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Il geologo Andrei e le perplessità sulla costruenda variante sul Paglia

lunedì 18 febbraio 2013
di Santina Muzi

La variante sul Paglia, dopo l'alluvione del 12 novembre 2012, continua ad essere argomento di conversazione e di discussione. E non tanto sulla inevitabile necessità di un secondo ponte che colleghi la città con Ciconia, la Svolta, il polo scolastico e l'ospedale, quanto su questioni inerenti le strutture, sia del ponte che della variante.
È chiaro che nel caso dell'alluvione il tratto di variante proteso sul fiume ha direzionato le acque esondate verso il rilevato dell'autostrada e di conseguenza verso i sottopassi, causando gli ingenti danni di cui tutti siamo a conoscenza.

Mentre ci si augura che un evento di tale portata non si abbatta mai più sulla periferia orvietana, rimane comunque difficile starsene tranquilli ad aspettare. Ed è sempre quella variante a destare sospetti (ndr proprio oggi, al Consiglio Comunale aperto, l'assessore Margottini ha annunciato che anche il Comune, con una équipe di studiosi accreditati, sta cercando di vederci più chiaro). A porsi delle domande non è un cittadino qualsiasi o una giornalista, che potrebbero non avere competenza su un argomento simile. Questa volta a dissentire è uno con le carte in regola, uno del mestiere, ossia un geologo che già a ridosso del 12 novembre in una intervista aveva espresso il medesimo parere e dato dei suggerimenti in relazione al nuovo ponte e alla costruenda complanare.

Si tratta del dottor Giuseppe Andrei. che ci ha inviato una serie di domande e di osservazioni sui dettagli, le stesse che, nella certezza di avere delle risposte in grado di tranquillizzare gli animi, di seguito andiamo a pubblicare.

Le domande post alluvione del geologo Andrei:

"Ad alcuni mesi dall'evento alluvionale che ha colpito la parte bassa di Orvieto in prossimità della valle del Paglia, ed in conseguenza di quanto è avvenuto e delle ragioni che lo hanno causato, ragioni già disquisite in precedenza, mi sovvengono alcune domande che di seguito riporto:

1. al di là di un ponte della costruendo complanare a 3 arcate, piuttosto che a campata unica od a campata doppia, perché si continua a realizzare tale complanare più o meno nelle modalità già in essere prima dell'alluvione?

2. Perché le rampe d'accesso al costruendo ponte sono realizzate in rilevato con protezione al piede in gabbioni e materassini a monte ed in materassini a valle in senso idrografico, come un argine od una diga, restringendo la piana alluvionale del Paglia a monte della confluenza Chiani - Paglia ed a monte del pericoloso restringimento già esistente in prossimità del ponte dell'Adunata della ex SS 71?

3. Perché non si eliminano i rilevati delle rampe d'accesso al costruendo ponte della complanare e le si sostituiscono con viadotti su pile o comunque perché non si sono almeno dotate le rampe di accesso di adeguate numerose tombinature di grande diametro parallele e maggiori in numero rispetto a quelle poche già realizzate in modo da permettere il deflusso delle eventuali acque che in futuro sicuramente torneranno ad esondare?

4. Visto già quanto accaduto, perché resta in essere la forma della rampa d'accesso al costruendo ponte della complanare in sponda destra che già ha fatto da deflettore e convogliatore di parte delle acque esondate verso e parallelamente al lato Paglia del rilevato dell'A 1 e quindi in direzione del relativo sottopasso in corrispondenza della ex SS 71?

5. Perché nulla risulta a proposito di una futura modifica del ponte dell'Adunata in una forma a campata unica od al massimo a due campate con relativo ampliamento della sezione di deflusso dell'alveo di magra in corrispondenza dell'attuale restringimento in prossimità del ponte dell'Adunata della ex SS 71, in modo da diminuire notevolmente le possibilità di esondazione?

Giuseppe ANDREI