cronaca

L'alluvione sette giorni dopo. La gente, le domande, i fatti, le speranze, le azioni concrete, la solidarietà, la rabbia

lunedì 19 novembre 2012
di Monica Riccio
L'alluvione sette giorni dopo. La gente, le domande, i fatti, le speranze, le azioni concrete, la solidarietà, la rabbia

Sono passati sette giorni dal lunedì nero di Orvieto, da quel 12 novembre in cui, alle prime luci del giorno, il fiume Paglia ha esondato, allagando varie zone di Ciconia in località La Svolta e buona parte di Via Angelo Costanzi allo Scalo. Sette giorni difficilissimi, in cui gli orvietani hanno fatto i conti con la dura realtà, con la conta dei danni e con la calda e forse inattesa risposta dei propri concittadini: tutti, dai più giovani ai più anziani, pronti a dare una mano. Erano circa le 7,20 di lunedì 12 novembre quando un'onda di fango e acqua ha sommerso vie e quartieri; dalle 5,30 della mattina il ponte dell'Adunata era stato chiuso al traffico veicolare e pedonale, le acque erano infatti salite sopra i 7 metri e la situazione stava, di ora in ora, precipitando.

In quelle ore, nella zona del ponte, l'acqua è cominciata a salire, sarebbe poi arrivata in breve, al culmine dell'esondazione, a oltre 9 metri di altezza. L'Assessore all'Ambiente e alla Protezione Civile, Claudio Margottini, nel corso di una riunione ha spiegato, con il supporto di dati tecnico-scientifici, cosa è avvenuto la mattina di lunedì 12 novembre sul vasto territorio che va dall'Amiata ad Orvieto, battuto violentemente e con conseguenze catastrofiche da 30 cm di acqua. "Un quantitativo - ha detto - che, per la sua conformazione geologica, si è rilevato catastrofico per il territorio orvietano. Purtroppo, data l'eccezionalità dell'evento, i sistemi regionali di allarme meteo non hanno consentito la previsione del fenomeno per la sua reale intensità".

"In conseguenza di ciò - ha precisato - vi è stato un impatto violento sul territorio dove l'acqua ha invaso aree che secondo le cartografie di inondabilità del piano di assetto idrogeologico dell'Autorità di Bacino non dovevano mai essere alluvionate. Durante tutto il fine settimana e per il lunedì mattina, l'allertamento della Protezione Civile Regionale su Orvieto relativamente alle precipitazioni era classificato come 'moderato' e, dalle 5,03 di mattina, veniva segnalata una fase di pre allarme. Ciò significa che ad Orvieto non c'era la possibilità di prevedere la portata reale del fenomeno". Il dato di fatto, come ha aggiunto, è che nella fase di picco sarebbero transitati circa 2 mila metri cubi al secondo di acqua, arrivati in tempi veloci, con la piena del Paglia che si è attestata a 9,5 metri sopra il livello di guardia. Oltre 80 le aziende danneggiate, con circa 50 milioni di euro di danni diretti, a cui si devono sommare danni importanti ad almeno 20 appartamenti. E poi danni minori ma comunque dolorosi per moltissime famiglie, e danni indiretti e secondari al sistema produttivo, giacché le aziende in ginocchio non solo avranno bisogno di tempo notevole per ripartire, ma dovevano somme ad altre aziende che, indirettamente, risentiranno del disastro. E ancora non meno di 50 milioni di euro di danni al sistema comunale, a cui si aggiungono i guasti alle infrastrutture viarie provinciali e al reticolo idrografico.

Un disastro ambientale senza proporzioni per le nostre zone, e una tragedia immensa per la gente orvietana che, seppur sollevata di non dover piangere vittime - altro sarebbe stato, forse, se tutto fosse avvenuto più tardi - è addolorata per quanto accaduto alle imprese travolte dall'alluvione.

La gente ora sta lavorando senza soste. In tutte le realtà colpite è al lavoro un esercito di persone, amici, parenti, conoscenti, sconosciuti, giovani e ragazzi che hanno sacrificato una settimana di scuola per dare una mano, in qualsiasi modo, alle persone in difficoltà. In campo, senza sosta, gli uomini del comune di Orvieto, il gruppo comunale di protezione civile che nel corso dei giorni si è ampliato con l’arrivo di tanti volontari, la polizia urbana, i vigili del fuoco, la polizia stradale, il commissariato, i carabinieri, la guardia di finanza, le squadre della provincia e quelle della comunità montana, tutto il personale del 118 e i tanti sanitari che si sono messi a disposizione. Sono stati potenziati i controlli, inoltre, anche per prevenire eventuali episodi di sciacallaggio in luoghi incustoditi o non ermeticamente chiusi.

Una solidarietà mai vista, un fronte comune che mentre spala fango e raccoglie ciò che resta nei propri magazzini, sorride e va avanti a testa bassa. Non senza rabbia però, non senza chiedersi se tutto questo poteva essere previsto, evitato, o quantomeno contenuto.

La gente di Orvieto è forte e decisa, ricomincerà, ripartirà, il più presto possibile; ma c'è bisogno di risposte, c'è bisogno di capire come mai nessuno abbia lanciato un allarme, come mai nessuno abbia chiuso al transito, oltre al ponte dell'Adunata, anche il parcheggio della Funicolare, dove, sotto all'acqua, sono finite le auto di centinaia di pendolari. Questi ultimi lunedì 19 novembre si incontreranno, compatti, per decidere il da farsi, loro che nessuno ha avvisato, anche con una semplice transenna, del pericolo incombente. Si parla, anche se nulla è ancora deciso, della possibilità di una class action verso gli enti ritenuti responsabili.

