cronaca

L'ufficiale che salvò Orvieto dai bombardamenti

mercoledì 28 aprile 2004

Nei giorni scorsi le autorità cittadine insieme con alcuni dei protagonisti della liberazione di Orvieto dall’occupazione nazifascita hanno incontrato Richard Heseltine, il maggiore inglese - oggi 90enne - che il 14 giugno 1944, entrò ad Orvieto al comando delle truppe di liberazione.
· Heseltine concordò con il comandante tedesco che stava per abbandonare la  città, di dichiarare: “Orvieto  città aperta per via delle sue bellezze storiche”. 

Dieci anni fa, Mr. Richard Heseltine scrisse al Sindaco, Stefano Cimicchi una lettera nella quale esprimeva il desiderio di tornare nella Città di Orvieto per rivederla e rivivere il ricordo dell’emozione provata quando, il 14 giugno 1944, in qualità di ufficiale Maggiore del comando inglese alleato (Terzo Ussari del Re), egli entrò in Orvieto accogliendo e concordando la proposta del comandante tedesco di zona di dichiararla “città aperta per via delle sue bellezze storiche”.
Nel 1994, Mr. Richard Heseltine espresse il desiderio – appena avesse potuto fare un viaggio in Italia – di tornare ad Orvieto; desiderio che ha visto accumunati numerosi soggetti, a cominciare dai rappresentanti istituzionali, nella speranza di poter avere l’opportunità di ringraziare anche l’ufficiale tedesco che ebbe nei confronti di Orvieto così tanta sensibilità.  

Oggi ha 90 anni e l’ex Maggiore Richard Heseltine ed è tornato ad Orvieto dopo 59 anni circa da quell’incontro con la città del Duomo. 
Malgrado le ricerche effettuate in questi dieci anni dalla sezione orvietana dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra presso l’Ambasciata Tedesca, data la difficoltà di reperimento dei documenti riguardanti gli archivi militari, non è stato possibile avere alcuna notizia dell’ufficiale tedesco che allora volle rispettare i tesori d’arte e di fede custoditi in Orvieto.

La lettera del Maggiore Richard Heseltine al Sindaco Cimicchi   (datata 21 marzo 1994)
“….. Il 14 giugno 1944 era al comando dello squadrone avanzato di carri armati inglesi che si avvicinavano ad Orvieto venendo da Viterbo.  Quella città era stata devastata e i vostri cittadini devono aver temuto lo stesso trattamento.  Ma quando ho potuto vedere Orvieto lontano, in alto sulla sua isola di roccia, la mia avanguardia mi notificò che una Volkswagen tedesca stava avvicinandosi sventolando una bandiera bianca.  Perciò ordinai all’ufficiale di squadrone di intercettarli e portarli da me.  Erano un Oberleutnant tedesco e l’autista che portavano un messaggio dal loro comandante. Non ricordo esattamente le parole, ma più o meno dicevano che non vi erano Tedeschi nella città né nei dintorni e che per via della bellezza storica di Orvieto, il comandante tedesco di zona proponeva che d’accordo con il comando alleato dichiarassimo insieme Orvieto Città aperta. Perciò mandai l’inviato sotto scorta alle autorità più alte perché si mettessero d’accordo”.
“Qualche ora più tardi, il mio squadrone era in riserva e si riposava sotto la roccia vicino alla strada che portava alla città.  Con il mio secondo in comando entrammo nella città in jeep. Era come una città morta. Tutti si erano nascosti.  Mentre procedevamo rumorosamente attraverso le strette strade vuote, ad un tratto uscimmo nella piazza e fermandoci vedemmo attoniti la facciata del vostro meraviglioso Duomo, sicuramente una delle viste più sublimi nel mondo.  Ma mentre stavamo lì, immobilizzati nell’ammirazione, qualcuno notò la nostra uniforme, e allora la città intera venne ci venne incontro di corsa e fummo travolti dai festeggiamenti. Purtroppo, tristemente, due giorni più tardi, quando di nuovo eravamo nell’avanguardia sulla strada che porta a Città della Pieve, vicino al paese di Ficulle le mie truppe avanguardie caddero in un’imboscata e il Capitano Howard Riley fu ucciso.  Lui ora riposa in un piccolo cimitero all’ombra della vostra bellissima città”.
“….Anche se i Tedeschi scelsero di non difendere Orvieto, gli Alleati che avanzavano non potevano saperlo e avrebbero potuto bombardarla. Il fatto che venne risparmiata èmerito dell’iniziativa del generale tedesco. E mi sono spesso chiesto se fosse mai ritornato ad Orvieto in giorni più felici. Ma forse non è sopravvissuto alla guerra”.