cronaca

Mattioni, un addio al veleno

giovedì 27 gennaio 2005
di Gabriele Anselmi

Aldo Mattioni conclude la sua esperienza alla presidenza dell'Opera del Duomo, lo fa sguaindo la spada e attaccando il partito di Forzia Italia e il Vescovo Scanavino. Non si tira indietro e spara a zero su quel partito che lo ha penalizzato spaccandosi con alcuni membri che sarebbero diventati le pedine dei prelati. Alla non riconfernma di Mattioni è coinvolto anche il vescovo Giovanni Scanavino che, secondo il presidente uscente, prima lo avrebbe sostenuto e poi improvvisamente ha cambiato idea. Aldo Mattioni parla a testa alta della sua presidenza dell'Opera ricordando anche i dissapori e le lettere di fuoco con l'ex Vescovo Grandoni.

“Non sono stato riconfermato per una serie di motivi – dice Mattioni – primo fra tutti la situazione interna di Forza Italia. Chi ha spaccato il partito ad Orvieto ha lavorato per la mia non riconferma diventando una pedina sfruttata per l’interesse dei prelati. Nel nuovo consiglio ci saranno due attivisti di Forza Italia e questo la dice lunga su come siano stati scelti i nomi. Da parte dell’attuale Vescovo c’è stata inizialmente una conferma per il mio nome, poi, improvvisamente, la sua idea è completamente cambiata. Anche il sindaco sembrava d’accordo, ma alla fine ci ritroviamo che nessuno dell’attuale consiglio è stato riconfermato. Certamente il nuovo consiglio che andrà ad insediarsi deve anche risolvere un serio problema burocratico. Lo statuto dell’Opera del Duomo prevede, infatti, che i membri del consiglio siano residenti ad Orvieto. Per quello che posso saperne io sia De Caro che Di Loreto non sono residenti in questa città. In parole povere ci sono stati una serie di detrattori politici che hanno voluto che io non fossi più riconfermato”

Una sorta di arringa e di sfogo per gli ultimi mesi passati a ingoiare le voci del nuovo consiglio, Mattioni, però, stila anche un lungo elenco di cose fatte sotto la sua presidanza: dalle opere d'arte alle pubblicazioni all'imponente restauro del Duomo e all'apertura del museo dell'Opera. "Certamente non mi si può accusare di aver fatto poco in questi anni di presidenza – ribadisce MattioniPrima di tutto mi sento in dovere di ringraziare tutto il consiglio con il quale ho lavorato in questi anni, dal dottr Attioli al compianto dottor Monelli, al generale Marziantonio. Un consiglio che ha lavorato bene riuscendo a ricucire gli strappi che c’erano con la Soprintendenza, a trovare un accordo con la Cassa di Risparmio e a riportare alla luce mote opere del patrimonio dell’Opera del duomo, dai quadri alle ristampe di libri importanti, anche grazie ad una minuziosa opera di catalogazione. Un importante prelato mi ha detto che io sarò ricordato come il presidente delle impalcature del Duomo, ma mai nessun presidente si è impegnato in un’ingente opera di ristrutturazione come è stata fatta in questi anni. Ho gettato le basi anche per importanti iniziative future, come il convegno europeo che si dovrebbe svolgere a maggio sulle grandi cattedrali, un evento culturale dedicato ad Arnolfo di Cambio e un concerto di Pasqua nel quale mi sono fatto carico di contattare Berlusconi per farlo diventare un evento per la raccolta di fondi per il sud est asiatico. Forse ho parlato poco, ma io sono un uomo che guarda soprattutto ai fatti”.