cronaca

Caso Sabatini: rinvii e prescrizioni distruggono il processo penale. La giustizia grida vendetta

venerdì 1 maggio 2015
di G. An.
Caso Sabatini: rinvii e prescrizioni distruggono il processo penale. La giustizia grida vendetta

La giustizia italiana mostra - se ancora ce ne fosse stato bisogno - l’ennesima falla nella tutela delle vittime. Nelle settimane scorse si è celebrata al tribunale di Terni la penultima udienza del processo a carico di Luigi Sabatini, il family banker accusato di aver truffato i suoi clienti.

Penultima, perché è stato il giudice ad annunciare che nella prossima udienza del 14 luglio si arriverà alla sentenza. Un traguardo atteso per le vittime e i loro parenti che sperano nel risarcimento, ma invece la burocrazia giudiziaria riserva sempre delle inaspettate, quanto amare, sorprese.

La Storia A vestire i panni del “cattivo” è l’ex family banker di Mediolanum, Luigi Sabatini, ovvero l’ex sindaco di Montecchio che nei primi mesi del 2009 venne smascherato da un’indagine degli ispettori bancari e dei carabinieri del paese.

Contando sulla buona fede dei suoi clienti, per la maggior parte persone anziane o parenti, era riuscito a far transitare su altri conti correnti i soldi che gli erano stati affidati. Qualcuno, però, intuì che nel conto corrente di famiglia alcuni movimenti non tornavano e chiese lumi ai vertici della banca, solo a quel punto scoprirono il sistema con cui Sabatini era riuscito a trasferire i soldi su altri conti.

Il valzer dei processi Da quella “maledetta primavera” del 2009 sono passati ormai sei anni e una decina delle vittime di Sabatini - in sostanza i clienti che gli avevano affidato somme sostanziose anche di centinaia di mila euro - ancora aspettano di avere giustizia.

Dopo i primi tre anni di rimpalli sulle competenze, il processo prese il via nel palazzo di giustizia di Orvieto, ma poco dopo il Tribunale è stato cancellato e le udienze trasferite a Terni. Nei successivi tre anni sono cambiati giudici e Pm, sono stati ascoltati quasi un centinaio di testimoni e si sono celebrate una ventina di udienze caratterizzate da rinvii e prescrizioni.

L’ultima in ordine di tempo si è celebrata lo scorso 21 aprile con la richiesta del Pubblico ministero di una condanna per l’imputato di un anno e qualche mese. La discussione è stata fissata per il 14 luglio scorso ed entro il 30 giugno le difese dovranno produrre delle nuove memorie.

Misteri della legge Il peggio, si sa, è sempre dietro l’angolo ma quando le sorprese peggiori si manifestano all’interno di un aula di tribunale il giudizio verso chi è chiamato ad amministrare la legge diventa alquanto compromesso. Le vittime di Luciano Sabatini hanno sgranato gli occhi quando hanno sentito con le loro orecchie che la richiesta di un anno di reclusione, esposta nell’udienza del 21 aprile dal nuovo Pm, era più bassa di quella rifiutata nell’iniziale proposta di patteggiamento.

All’inizio della vicenda giudiziaria i legali di Sabatini scelsero la via del patteggiamento promuovendo una conclusione anticipata del processo “in cambio” di una condanna poco superiore ai 2 anni. La richiesta venne rigettata in quanto ritenuta troppo esigua rispetto ai reati commessi dal Sabatini. Ma dopo tutti questi anni molti dei reati commessi dall’ex family banker hanno raggiunto la prescrizione e dunque se prima 2 anni erano troppi, ora un anno è il massimo che si può prevedere.

Risarcimenti: dal danno alla beffa Se la condanna si riduce almeno le vittime potranno ottenere il risarcimento, sussurrerebbe il buon senso. Ma anche questo è noto: molte volte il comune buon senso non corrisponde all’effetto prodotto dall’applicazione delle norme. Se si riducono i reati anche la prospettiva delle vittime di ottenere il risarcimento danni deve contrarsi. Il rischio è reale e preoccupante: chi ha perso anche centinaia di migliaia di euro potrebbe riavere soltanto qualche migliaio di euro.

E pensare che la via del processo penale era astata quella caldeggiata e consigliata da tutti. Addirittura anche dalle associazioni di tutela dei consumatori con tanto di onorevoli proti a metterci la faccia quando il Caso Sabatini aveva la roboante efficacia di uno scandalo a portata di “paladini della legalità”. Ad oggi sarebbero soltanto un paio i clienti di Luigi Sabatini che hanno ottenuto giustizia e soprattutto riavuto i soldi indietro con tanto di interessi. E lo hanno fatto grazie al processo civile.

Considerazioni a margine Burocrazia canaglia o “qualcuno poteva fare di più”? Non ci si può girare intorno, farlo potrebbe apparire al quanto forzato. Nelle carte del processo Sabatini ci sono molti particolari che saltano all’occhio. Uno dei tanti quello in cui l’ex family banker racconta - quindi confessa - come era riuscito a compromettere le finanze di alcuni parenti.

Ora chi lo spiega “il senso della giustizia” a queste persone che ormai ultra ottantenni hanno perso tutti i soldi guadagnati in una vita e ne riavranno soltanto una misera parte? Avranno ancora la forza per un’altra impresa processuale in sede civile? E la pazienza per attendere il terzo grado di giudizio del processo penale?

Ma soprattutto i loro parenti, le generazioni future di queste famiglie che sentiranno raccontare del processo Sabatini riusciranno mai ad avere ancora fiducia nella legge, nella giustizia e nelle istituzioni? In fin dei conti la legge è uguale per tutti….. O forse no?