ambiente

Piano dei rifiuti. Giovedì 9 incontro fra i sindaci dell'Orvietano alla sede di Orvieto della Provincia. Obiettivo: la ricerca di una voce unica del territorio

venerdì 3 settembre 2010
di Giorgio Santelli, presidente assemblea dei sindaci comprensorio Orvietano

Ci sono alcuni argomenti sui quali la politica di questo territorio si gioca la credibilità nei confronti dei cittadini e il suo ruolo nel contesto regionale. Uno di questi temi è la questione ambientale che è di interesse civile, economico e sociale straordinario. Con la presentazione della Vas a Palazzo Coelli, si è cominciato a discuterne. Un argomento scomodo, difficile, che merita un dibattito che non sia però privo di una necessaria strategia politica comune, estesa e condivisa fra tutte le comunità dell'Orvietano. Serve una unica voce per ribadire che nessuna scelta può transitare sopra le volontà del territorio e dei cittadini.

Ed è questo un compito che spetta alla politica e alle istituzioni. Ieri, in quell'assemblea, ho lanciato un appello: abbandoniamo le differenze e le appartenenze in questa fase, per esprimere un parere unitario. Se perdiamo ulteriore tempo a discutere su quel che si è fatto nel passato, dividendoci tra chi era a favore e chi no, tra chi si espresse e chi non lo fece, tra chi c'era e chi non c'era, tra chi stava in maggioranza e all'opposizione, il rischio è quello di fare un'operazione di memoria comunque utile ma di dare la possibilità, ad altri, mentre noi ci interroghiamo sul passato, di pensare e decidere al posto nostro il futuro del territorio.
Ogni decisione che verrà presa rispetto al Piano d'ambito per la gestione dei rifiuti non potrà certo evitare di prendere in considerazione alcuni elementi essenziali. Io non voglio partire dalla necessità di un ampliamento della discarica. Quello deve essere l'eventuale risultato finale, sulla cui opportunità o meno si può e deve arrivare a discutere partendo da altro.


Se alla base del piano d'ambito e della gestione regionale dei rifiuti vi è la necessità di ridurre i rifiuti, differenziarli, recuperarli e infine conferirli in discarica, l'ampliamento de Le Crete è l'ultima cosa da discutere. Prima servono quelle che io voglio definire "precondizioni". Precondizioni che devono essere a mio avviso dettate dai sindaci del territorio, a partire da quello di Orvieto. Fissare quelle precondizioni significa decidere poi, con maggiore serenità, sul futuro de Le Crete. Questo partendo da un ragionamento semplice. I rifiuti ci sono e devono essere smaltiti. Ma resta la domanda fondamentale: come e dove. Ed è nel "come" che stanno molte delle precondizioni necessarie. Alcune domande potrebbero aiutarci a individuarle.
Quanto intende investire la Regione e il privato o i privati che gestiranno il progetto in termini di nuove tecnologie da utilizzare, quanto nella raccolta differenziata spinta e domiciliare, quanto in un progetto innovativo per il riciclaggio per evitare che la discarica arrivi ad esaurimento?


Quale analisi è stata fatta sull'esistenza di nuove tecnologie presenti in termini di smaltimento, trattamento, riciclaggio, riuso ecc. ecc dei rifiuti. Si tratta di una conoscenza essenziale per evitare di dare vita ad un piano che, senza studio, potrebbe essere già vecchio sulla carta.
Come viene riconosciuto, nel momento in cui la discarica nel nuovo Piano servirà un'area più vasta di quella comprensoriale, l'impatto ambientale sofferto da questo territorio? Quali benefici economici per il territorio che una volta proprio per l'impatto che subiva pagava meno i servizi legati ai rifiuti?
Quali rifiuti verranno portati in discarica ad Orvieto? Anche quelli di un eventuale incenerimento? E gli speciali?
Quali saranno le discariche regionali e come si inserisce il futuro degli Ato nel disegno ormai abbastanza plausibile di un unico ambito regionale dei rifiuti?
E quale ruolo, in quel caso, avrà la discarica di Orvieto?
Quali territori dovrà servire?


Se si parte dal definire questo, non mi preoccupa ragionare sulla discarica. Infine, oltre alle certezze, che fino ad ora nei diversi piani di gestione che si sono susseguiti sono state sulla carta, mi piacerebbe che per una volta fossero individuate anche delle penali per i soggetti gestori. Non ha senso individuare degli obiettivi che poi non vengono raggiunti. Parlo, ovviamente, dei livelli di raccolta differenziata. Mi piacerebbe così che a fronte di investimenti certi e di progetti, chi si prende la responsabilità di spendere i soldi e di attuare il progetto fosse obbligato anche a pagare delle penali nel momento in cui quegli obiettivi non venissero raggiunti.

Nel momento in cui si affida una gestione, si deve avere la capacità, come soggetto affidatario, di esaminare il progetto industriale, comprenderne l'effettiva realizzabilità e imporre quelle clausole necessarie che non siano vessatorie nei confronti delle imprese di gestione ma che, nello stesso tempo, tutelino il territorio, le comunità di riferimento, l'ambiente, gli obiettivi imposti dalla normativa europea.
Il tema fondamentale resta, al momento, quello della ricerca di una voce unica per il territorio. Questo per evitare che, ancora una volta, decisioni prese da altri passino sopra le nostre teste. Da questo punto di vista devo apprezzare la volontà unitaria espressa dai sindaci che erano presenti alla partecipazione di Orvieto.
Un passo spero in avanti, alla ricerca di una voce comune per il territorio può arrivare dall'assemblea dei sindaci del territorio orvietano che ho convocato questa mattina per il prossimo giovedì. Un'assemblea allargata anche alla presenza dell'unico eletto, del territorio orvietano, in Consiglio regionale, Fausto Galanello. Questo perché è lì che sono state e verranno prese le decisioni più importanti in tema di gestione dei rifiuti.