cronaca

'Relazione sullo stato di salute dell'Umbria': nell'Orvietano il minor tasso di natalità e la mortalità più elevata. Sempre più anziana la popolazione

sabato 10 febbraio 2007
Ripresa della natalità grazie al contributo dei migranti e conferma della tendenza all’invecchiamento della popolazione, soprattutto nella componente femminile: si muove lungo queste direttrici la dinamica demografica regionale secondo la "Relazione sullo stato di salute dell’Umbria". Dalla pubblicazione, presentata ieri a Perugia dall’assessore regionale alla sanità Maurizio Rosi, emergono la costante crescita della popolazione (+3,2%, pari a 26mila263 unità dal 1998 al 2004) e del tasso di natalità (passato nello stesso periodo dal 7.7 all’8.9 (per mille abitanti). In controtendenza la mortalità, scesa dall’11.7 al 10.6, anche se i valori umbri risultano più elevati di quelli medi nazionali e del centro Italia. La situazione presenta comunque differenze significative tra le diverse “Asl” della regione. In particolare le aree più giovani ed in crescita sono quelle del Perugino e dell’Assisano (Asl2), dove maggiore è l’incremento migratorio e più alti i tassi di natalità e fecondità, superiori anche a quelli del centro Italia. L’Orvientano (Asl4) presenta invece una situazione opposta, con la mortalità più elevata e con i tassi di natalità e fecondità più bassi dell’Umbria. Dal ’91 al 2003 è aumentata inoltre di 4 punti percentuali la popolazione con più di 65 anni d’età (dal 19% al 23% del totale) e le previsioni demografiche indicano che nel 2010 gli anziani ultrasessantacinquenni raggiungeranno in Umbria il 24per cento, con un aumento quasi esclusivamente a carico della classe di età sopra gli 85 anni (che costituirà il 4% della popolazione totale). Un invecchiamento dovuto sia all’aumento degli anziani (cresce infatti anche rispetto alle medie nazionali e del centro Italia la speranza di vita alla nascita: 78 anni per gli uomini ed 83,6 per le donne), sia alla diminuzione della componente più giovane. L’andamento è in crescita anche nei prossimi anni: nel 2010 l’indice di vecchiaia sarà in Umbria del 192,1% (era del 188,1 nel 2003), notevolmente superiore ad esempio del dato nazionale che si attesta al di sotto del 150%. Le persone con più di 65 anni saranno circa il doppio di chi ha meno di 14 anni. Il fenomeno appare più evidente per il sesso femminile, più longevo. Quanto alle popolazione anziana non autosufficiente, passata dalle 11mila unità del 2000 alle 14mila700 del 2005 (con un incremento del 34%), nel 2010 dovrebbe raggiungere le 16mila700unità (+14% rispetto al 2005) secondo una stima per difetto – sottolineano i ricercatori. Al primo capitolo sulle condizioni demografiche dell’Umbria fanno seguito nel volume altre tre sezioni. La prima riguarda i “determinanti di salute” dove, partendo dai principali fattori oggi scientificamente accreditati come variabili che influenzano lo stato di salute della popolazione, viene descritta la situazione regionale per quanto riguarda la scala sociale, l’integrazione sociale, il lavoro e la disoccupazione, l’età evolutiva e la scuola, le dipendenze, l’ambiente naturale, il sistema dei trasporti e l’alimentazione. Segue la sezione sullo stato di salute vero e proprio, esaminato sia attraverso l’analisi degli andamenti di mortalità, morbosità e disabilità, che con approfondimenti su malattie infettive, salute mentale, cause di ricovero in ospedale, infortuni sul lavoro, incidenti stradali e domestici, disabilità, sanità veterinaria e condizioni di salute della popolazione anziana. Nella sezione si evidenzia che seppure in Umbria si vive più a lungo che altrove, esistono problemi specifici quali: la difficoltà a garantire un’attesa di vita in buona salute ai moltissimi anziani presenti nella regione, gli eccessi di incidenti stradali e lavorativi mortali, l’alta mortalità per overdose ed il carico di malattia derivante dai crescenti problemi di salute mentale. L’ultima sezione, dedicata alla qualità della vita e alla percezione dello stato di salute da parte degli umbri, contiene informazioni su come si sente chi in Umbria vive e lavora, al di là della sua condizione oggettiva. Il volume è corredato da tabelle e grafici che ne facilitano la comprensione e da un CD che contiene ulteriori elementi di dettaglio sugli argomenti affrontati. E’ inoltre consultabile sul sito . “La relazione sullo Stato di Salute in Umbria – ha commentato l’assessore alla Sanità Maurizio Rosi – costituisce un passo fondamentale per avviare una discussione seria ed approfondita in vista del nuovo Piano sanitario regionale e per mettere a fuoco le effettive necessità del sistema sanitario umbro, anche alla luce di quanto realizzato fino ad oggi. La conoscenza è infatti un fattore determinante nella programmazione degli interventi. Alle Direzioni delle Aziende sanitarie dell’Umbria ed alla Conferenza dei sindaci chiederemo valutazioni ed orientamenti che ci consentano di elaborare una prima bozza del nuovo documento regionale, che dovrà nascere dal basso e dalle esigenze dei territori. Nel nuovo Piano – ha anticipato l’assessore – uno spazio particolarmente significativo verrà dedicato alla prevenzione ed agli anziani". Relativamente al fondo per non autosufficienti Rosi ha detto che verrà costituito con la quota parte di risorse per l’Umbria derivanti dei 100 milioni di euro del Fondo nazionale (pari a circa 1,5 milioni di euro), a cui si aggiungeranno 3,5 milioni di euro dell’assegno di cura e circa 2 milioni di euro del fondo sanitario regionale, più alcune risorse derivanti dallo stanziamento del Piano sociale. “Si tratta di un impegno finanziario importante che esclude per ora nuove tasse al riguardo, anche se la questione degli anziani incide sulla sostenibilità del sistema sanitario”. L’assessore ha poi ricordato che l’Umbria è l’unica Regione a non aver messo tasse e ticket sulla salute. “E’ infatti di queste ore la notizia – ha continuato - che anche la Toscana ha incrementato l’Irap”. Il ticket sulla specialistica messo dal Governo è per Rosi “sbagliato e surreale perché serve a poco. Speriamo – ha concluso l’assessore - che venga presto sostituito con uno stanziamento che copra gli introiti, così che le Regioni possano toglierlo nel più breve tempo possibile”.