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"Progetti di ricerca geotermica sull'Alfina, la Regione dica subito No"

sabato 23 luglio 2016
"Progetti di ricerca geotermica sull'Alfina, la Regione dica subito No"

"I progetti di ricerca geotermica di Monterubiaglio e Montalfina della società Toscogeo usano la stessa tecnologia dell’impianto geotermico di Castel Giorgio, la Regione Umbria dica subito di NO!". Lo chiedono Comitato associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia e del lago di Bolsena.

"Nei giorni scorsi - dicono - un forte appello è stato inviato dalle associazioni ambientaliste alla presidente Marini ed ai sindaci dell’Altopiano dell’Alfina perché si consolidi un esteso NO ai progetti di ricerca geotermica di Monterubiaglio (che interessa i comuni di Castel Viscardo, Allerona, Orvieto e Castel Giorgio) e Montalfina (son interessati i territori di Castel Giorgio e Orvieto). Similmente a quanto è avvenuto per l’impianto pilota di Castel Giorgio.

Infatti stesse sono le tecnologie usate, stessi i territori coinvolti, stessa l’opposizione dei sindaci e dei cittadini: l’unica cosa diversa è che in questo caso l’autorizzazione è di assoluta competenza della Regione, e non dal MISE con l’intesa della Regione come nel caso dell’impianto pilota di Castel Giorgio. E se la Regione ha espresso pollice verso per Castel Giorgio, ci aspettiamo che faccia altrettanto per Monterubiaglio e Montalfina…".

"Nonostante che la logica politica e sociale mostri che un atteggiamento di coerenza da parte della Giunta Regionale sia necessario - proseguono le associazioni - si assiste ai soliti “tecnici” con i paraocchi della Regione Umbria che le settimane scorse-in mancanza di un deciso intervento della Giunta Regionale- hanno disposto per entrambi i progetti la esclusione dal procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA) perché “il progetto in argomento non comporta impatti negativi e significativi sull’ambiente”, trattandosi di prime misure “superficiali”, nonostante le motivate opposizioni dei comuni e delle associazioni ambientaliste.

Ma il punto è proprio questo: che senso ha far progredire nell’iter autorizzatorio un “progetto di ricerca” –avendo chiaro sin dall’origine, perché espressamente dichiarato dalla società- che tale “ricerca” è solo propedeutica alla realizzazione di un impianto geotermoelettrico, senza esprimersi sin da subito sulla volontà o meno di far costruire ed esercire nell’area una centrale geotermoelettrica?

Riteniamo infatti necessario –anche ai fini della economicità e della efficacia del procedimento amministrativo- che la pubblica amministrazione si esprima subito in merito agli “sviluppi progettuali in campo geotermico nell’area in questione”, cosa che infatti le osservazioni delle coinvolte amministrazioni e delle associazioni operanti nell’area avevano giustamente posto: “restringere” il campo di visione al mero passaggio di ricerca proposto senza “allargare” la vista sull’impatto ambientale e sociale che il prodotto finale della ricerca comporterà, cioè la costruzione e l’esercizio della centrale geotermoelettrica, è metodo cieco e peraltro non rispettoso neanche degli sforzi economici e delle aspettative della stessa impresa, se in futuro tale impianto –per decisione finale della Regione- non venisse autorizzato.

Dobbiamo -sulla base delle esperienze che sono state fatte anche in altre Regioni - imparare a riconoscere la geotermia come una attività industriale a sé stante, ove ogni attività “di ricerca” è propedeutica alla costruzione, produzione e commercializzazione di energia elettrica e non solo alla estrazione di materia.

Dello stesso parere la Corte Costituzionale che in una recente sua sentenza (sentenza 1.07.2016,n. 156) nel giudizio di legittimità costituzionale sollevato dal Consiglio dei Ministri contro la supposta incostituzionalità della “moratoria geotermica” operata nel 2015 dalla Regione Toscana ( in cui la Corte ha rigettato il ricorso del Consiglio dei Ministri) si sostiene esserci una stretta connessione tra la disciplina della ricerca e quella della coltivazione delle risorse, «considerato che il permesso di ricerca integra un antecedente logico ed un presupposto giuridico per il rilascio della concessione di coltivazione».

I progetti di ricerca geotermici di Monterubiaglio e di Montalfina infatti sono in pieno territorio dell’Alfina, balzato da anni alle cronache per una larga e determinata opposizione da parte di tutti gli amministratori e dei residenti dell’area ai progetti geotermici per le motivazioni tecniche allarmanti sollevate da Comuni e associazioni ambientaliste, ma anche da valenti scienziati del ramo, che hanno prodotto documenti comprovanti rischi ambientali per tutto l’altopiano dell’Alfina.

Può inoltre la Regione Umbria che ha emesso il 29.06.2016 la Determinazione della Giunta Regionale n. 736 in cui si ritiene “che l’atto di intesa non può prescindere da un accordo del Ministero dello Sviluppo Economico con gli enti locali per una soluzione condivisa delle problematiche territoriali emerse in merito alla realizzazione dell’impianto geotermico e alle misure compensative per lo sviluppo economico-sociale dell’area” pensare di autorizzare l’impianto in oggetto sulla piana dell’Alfina, stante le opposizioni già manifestate dagli amministratori e associazioni che appaiono aver condizionato-come sopradetto- l’intesa per l’impianto di Castel Giorgio? E anche se nel caso in oggetto la decisione è tutta interna alla Giunta Regionale -non trattandosi di un impianto geotermico pilota come nel caso di Castel Giorgio e Torre Alfina- può la Regione Umbria assumere una decisione contraria, in costanza di una opposizione dei territori?

Sullo specifico punto ci pare veramente di assoluto buon senso – prosegue il comunicato delle associazioni - il documento approvato a maggioranza dal Consiglio Regionale dell’Umbria sulla vicenda Castel Giorgio (documento presidente Brega) che invita la Giunta regionale ad immettere una specifica regolamentazione della materia– nei limiti degli spazi consentiti dalle competenze regionali – al fine di evitare il ripetersi di una simile e difficile vicenda (Castel Giorgio); ed inoltre che ogni decisione finale sia subordinata al rispetto del principio di precauzione, principio che deve prevalere in tutti gli ambiti che attengono l'interesse della salute della popolazione e della tutela ambientale, come previsto sia dalla normativa nazionale che europea (si ricorda, per inciso, il recente grave terremoto del 30 maggio 2016 di magnitudo 4.1 che ha interessato tutto l’altopiano dell’Alfina).

Siamo pertanto a richiedere che nel seguito di competenza nel progetto de quo si arrivi ad un pronunciamento politico-amministrativo della Giunta Regionale, che bocci sin da subito i 2 “progetti di ricerca “- come è esemplarmente avvenuto da parte della Regione Toscana nel caso del “progetto di ricerca Seggiano” nonostante il parere tecnico positivo dei suoi uffici. Trattasi di un progetto geotermico la cui autorizzazione è di competenza regionale, come nel caso in esame (tutta la documentazione al link). E’ di assoluta competenza infatti dell’organo politico l’ultima parola sulla fattibilità di un progetto, perché è solo all’organo politico che spetta il compito di operare un bilanciamento tra vari interessi, al fine di individuare l’interesse pubblico concreto o preminente del territorio. (Corte Costituzionale, sentenza n. 81/2013).

Chiediamo pertanto che da subito-conclude il comunicato delle associazioni- le amministrazioni comunali coinvolte si attivino con decisione verso la Regione manifestando la loro contrarietà a scelte di questo tipo per la piana dell’Alfina".