cronaca

Si è spento Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani

lunedì 20 febbraio 2006
Non ce l’aspettavamo - almeno noi, suoi concittadini che abitiamo a Orvieto - ci eravamo abituati da tempo a pensare a Luca come a una presenza virtuale e non diretta, ma costante e sempre viva e in prima linea anche attraverso il sorriso e la presenza reale, nei luoghi della politica e dell’impegno sociale, della moglie Antonietta. Una presenza sofferente e diversa, ma che non sarebbe venuta mai meno. Un po’ come non vengono mai meno le straordinarie, non comuni esistenze: non si pensa mai che, almeno fisicamente, potrebbero non esistere più, forse perché quando si diventa “simbolo”, “emblema”, “esempio”, a tutto vantaggio dello spirito si perde un po’ del proprio corpo. E invece, “improvvisamente”, il corpo ha reclamato il suo inderogabile diritto all’effimero e alla fragilità e, sotto l’umana stanchezza, ha ceduto. Proprio quando pensavamo Luca lanciato verso un impegno ulteriore – la candidatura alla Camera - nel quale avrebbe certamente continuato a dare quel forte e lucido contributo che ha assicurato in questi anni a tutti i fondamentali momenti di mobilitazione civile. Luca Coscioni si è spento questa mattina: lo ha annunciato in diretta Marco Pannella da Radio Radicale, comunicando tra l'altro che i funerali dovrebbero svolgersi a Orvieto mercoledì. E poi, via via, la notizia si è diffusa sui vari organi di stampa on line e sulle emittenti nazionali. Presidente di Radicali Italiani e leader dell’Associazione Coscioni per la libertà della ricerca scientifica nel campo delle cellule staminali e della clonazione terapeutica, era stato colpito da sclerosi laterale amiotrofica circa dieci anni fa. Nato il 16 luglio 1967 a Orvieto, insegnava Economia ambientale all'Università di Viterbo e, da sempre atleta ed eclettico sportivo (aveva partecipato, nel fondo automobilistico, anche alla Parigi –Dakar), si stava allenando per la maratona di New York quando venne colpito dalla malattia che ha così profondamente trasformato la sua vita. Se nel suo diario racconta in un primo momento con toni comprensibilmente dolorosi il suo inatteso incontro con la malattia (mi sono ammalato e è come se fossi morto, il Deserto è entrato dentro di me), la sua tenace voglia di vivere e lottare gli farà scrivere più tardi, parlando della sua condizione, sul sito www.lucacoscioni.org: "La mia è una malattia neuromuscolare oggi incurabile, che rende chi ne è colpito paralitico e incapace di parlare con la propria voce. Oggi, grazie alla scienza, posso di nuovo comunicare. Impiego mediamente 30 secondi per scrivere una parola, che poi verrà letta dal sintetizzatore vocale del computer grazie al quale posso parlare, esprimermi. In una parola, vivere". Del tutto naturale dunque, proprio a partire dalla personale e sofferta esperienza, la sua candidatura alle elezioni politiche del 2001 in nome della libertà di ricerca scientifica, sostenuta da circa 50 premi Nobel. Non fu eletto, e nel 2002 fondò, con il ben noto impegno a non rassegnarsi e a non demordere, l'Associazione che porta il suo nome, con lo scopo di promuovere la libertà di cura e di ricerca scientifica, l'assistenza personale autogestita e di affermare i diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili. L'ultimo atto del suo impegno a favore della ricerca, in particolare quella sulle cellule staminali da cui sarebbe potuta venire una risposta alla sua malattia, è stata la partecipazione, la scorsa settimana a Roma, al congresso mondiale sulla libertà di ricerca. A riconoscimento del coraggioso impegno da sempre dispiegato in questi temi cari ai radicali, Luca Coscioni avrebbe dovuto essere capolista della nuova alleanza radical-socialista della Rosa del Pugno alle prossime elezioni del 9 e10 aprile. A chiunque sarà attribuito, quel posto simbolicamente resterà suo. Sarà un lieve e silenzioso passaggio di testimone che affiderà, a tutta l’alleanza, una grande - e speriamo fertile - responsabilità politica: i buoni semi non muoiono, e chi sa esistere e morire con dignità e coraggio lascia memoria, esempio e continua a vivere. Gli dedichiamo, con stima e affetto, quella rosa che non ha fatto in tempo a stringere.

Vivere (e morire) con Dignità - (pubblicato da Luca Coscioni sull'Unità del 25.09.2005)