cronaca

Cinghiali: braccio di ferro tra Unione Agricoltori e Federazione dei Cacciatori

mercoledì 1 agosto 2007
Braccio di ferro tra Unione Agricoltori Orvieto e Fidc (Federazione italiana cacciatori) locale sui danni causati alle coltivazioni dai cinghiali. Il presidente di Confagricoltura Roberto Poggioni risponde ancora all'alzata di scudi fatta dalla Fidc tramite la stampa cartacea non mutando la propria posizione. Alla Fidc che ritiene congui i prelievi e che afferma che gli agricoltori sono stati indennizzati per i danni subiti dalla selvaggina nel 2004-2005 il presidente dell'Unione Agricoltori così argomenta: “Visto che sono stato chiamato in causa direttamente dalla Fidc rispondo alla stessa che il problema per noi è e resta la numerosa presenza di cinghiali nelle zone ad alto interesse agricolo del comprensorio orvietano, e faremo pertanto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per contrastare questo fenomeno. Ricordo ai “signori cacciatori” della Fidc, che le nostre aziende agricole non seminano i propri campi, né coltivano le proprie vigne per poi dare in pasto i raccolti ai cinghiali che loro abbattono e commercializzano. Ricordo ai “signori cacciatori” della Fidc che le nostre aziende agricole sono dal punto di vista socio-economico una realtà importante, se non la più importante del nostro comprensorio, soprattutto sotto il profilo occupazionale. È per questo che vanno salvaguardate e tutelate prima di qualsiasi altra categoria, in particolare rispetto a categorie che dovrebbero avere come fondamento l’attività sportiva, e non certo quella economica, come purtroppo si sta verificando. Ricordo ai “signori cacciatori della Fidc” che non spetta a loro interessarsi di problemi che riguardano esclusivamente le aziende agricole e le istituzioni competenti, con riferimento ai risarcimenti dei danni 2004-2005 non ancora ricevuti dagli agricoltori. A tal proposito non ci risulta che le nostre aziende ricevano soldi direttamente da loro. L’Unione Agricoltori di Orvieto vuole fare chiarezza e collaborare con tutte le parti interessate alla soluzione del problema, partendo però dal presupposto che le nostre esigenze, per le ragioni di cui sopra, sono da considerare prioritarie rispetto alle altre”.