Intanto, con il ritirarsi delle acque, mentre il fango è il nemico numero uno degli orvietani, e mentre si è dato il via a lavori urgenti come la sistemazione delle frane che interessano la SS71 nei pressi del Ponte dell'Adunata sponda Scalo, per le istituzioni è il momento di agire e trovare le risorse per sostenere i propri territori fiaccati.

Se dal Governo arriva la notizia dello stanziamento di 250 milioni di euro per le zone alluvionate, e dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, è partita la richiesta verso Roma per il riconoscimento dello stato di calamità, a Orvieto è unanime la presa di posizione delle associazioni di categoria, unite tutte sotto un'unica richiesta: "far ripartire al più presto le aziende colpite". E' un coro che passa per Confindustria, Confcommercio, CNA, nessuna priorità è più importante del fare in modo che tutte le aziende colpite possano trovare sostegno nella loro difficile ripartenza.

Da parte del Comune, oltre ad aver aperto un conto corrente di solidarietà (in calce le coordinate), oltre ad aver rimandato l'imposizione della tassa di soggiorno che proprio in questi giorni sarebbe dovuta entrare in vigore, c'è l'impegno a non lasciare sole le realtà alluvionate: per far questo l'Amministrazione Comunale starebbe lavorando alla costituzione di un fondo di garanzia di 2 milioni di euro da parte di Comune e di altri soggetti privati (1 milione ciascuno) per attivare prestiti agevolati con le Banche Locali per complessivi 10 milioni di euro per dotare le aziende di beni strumentali. Inoltre si starebbe valutando anche la cancellazione o il differimento della quota IMU di competenza comunale: in questo senso entro il 18 dicembre 2012 - fa sapere il Comune - le aziende danneggiate devono fornire agli uffici comunali la quantificazione del danno subito alle merci, alle strutture e agli strumenti insieme alla copia del modello F24 relativo alla rata IMU pagata a giugno (anche sottoforma di autocertificazione).

Insieme a queste iniziative si evidenziano anche altre urgenti necessità strutturali, come quella di rivedere il piano d'ambito dell'Autorità di Bacino del Tevere, che attualmente non prevede l'esondazione in gran parte delle aree urbanizzate di Orvieto Scalo, e la necessità di migliorare i sistemi previsionali della Protezione Civile regionale, che per l'Orvietano indicavano un evento di "moderata gravità" che non avrebbe dovuto trasformarsi in un'alluvione così disastrosa.

Alluvione disastrosa sui cui danni e sulle eventuali responsabilità è stato aperto un fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Orvieto. Nelle intenzioni della Procura ci sarebbe dunque, a quanto è dato ipotizzare, quella di delineare un quadro preciso sugli eventi del 12 novembre e sulle possibili falle nel sistema di allerta e in quello di gestione dell'emergenza, tutti tasselli che messi insieme potrebbero aver determinato e condizionato l'evoluzione della crisi.

In ogni caso adesso è il momento di reagire, e Orvieto lo sta facendo con grande orgoglio e con grande partecipazione: molte le iniziative a sostegno delle aziende e dei privati colpiti dall'alluvione. Un primo elenco di tutte le azioni in campo sarà presto consultabile online, a cura di Akebia in un'iniziativa comune tra Orvietonews.it e Orvietosì.it, per mettere a disposizione della cittadinanza una piattaforma che possa conservare memoria e documentazione del disastroso evento e far conoscere quanto si fa e si intende fare per chi è stato danneggiato dall'alluvione.

E' proprio dalle pagine dei quotidiani online, dai twitt e dai post degli utenti che, nella mattina del 12 novembre, sono rimbalzate le informazioni, aggiornando in tempo reale i cittadini di ciò che stava succedendo, e che la cittadinanza ha dato il via a una condivisione via web che ha portato non solo ad avere informazioni da molti punti della città sommersi, ma anche avvisi e indicazioni che hanno tenuto la popolazione costantemente informata. Un servizio che è nato spontaneamente, portato avanti grazie ai cittadini coinvolti, a quelli informati, a quelli che si sono solo limitati a far rimbalzare le notizie. Una rete che ha permesso a molti di conoscere in tempo reale la situazione. In tutto questo - lamenta la gente - è stata carente proprio l'informazione istituzionale, non ancora convertita al tempo reale e a quel bisogno immediato di notizie che gran parte dei cittadini cercano nell'emergenza.

Comunicare, gestire, informare, prevedere, sostenere, proteggere. Sono le parole che in questi giorni si ascoltano di più tra la gente, al mercato, nei bar, nei supermercati, sui luoghi colpiti. C'è chi lamenta una scarsa presenza di volontari della Protezione Civile, chi lamenta una carente organizzazione delle squadre di aiuto alle aziende, chi inveisce contro concessioni edilizie firmate con forse troppa leggerezza, chi se la prende con questo e chi con quest'altro. Anche se, specie in questi ultimi giorni, sono arrivate a dare una mano squadre di volontari della protezione civile, scout e volontari della Croce Rossa da tutto il territorio umbro.

E' un momento di dolore e di disorientamento, la gente ha bisogno di rassicurazioni, di trasparenza, di un pasto caldo, di aiuto, di risposte veloci e immediate. La situazione impone, a sette giorni dall'alluvione, un'attenta valutazione sia dei danni sia delle concause che, probabilmente nella loro storica unicità, hanno determinato quello che ora è realtà. E siamo solo a novembre, alle porte di un inverno che per Orvieto si preannuncia durissimo e, potenzialmente, non scevro da rischi. E proprio per monitorare il rischio si stanno effettuando, nella giornata di lunedì, alcuni rilievi per verificare la tenuta del Ponte dell'Adunata.