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Ma Orvieto è veramente città slow? Anche l'ATC responsabile del mordi e fuggi

martedì 4 luglio 2006
Tra una notizia e l'altra non fa male, quando capita, un po' di ironia. Soprattutto se riesce a suggerire qualche riflessione positiva, qualche guizzo di pensiero a cui, nel nostro affannato vivere nonostante la città slow, non avevamo mai pensato. Si è infatti, per forza di cose, più slow da turisti che da residenti. Offre l'occasione la domanda di un lettore al sindaco, nello spazio predisposto a questo fine. Il lettore, che dice di aver più volte sentito parlare su giornali e TV di Orvieto città slow - e ne sappiamo ben qualcosa - si chiede perché, se Orvieto è riconosciuta come "cittadina lenta", l'ATC offra invece agli stranieri che vengono a visitarla un biglietto a orario, del costo di 1 euro e valevole 1 ora, che propone di prendere il pollicino, vedere il Duomo e riprendere il pollicino in tutta fretta per tornarsene nell'Orvieto bassa. Non ci abbiamo mai fatto caso - verificheremo - ma non mettiamo in dubbio la buona fede e la buona osservazione del lettore. E sicuramente non ci ha mai fatto caso neanche il sindaco. Perché in effetti, se così stanno le cose, oltre al comico contrasto - che tuttavia, nella sua comicità, fa emergere il classico rire en larmes di stampo molièriano (ossia, se non fosse comico farebbe piangere), pensiamo che l'ATC dovrebbe proporre esattamente il contrario. Non un biglietto a risparmio per un'ora, ma un biglietto conveniente valido per due, tre o più giorni. Così, chi avesse voglia di fermarsi in modo effettivamente più slow e non avesse avuto la fortuna di poter alloggiare e dormire nel centro storico, verrebbe premiato dallo sconto sul tempo lungo, e potrebbe andare e venire per godersi a più riprese la città slow, come si usa in tutte le città turistiche che si rispettano e che offrono non un ticket "mordi e fuggi", ma biglietti giornalieri e abbonamenti. Il lettore coglie un dato molto importante, il potere simbolico e semantico della comunicazione. Pessima promozione, anzi vera anti-promozione, quella che fa passare il messaggio che alle bellezze di Orvieto (per non parlare poi della decantata filosofia del suo vivere) possa bastare un giretto di un'ora, decisamente più fast che slow. Perché poi, se anche si volesse vedere solo il Duomo, un'ora ci sembra non solo stretta, ma quasi offensiva per un monumento di tale portata. Insomma, siamo curiosi di sentire la risposta del sindaco. E soprattutto speriamo - e siamo certi che nel limite del possibile lo farà - che intervenga immediatamente per modificare questa strategia di marketing. Nella città slow chi più resta meno paga; o almeno non dovrebbero esserci sconti per chi va in fretta.