cronaca

Oasi di Alviano: intervento concordato tra WWF e SII sul depuratore di Madonna del Porto

martedì 25 ottobre 2005
Una bacheca del WWF, affissa all’entrata dell’Oasi di Alviano, richiama l’attenzione, riportando un’esperienza diretta, sul problema dei depuratori “su cui – afferma il direttore dell’Oasi Gianni Cardinali - non esiste molta sensibilità popolare. In tutta la Provincia di Terni dovrebbero esserci circa 250 depuratori, prima gestiti dai Comuni con modalità tra le più difformi, oggi tutti gestiti dal SII – continua Cardinali - con modalità di cui sappiamo molto poco. Il piccolo depuratore di Madonna del Porto è sotto sorveglianza: gli altri?"
La sorveglianza di cui il direttore dell’Oasi parla è esercitata, ovviamente, dal WWF stesso, che ha in gestione la zona naturalistica e che, quasi subito quando la gestione del depuratore di Madonna del Porto è stata trasferita al SII, si fece premura di far notare un suo malfunzionamento rispetto alla gestione precedente, dal WWF ritenuta più attenta.

Ultimamente, di fronte ad evidenze di una certa gravità, documentate anche con immagini, il WWF è di nuovo intervenuto, indirizzando a metà settembre al SII una lettera, firmata dal direttore dell’Oasi Gianni Cardinali, in cui si faceva notare che il depuratore, pur funzionando, cedeva al lago di Alviano acqua in pessime condizioni.
“La diagnosi si ricava – scriveva Cardinali - dall’ odore di acido solfidrico e dalla totale assenza di piante nella fanghiglia maleodorante e nera accanto al rigagnolo che accede nel lago (seconda foto allegata). Tutta la zona di fronte al depuratore ed interessata dalle strutture di osservazione dell’Oasi, ha subito un danno biologico così grave da avere impedito la riproduzione delle piante acquatiche (idrofite). Si tratta di una superficie di circa 150 ettari interessata da un eccessivo stato di eutrofizzazione che ha reso anossici i fanghi a tal punto da impedire la riproduzione delle piante superiori menzionate. Anche questo fenomeno è descritto nelle foto allegate con la documentazione di un indicatore come Euglena s.p. Il fenomeno è tutt’altro che anomalo e non da sottovalutare nelle sue dimensioni: è testimonianza del fatto che un corpo idrico con scarso o nullo ricambio, interessato da un continuo ed eccessivo apporto di nutrienti, pur in un piccolo quantitativo di acqua, è soggetto con facilità ad una “catastrofe” biologica. Attualmente il potenziale biotico di quei 150 ettari è quasi nullo, con conseguenze disastrose per la presenza degli uccelli acquatici così significativi in queste zone umide.”

Oltre alla diagnosi, la lettera del WWF proponeva al SII anche la cura:
“Per alleviare le conseguenze ed anche per sperimentare una soluzione permanente – scriveva ancora Cardinali - visto che dal depuratore all’acqua del lago il percorso del rigagnolo è breve, non più di trenta metri, tutto incassato con sponde piuttosto alte e senza problemi nei dintorni, perché non fermare quella piccola quantità di acqua con uno sbarramento di terra, in modo che si verifichi una sorta di lagunaggio senza immisione diretta nel lago se non dopo elevato filtraggio e autodepurazione naturale? Lo sbarramento dovrebbe essere realizzato nel punto corrispondente alla foto 3 allegata.”

Il SII, pur assicurando che il depuratore funzionava correttamente, anche su sollecitazione telefonica ha raccolto l’invito del direttore dell’Oasi. Così, dopo un sopralluogo di SII, ATO e ASM effettuato il 13 ottobre, il 19 è stato eseguito l’intervento, così come suggerito e concordato, con la deposizione di materiali per arginare i liquami e la rimozione del fango putrescente a causa del peso dei materiali.
“I risultati erano già più che evidenti lo scorso lunedì 24” – afferma Cardinali. E sulla bacheca si legge: Primi risultati dell’arginatura: il fango putrescente a valle non è più nero; in seguito ogni pietra, ogni granello di sabbia, con i loro batteri aerobi, faranno la depurazione. Per quest’anno, però, i visitatori potranno osservare pochi uccelli...