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"Lutto per chiusura" di Anna Marchesini

venerdì 10 agosto 2012
di Zorro, rivista ideata e diretta da Gianni Marchesini

Era da quando c'era stata la guerra che gli italiani andavano in Svizzera a cercare lavoro. Pure Adelmo il cognato della Giuseppina era emigrato, lo sapevano tutti, aveva trovato lavoro subito lassù.
Ma questo non era nulla al confronto! nella nostra cittadella infatti erano venuti loro, gli Svizzeri da noi!
Si! gli Svizzeri non si sa quali, non si sa come avevano impiantato una piccola Repubblica in via del Corso al civico 35/37, una piccola Repubblica indipendente del caffè; perchè buono come dagli Svizzeri, il caffè non si poteva trovare da nessun'altra parte, (anche perché loro erano Svizzeri mica semplici Orivietani!) lo tostavano proprio loro il caffè , nel laboratorio dietro la bottega dove tenevano le scorte di cioccolato Svizzero naturalmente! e te lo macinavano davanti quando avevi deciso la qualità; gli Svizzeri tutti insieme inforcavano la paletta e la infilavano dentro quella manna di chicchi lucidi e marroni che scintillavano come perle di un rosario sgranate dentro gli scaffali di legno in mezzo ai barattoli di liquirizia.
Di Mercoledì, era il giorno in cui gli Svizzeri  tostavano il Caffè. Nessun altro giorno era simile a quello; sin dal mattino da quella specie di antro che nessuno aveva mai visto nel segreto del retrobottega, cominciava a salire un profumo forte come di foglie bruciate un aroma amaro che si arrampicava su per il camino sopra il tetto della piccola Repubblica indipendente e poi si spandeva si dipanava per la via del Corso  si infilava lungo i vicoli alle spalle dentro ai negozi nei cortili, dentro al Cinema fino alla piazza grande quella del mercato; una turbolenza odorifera che non poteva lasciare indifferenti nessuno dei passanti un odore fisico corporeo e forte dal richiamo carnale quasi vergognoso quasi peccaminoso. L'odore del Caffè incombeva sulle case di pietra si stendeva sopra i tetti penetrava nelle stanze, sugli orti, lentamente un intero quadrilatero della città ne era pervaso, senza opporre resistenza, si arrendeva turbato; un quadrilatero nevrotico inerte assuefatto ed eccitato; gli Svizzeri tostavano il Caffè ed era subito l'Avana, era viva Zapata e la rivoluzione, la Repubblica di zucchero e cannella, era musica e turbamento poteva essere uno schianto esotico e gratuito;  con ogni probabilità dopo le prime ore ti lasciavi rincoglionire, non era più un aroma un profumo di Caffè, quell' odore era come una donna piena di forme e di anse e di rotondità quante ne seguiva il profilo del profilo del profumo che si insinuava e si espandeva, era l'abbraccio conturbante di quella donna pingue che infine avviluppava la città la inondava e la possedeva tutta.
Verso sera la potevamo sentire galleggiare come un'ombra che esalava ancora, distesa sulla rupe con le braccia allungate e languide penzolanti e abbandonate lungo la robusta parete di tufo grigio, Morbida e bellissima.
Tutto questo, secondo me, gli Svizzeri non l'hanno mai saputo altrimenti........


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