cronaca

Composto e commosso il saluto funebre a Luca Coscioni

mercoledì 22 febbraio 2006
Al suono del Requiem di Mozart è stato dato, a Orvieto, il saluto funebre a Luca Coscioni: non un “addio” ma, nel registro non definitivo e aperto da tutti scelto, un “ciao” o, come si è espresso Francesco Pullìa, un “arrivederci”: arrivederci nostro insostituibile presidente, buon viaggio…, queste le precise parole. Il feretro è giunto puntualissimo in Piazza del Popolo – una piazza meno gremita di quanto ci si aspettasse, ma attenta e commossa, con le bianche bandiere della “Rosa nel pugno” – e, dopo qualche minuto di silenzioso pathos, sono iniziati dal palco i saluti ufficiali a Luca Coscioni, quasi tutti modulati con il registro diretto del “tu”, come si trattasse di una conversazione ad alta voce con Luca. Ad aprire è stato il sindaco di Orvieto Stefano Mocio, visibilmente commosso, che dopo aver salutato direttamente i familiari, ha voluto ricordare la figura di Luca Coscioni partendo dall’esperienza diretta del comune impegno in Consiglio Comunale negli anni 1995-97: “anni in cui – ha affermato il sindaco – ho ravvisato in Luca una persona capace e determinata, cosa che non mi ha fatto in seguito meravigliare dell’alto valore del suo impegno civile e politico.” Il primo cittadino di Orvieto, manifestando ammirazione per la grande eredità di passione e di coraggio che Luca Coscioni lascia, si è assunto l’impegno, come sindaco di Orvieto - città della cultura, della solidarietà e della convivenza - di adoperarsi per fare della città un luogo di ascolto e di approfondimento dei temi della ricerca scientifica, così da ampliare la coscienza collettiva rispetto al progredire dei diritti. E’ toccato invece a Francesco Pullìa il compito di porgere a Luca il saluto della “Rosa nel pugno”, ricordando i comuni momenti di intensa passione civile, ma anche quelli di affetto e di scambio con i tanti e comuni compagni. “Grazie Luca – ha affermato Pullìa – per la luce che ci hai comunicato dal tuo deserto, quel deserto da cui hai iniziato una sfida, un lungo e avvincente cammino. La sabbia della vita è più difficile di quella del deserto. Con quel cammino hai saputo restituire alle parole il senso negato”. Non sono mancati alcuni accenni polemici - sia nell’intervento di Pullìa, che in quelli di Marco Cappato, Daniele Capezzone, Emma Bonino e Marco Pannella - rispetto a quello che alla figura politica di Luca Coscioni è stato negato: leader scomodo che, dalla stessa coalizione di centro sinistra è stato, rispetto alla sua possibile candidatura alle politiche del 2001, o alla sua presenza nella commissione di bioetica, non riconosciuto e osteggiato. “Siamo tutti un po’ più soli – ha affermato Emma Bonino – abbiamo perso un amico e un compagno, ma vorrei che non si dimenticasse che il paese ha perso un grande leader politico, vorrei che non si dimenticasse la sua capacità di leadership politica negata e oltraggiata. Vorrei che il Paese si abituasse a riconoscere i migliori dei suoi figli non da morti ma da vivi.” “Luca, in attesa di cambiare il mondo – ha concluso – era riuscito a cambiare se stesso. E’ così che si va avanti e si cambia la politica, se tutti facessimo così, mondo e politica migliorerebbero”. Commosso il saluto di Cappato, che con belle immagini ha messo in evidenza il potere e la pregnanza delle parole di Luca. “Forse perché ogni parola, per la sua malattia, gli costava così tanta fatica, non se ne poteva mai trovare una debole o una di troppo - ha affermato – e la forza che è scaturita, per gli altri, da una persona solo apparentemente ‘debole” come lui ci trasmette un’eredità da portare avanti per altre 10 mila persone malate dello stesso problema.” Significative le parole di Capezzone, che ha sottolineato come anche il radicalismo è stato cambiato dall’incontro con Luca. E come, in fondo, è cambiato qualcosa anche nella Città di Luca, Orvieto, che per la prima volta ha visto un pubblico saluto laico, nel rispetto dei valori di tolleranza, pluralismo culturale e etico che i radicali portano avanti. “Sono state dette tante splendide parole in questi giorni – ha concluso – ora consentite che divengano fatti per tutti i Luca silenziosi che ci sono nel mondo”. Per la “Rosa nel Pugno” è intervenuto anche Boselli: un breve saluto in cui ha messo in evidenza lo straordinario amore per la vita manifestato da Luca Coscioni, per la sua e per quella degli altri, e la sua passione politica per la libertà della scienza, che significa anche libertà dal dolore. A concludere è stata la mitica, storica figura di Marco Pannella: un lungo intervento, pieno di digressioni e di riflessioni, di rimandi e di citazioni, come è proprio dello stile del personaggio che, in sostanza, ha voluto soprattutto trasmettere la figura di Luca Coscioni come una vera e propria eruzione di energia, con tutta la fattiva, concreta urgenza degli ideali che vengono da dentro : “Un esempio di antropologia altra – ha affermato – della forza della non violenza, un esempio di quell’alternativa liberale, socialista, laica, radicale che è parte della nostra storia”. “Parlerai con i tuoi scritti – ha concluso Marco Pannella – con la tua storia, con il tuo amore, con il tuo dolore, mai amaro, che al dolore ha saputo coniugare la felicità”.

Scarica 'Il Maratoneta'