cronaca

Acque minerali: cresce l'imbottigliamento ma non i posti di lavoro. Dottorini torna a chiedere l'aumento dei canoni per le aziende

martedì 17 luglio 2007
“In Umbria aumentano sensibilmente i prelievi di acque minerali per l’imbottogliamento, ma i posti di lavoro sono sempre gli stessi e i canoni a favore della regione sono fermi da anni a cifre irrisorie. Tutto questo quando numerose città, a iniziare da New York e Roma, già da tempo stanno chiedendo ai propri cittadini di abbandonare l’uso dell’acqua minerale a favore di quella che ‘sgorga’ dai rubinetti che risulta essere buona, controllata e molto meno dispendiosa rispetto all’acqua in bottiglia”. Con queste parole il capogruppo regionale dei Verdi e civici, Oliviero Dottorini, ha formalizzato questa mattina, nel corso della discussione sulla relazione sull’attività del settore delle acque minerali, la richiesta del suo gruppo di “aumentare in modo sensibile i canoni di concessione delle acque minerali e di finalizzare i maggiori introiti per le casse regionali a una corretta informazione in grado di fare apprezzare le qualità dell’acqua degli acquedotti pubblici rispetto a quella dell’industria delle bollicine”. “La relazione fotografa un aumento dell’imbottigliamento pari al 4 per centro tra il 2004 e il 2005 e del 7 per cento tra il 2005 e il 2006. Il tutto in una situazione in cui le conseguenze dei cambiamenti climatici si fanno sempre più allarmati e l’emergenza idrica colpisce anche l’Umbria”. “L’acqua del rubinetto – spiega l’esponente del Sole che ride - costa al cittadino da cento a mille volte di meno rispetto a quella che troviamo al supermercato. Per giunta l’acqua in bottiglia, oltre a impoverire le falde o le sorgenti, ha un impatto sull’ambiente notevole essendo per lo più imbottigliata in contenitori di plastica e dovendo subire trasporti lunghissimi tra i luoghi di prelievo e quelli di consumo. Eppure che dai rubinetti esca acqua sicura è accertato dalle severe leggi che riguardano i controlli e il contenuto delle sostanze permesse, in molti casi più restrittive rispetto a quelle dell’acqua in bottiglia. Non si capiscono pertanto i motivi della timidezza che induce soprattutto gli Ato e le aziende di gestione della risorsa idrica a trattenersi dal pubblicizzare la sicurezza e la bontà di un bene tanto prezioso. O si hanno dei dubbi sulla bontà della propri acqua, il che sarebbe gravissimo, o si mette in atto una strategia contraria agli interessi pubblici". "Per quanto ci riguarda - conclude Dottorini - non è più rinviabile l’applicazione di quanto contenuto nel Documento di programmazione regionale che prevede l’aumento dei canoni per aziende che chiedono sempre di più alla nostra regione senza contropartite significative in termini di occupazione, tutela ambientale e rispetto dei territori. Anche perché l’Umbria è ai minimi anche rispetto ai parametri indicati dal Tavolo tecnico delle Regioni e approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 16 novembre del 2006”.