cronaca

Sindacati in trincea: cancellato l’Ica, si procede alla chiusura del carcere

martedì 17 gennaio 2017
Sindacati in trincea: cancellato l’Ica, si procede alla chiusura del carcere

Si erano precipitati a rotta di collo per via Roma a puntualizzare e rassicurare che il carcere di Orvieto non avrebbe mai chiuso e tantomeno che la struttura dell’Istituto a custodia attenuata (Ica) sarebbe stata smantellata. E’ bastato aspettare quindici giorni del nuovo anno e quelle che erano domande riversate sul fondo di un articolo sembrano ora diventare l’amara realtà dell’ennesimo déjà vu orvietano.

E pare proprio che le parole della politica locale e nazionale e le flebili rassicurazioni della direzione carceraria sono servite a ben poco. Anche l’impegno dell'onorevole Verini di reperire i fondi per mantenere attivi i laboratori artigianali si è rivelato poco consistente.

Ora ad annunciare lo stato di agitazione e diverse azioni di protesta sono i sindacati che rappresentano gli agenti di Polizia penitenziaria.

L’indignazione di Fabrizio Bonino, segretario nazionale del Sappe parte dalla presa d’atto “del totale cambiamento di rotta e di obiettivi della Direzione dell’Istituto a Custodia Attenuata di Orvieto, che ha ritenuto di dover chiedere al Provveditorato Regionale di riconvertire il carcere a Casa di Reclusione a media sicurezza”.

Il sindacato sottolinea anche il fatto “della condivisione di tale (a nostro modesto parere) “scellerata” decisione da parte del Provveditore Regionale per l’Umbria e laToscana, dottor Martone che ha inteso assecondarla, condividerla ed inoltrarla al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (che a fronte di queste Autorevoli richieste senz’altro accetterà incondizionatamente), chiedendo di fatto la riconversione da Custodia Attenuata a Reclusione”.

“Preso atto della totale arbitrarietà della decisione assunta dal Direttore di Orvieto e dal Provveditore, senza ritenere opportuno informarne le organizzazioni sindacali, le Istituzioni, la Magistratura di Sorveglianza e soprattutto il personale dipendente”, il Sappe “Esprime L’assoluta contrarietà alla decisione intrapresa che, si ritiene, possa mettere a rischio, in un futuro più o meno prossimo, l’esistenza stessa del carcere di Orvieto”

Per questo è stato proclamato “lo stato di agitazione del personale aderente a questa sigla e si riserva - come scrive Fabrizio Bonino - di adottare ogni utile e legittima iniziativa di protesta volta alla risoluzione della gravissima problematica, chiedendo l’immediata apertura di un Tavolo di trattativa presso l’Ufficio del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, avente per oggetto il “fallimento” del progetto Ica con l’individuazione delle relative responsabilità”.

Per comprendere cosa ci sia dietro la decisione di ritrasformare il carcere di Orvieto da Ica a semplice casa di reclusione bisogna anche evidenziare il fatto che: se per essere Ica servivano i laboratori artigianali ai quali sono stati tolti i fondi, per essere casa di reclusione serve un numero di celle capace a garantire il minimo di spazio vitale previsto per legge. Ergo: tolti i soldi ai laboratori la direzione si è potuta permettere di chiedere la riconversione. Ora il carcere di Orvieto ha le “misure” per garantire il minimo di spazio vitale previsto per legge?

Ad andreottiana memoria: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Non sarà che ora mancheranno le “misure” per garantire il minimo di spazio vitale previsto per legge? Non sarà che si è trovata la strada per chiudere il carcere di Orvieto?

 

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