta degli orvietani contro la Regione Umbria. Con l’atto 283 del 18 gennaio scorso dalle stanze dei bottoni di Perugia si è deciso di approvare il “Progetto di realizzazione di un nuovo fabbricato per la maturazione e lo stoccaggio del compost di qualità – Loc. Pian del Vantaggio 35/A – Orvieto” proposito da “Società S.A.O. Servizi Ambientali Orvieto S.r.l.”.
I tecnici della regione - come si legge nell’atto allegato - sottoscrivono con chiarezza il fatto che l’ampliamento “non comporta impatti significativi e negativi sull’ambiente”. Ma questo non basta certo a fermare i tanti orvietani che non vedono di buon grado l’ennesimo ampliamento del sistema di lavorazione della discarica Le Crete.
“E’ un sonoro schiaffo quello che la Regione ha dato a tutta la nostra comunità - spiegano dal comitato SaveOrvieto -. Ma del resto perché non avrebbe dovuto darlo. Hanno portato via il Tribunale, hanno portato via la Asl, il nostro ospedale non ha mai avuto il ruolo che era stato promesso, hanno fatto una legge elettorale che ci impedisce di avere una rappresentanza nel consiglio regionale. Si trovano di fronte una forza politica di maggioranza relativa che non ha alcuna egemonia ma che anzi è piegata su se stessa per capire se è meglio cacciare il sindaco o rivendicare qualche assessore per il partito. Dum PD consulitur, Orvieto expugnatur”
“Correranno - annunciano dal Comitato dei Cittadini - fiumi di camion pieni di monnezza, provenienti da qualunque parte, per fare il compost di qualità alla discarica Le Crete. La Regione dell’Umbria e una classe politica che negli ultimi 30 anni non ha saputo mai dire un no secco al sacco di Orvieto, è come se avesse avallato l’idea che il futuro di una città come la nostra fosse legata ad un progetto di sviluppo che avesse al centro, non il nostro paesaggio, non le nostre ricchezze storiche e artistiche, non la nostra produzione tipica, non lo sviluppo turistico ma la monnezza. L’Umbria non riconosce la nostra peculiarità, la nostra storia, la nostra agricoltura, il nostro vino, la nostra vocazione”.
Non manca la stilettata alla Regione per il suo atteggiamento “protettivo”. “Se tutto il tempo speso dalla Regione per tutelare questo progetto privato di SAO-ACEA - dice SaveOrvieto - fosse stato speso per creare un progetto di sviluppo per la Caserma Piave, per la valorizzazione del nostro prodotto, per agevolare il territorio sulla grande ricettività, la nostra sarebbe una città ricca e felice. Noi di SAVEORVIETO non ci stiamo, questa non è la nostra Regione”.
“Gli orvietani - mette in chiaro il Comitato - devono capire che quel progetto sul compost non è fattibile se non con l’acquisto di rifiuti fuori regione. Devono capire che il business sarà solo per l’azienda e non il territorio. Devono capire che l’unico posto di lavoro che si potrà offrire ai nostri figli è quello di spalare e accumulare rifiuti”.
“In una fase in cui lo Stato si ridefinisce, in cui molti stanno ragionando per una razionalizzazione delle Regioni (pozzi senza fondo dello sbilancio dello Stato) andando verso la realizzazione di macroregioni, bene - concludono -, allora forse sono maturi i tempi per disconoscere quella Regione matrigna e immaginare il nostro futuro in una realtà amministrativa più affine alla nostra e che ci consideri più per le cose che abbiamo che per i rifiuti che possiamo accumulare”.
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